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Servizio trasporto infermi: fra volontariato e Provincia

Alessandro Tedoldi

Il servizio di trasporto infermi gestito dall’APSS del Trentino si avvale, per svolgere una serie di attività, anche di una rete di associazioni di volontariato (ODV): la Croce Rossa e le varie Croci Bianche. Tali organizzazioni sono delle Onlus, hanno forma giuridica di associazione di volontariato (ADV) e, come i vigili del fuoco volontari, rappresentano una risorsa preziosa. Il loro scopo e la loro motivazione principale è il soccorso e il trasporto sanitario sul territorio provinciale e talvolta, per garantire il servizio in tutti i giorni della settimana, si avvalgono anche di personale dipendente.

Il rapporto tra Apss ed ODV è regolato da una Convenzione, la cui ultima edizione è scaduta col 31/12/2020. Tale convenzione continua però ad avere effetto per garantire la continuità delle prestazioni, e pertanto impegna ancora le ODV, fino a quando una nuova convenzione verrà stipulata.

La convenzione prevede la separazione tra le due principali categorie di prestazione sanitaria: il servizio di urgenza/emergenza e il servizio di trasporto sanitario programmato. Il primo risponde alle richieste di soccorso attivatetramite il 112, il secondo invece dà risposta alle necessità programmate dai reparti ospedalieri (dimissioni, trasporti di emodializzati, prestazioni specialistiche, ecc.). Per entrambe le categorie, il compenso pagato da Apss a favore delle ODV prevede un rimborso chilometrico per i percorsi effettuati, più un rimborso orario per l’impegno dell’ambulanza.

Una prima riflessione: una ODV si adopererà per svolgere il servizio con dei volontari anziché con dei dipendenti, per due principali motivazioni. La prima di natura economica (avrà meno costi) e la seconda, forse più importante, di natura sociale in quanto l’ODV è per definizione un'associazione di volontari e non un’azienda basata su dipendenti. È un’istituzione che ritiene che la diffusione capillare nella comunità di una coscienza del soccorso (e delle tecniche per attuarlo) sia una ricchezza inestimabile.

Le varie ODV poi, a seconda degli impegni presi con Apss e della valenza del servizio prestato, hanno scelto di operare esclusivamente con volontari (Croce Bianca di Storo, ma sono rare), oppure con un misto tra dipendenti e volontari (la maggior parte). In questo equilibrio non viene comunque meno lo spirito per il quale le ODV sono nate e si sono così diffuse nel Trentino. Il desiderio di sviluppare la coscienza di un aiuto mutualistico, la volontà di operare a favore della collettività e il desiderio di operare gratuitamente per la comunità e per le persone più fragili, sono valori che appartengono a qualsiasi ODV, a prescindere dalla loro struttura interna.

I bilanci delle ODV hanno risultati diversi a seconda del numero di volontari e della politica di gestione dell'associazione. C’è chi sta meglio (chi ha più volontari) e chi sta peggio, come la Croce Rossa, che ha i suoi bei problemi di bilancio (qualche anno or sono Report aveva reso pubbliche le difficoltà e il malgoverno della Croce Rossa Italiana, che non per niente è commissariata da anni a livello nazionale).

Il bando abortito

L’Apss aveva deciso, per il rinnovo della convenzione scaduta, di modificare i criteri della sua assegnazione, passando da un'offerta diretta e concordata (si chiedeva alle ODV cosa potevano dare in termini di servizi e si completava quindi un quadro generale) a un bando di gara. La regia di questa modifica è stata nella mani del Dirigente provinciale dr. Ruscitti.

Il bando, per quanto ci interessa, prevedeva due cose:

- una richiesta di fornitura di servizi talmente alta e sproporzionata (turni h24 per 365 giorni l’anno nel comparto emergenza) che, a Trento, non poteva venire coperta da nessuna delle associazioni presenti;

- il passaggio da un rimborso orario e chilometrico a un sistema di rimborso di “tutti i costi” sostenuti e documentati.

