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QT n. 1, gennaio 2023 Trentagiorni

Fauna selvatica in città? Si spari.

La caccia come soluzione di ogni (presunto) problema con la fauna

Ovunque la destra italiana è paladina degli interessi del mondo venatorio. Sergio Berlato, eletto nel 1990 in Consiglio regionale veneto nella lista Caccia e Pesca, la cui grande passione per queste attività - scrive nei suoi profili - fa dilui un vero ambientalista, dopo la militanza in Alleanza nazionale da tre legislature è europarlamentare di Fratelli d’Italia. È l’anima passionale dei cacciatori veneti; vorrebbe libertà di sparo verso ogni essere selvatico. Infatti a settembre ha organizzato in Veneto una manifestazione contro il TAR che si è permesso di sospendere il calendario venatorio della Regione in quanto non rispettoso della normativa nazionale (in Veneto si voleva cacciare ad ogni sparuto volatile transitasse sul territorio).

Questo è il modo di intendere l’autonomia nelle regioni governate dalla Lega: fare quello che si vuole, nel nome della libertà al di fuori di ogni regola civile. A tanta passione non poteva resistere Fratelli d’Italia nazionale. Nella finanziaria spunta così un emendamento indecente: si porti l’attività di caccia nelle città, anche dentro le aree protette. Basta giorni di silenzio venatorio o periodi riproduttivi di specie delicate.

Ovviamente, a detta dei Fratelli e delle Sorelle d’Italia, la proposta ha solide basi scientifiche: si deve contenere il proliferare della fauna selvatica. Certo, i cinghiali sono arrivati nelle città, non solo a Roma e non solo durante i governi grillini - vedi il trattamento riservato dai media nazionali all’ex sindaca Raggi. Questi animali molestatori della sicurezza pubblica non si arrendono, invadono aree urbane governate sia dal centrosinistra che dalla destra. Non hanno alcun rispetto per l’ordine pubblico. La soluzione? Sparare, nel nome della sicurezza, e a farlo siano i cacciatori.

Nel demanio del Cansiglio come nel Parco nazionale dello Stelvio ci sono tanti cervi? La cura è una sola, ammantata di selezione scientifica: si interviene con la caccia, anche qui affidata ai cacciatori. Il Trentino non poteva rimanere spettatore: ci ha pensato Claudio Cia, il rappresentante più autorevole di Fratelli d’Italia, a proclamare che “i cittadini hanno diritto di vivere in sicurezza”. Una sicurezza non certo costruita dalla scienza, con l’educazione del cittadino al mantenere pulite le isole ecologiche: ovunque deve trionfare l’uso delle armi. È questa la cultura della destra, a Roma come in Veneto, a Trento come a Bolzano: non contenti di ammazzare 1500 marmotte l’anno si vuole eradicare il lupo e ogni animale predatore. Via libera dunque ai cacciatori, nelle città e nelle aree protette.