Orbene, il primo punto era già sufficiente per rispondere che la strada del bando, così come proposto, era impercorribile. Di fatto nessuna ODV si è sognata di presentare un’offerta e ancor prima della sua scadenza il bando è stato prima sospeso e poi ritirato.

Il secondo punto è più complesso. Anzitutto non è vero che “tutti i costi” delle ODV sono rimborsabili in quanto, in base al complesso sistema di calcolo proposto, alcune voci non sono contemplate. Ad esempio, la polizza kasko delle ambulanze, qualsiasi emolumento riconosciuto al personale al di fuori dello stipendio di base, il rimborso delle attrezzature dell’ambulanza non previste dalle direttive provinciali (l’elettrocardiografo a 12 derivazioni), il costo per la formazione al di fuori di quella prevista dalle norme provinciali, qualsiasi spesa non legata all’attività in convenzione (il panettone e il brindisi natalizio, il mazzo di fiori per la collega che si sposa). Non solo. Se l’ODV ha entrate diverse da quella derivante dalla convenzione per lo svolgimento di servizi privati, vengono applicati a tutti i singoli costi dei “driver” per scorporare quella parte delle voci di spesa che non sono imputabili alla convenzione. E che non vengono ovviamente rimborsate. E ancora, se l’ODV riceve dei contributi esterni senza destinazione specifica (da parte di enti, o anche il 5X1000), questi contributi vengono considerati come parte di rimborso dei costi, e l’Apss li sottrae da quanto loro dovuto in quanto l’ODV è già stata indennizzata.

Nel rimborso dei costi del personale la prestazione del volontario è ovviamente esclusa, non conta nulla (a dire il vero la Giunta provinciale si era accorta di questo passo falso e ha provveduto ad informare le parti – in un secondo momento - che si poteva ragionare su un rimborso, per ogni volontario attivo presente in associazione, pari a cento euro all’anno. Cento euro all’anno!).

Poiché il bando prevede dei rimborsi già definiti dall’Apss, non negoziabili, la discriminante per l’assegnazione del servizio avviene sulla base del “progetto di copertura” presentato dall’ODV all’atto della domanda di partecipazione al bando, che descrive come, quando e soprattutto con quali mezzi, l’ODV pensa di garantire la convenzione. E ovviamente chi presenta un’offerta più ricca di volontariato al suo interno, non pagato poi dall’Apss, vince la gara.

Come detto, il bando è stato ritirato, ma i criteri che lo hanno generato sono stati ripresi dalla Giunta provinciale come fondanti per il futuro rinnovo.

La situazione attuale

L’Apss ha istituito un tavolo di lavoro composto da sei dirigenti provinciali da una parte, e sei rappresentanti delle associazioni dall’altra parte, di cui due sono espressione della Croce Rossa che ha sempre avuto un rapporto privilegiato con la provincia, anche solo per il fatto che garantisce il servizio operativo di Protezione Civile. Lo scopo è quello di dirimere la vertenza della convenzione in urgenza/emergenza ancora prima delle prossime elezioni provinciali, lasciando invece il rinnovo della parte dei servizi programmati in un secondo momento che, probabilmente, verranno assegnati con un bando di gara al ribasso, magari aperto anche a cooperative esterne.

Le voci di corridoio dicono che le singole ODV verranno contattate singolarmente per sapere le loro disponibilità e la loro capacità di offerta alle richieste originali dell’Apss. Non sono ancora dichiarati i sistemi di rimborso (sistema attuale o quello previsto dal bando, sostenuto dalla Giunta), mentre viene confermata la richiesta di copertura dei turni h24. Le perplessità in capo alle ODV restano invariate, e si attende la convocazione per avere maggiori indicazioni.

Conclusioni

Per avere un quadro più semplice, è bene dividere le riflessioni in due parti. La prima è prettamente economica. Se verrà imposto un sistema di rimborso dei costi, le ODV saranno prima o poi in difficoltà di bilancio, in quanto una parte dei costi non sono compresi nel ristorno provinciale. Il ricorso a finanziamento e contributi esterni verrebbe reso inutile, in quanto i medesimi verrebbero diffalcati dal rimborso della Apss (e nessuno quindi si darebbe troppo da fare per ricercarli), e qualsiasi provento a bilancio delle ODV prevede un ricalcolo dei costi (dall’eventuale personale amministrativo, alla bolletta della luce, ai costi generali). Nel caso di acquisto di ambulanze, o di altri mezzi, non è previsto alcun finanziamento, ma solo il rimborso della quota di ammortamento iscritta a bilancio, con evidenti problemi di liquidità.

E ancora, se l’ente pagatore finale del costo è l’Apss, non passerà molto che la stessa interverrà sulle decisioni delle ODV, selezionando le voci di spesa consentite, i criteri di scelta, i fornitori ammessi a rimborso. La tendenza sarà quella di trasformare le attuali ODV in entità delocalizzate della Apss, formalmente indipendenti, che gestiranno del personale che avrà le medesime mansioni dei colleghi dell’Apss ma con contratti meno tutelati e meno remunerati. Sarebbe interessante conoscere le considerazioni delle sigle sindacali a tale proposito. In conclusione si può pensare che l’Apss spinga per appropriarsi della valenza economica del volontariato, che non rimarrebbe più all’interno delle ODV, ma verrebbe di fatto traslata al pubblico. Con un suo notevole vantaggio economico. Ma il volontario cosa ne penserà?

Una seconda riflessione: il volontario del soccorso offre il proprio tempo, la propria professionalità (per montare su un’ambulanza è necessaria non solo una formazione specifica, ma anche un aggiornamento continuo), la propria valenza economica alla collettività. Non è un’attività facile, non è per tutti e costa fatica. Ma lo fa perché ciò risponde ad una sua esigenza, quella di offrire ciò di cui dispone alla comunità. Il suo servizio passa ineluttabilmente attraverso un’associazione, di cui fa parte e di cui è socio, che gestisce il suo contributo in termini di servizi, di tempo, di aggiornamento e di valenza economica. Perché sì, c’è anche quella, anche se il volontario ovviamente non percepisce nulla per la sua attività. Ma il volontario è consapevole che il compenso del suo impegno è gestito dalla sua associazione, governata da persone elette anche da lui, che condivide i suoi ideali, i suoi valori ed ha finalità comuni. Un'associazione aperta a tutti e che opera a favore di tutti, ma che ha radici profonde nel territorio di cui è espressione. È un sistema collaudato, ben oliato e funzionante, che ha sempre garantito autonomia di gestione e un servizio di ottimo livello, riconosciuto anche da realtà esterne alla provincia di Trento. Ed è vero solo sulla carta che il volontario dovrebbe prestare la sua opera a prescindere da chi si avvantaggia della valenza economica del suo operato. Molte ODV della periferia danno risposta solo alle esigenze della loro valle, non fanno nulla fuori dal loro territorio, e comunque il senso di autonomia e di appartenenza ad una comunità è fortissimo in Trentino. Così come il senso di sfiducia nelle istituzioni pubbliche e del modo con cui le stesse gestiscono il denaro pubblico.

Quando il volontario si accorgerà che la sua valenza economica viene passata alla Provincia - che opera con criteri talvolta lontani dai valori di solidarietà o che sostiene scelte sociali e politiche in contrasto coi principi delle ODV - avrà ancora la voglia, gli stimoli per continuare la sua opera? Quando si renderà conto che la valenza economica del suo impegno contribuisce al bilancio pubblico anche per il sostegno a spese magari non condivise (dai vitalizi ai consiglieri provinciali al blocco dei sostegni ad associazioni che operano per il sociale, o per qualsiasi altra scelta non condivisa), cosa penserà? E come reagirà? Quale potrà essere il futuro del volontariato del soccorso in Trentino se dovesse maturare la riforma voluta dalla Provincia?

Alessandro Tedoldi

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