L’ing. Perini e l’ex ANMIL di Rovereto
L’ingegnere Luciano Perini è deceduto qualche giorno fa e ne è stato celebrato il funerale il 24 marzo ultimo scorso. Nello stesso giorno è uscito sull’Adige in cronaca di Rovereto, a firma Nicola Guarnieri, un ampio articolo a cinque colonne, nel quale ci si rallegrava perché finalmente si era avverata la possibilità di demolire il compendio ANMIL, il cosiddetto ecomostro, essendo defunto chi poteva esercitare contro questa decisione il proprio diritto d’autore. Mettendo inoltre in ridicolo le cause della mancata demolizione della “bruttura”, perché legate alla salvaguardia degli uccellini o genericamente dell’architettura moderna.
Veramente una prova di fine sensibilità, in quanto il povero ingegnere, che tanto apprezzava il valore del Complesso ANMIL, giaceva ancora insepolto nella bara. Certamente il bel boccone di crediti edilizi corrispondente alla demolizione di circa 36.000 mc può far gola a qualche amministratore o a qualche impresa, o forse in tutto o in parte questi possono essere già stati promessi.
Eppure chiunque abbia la ventura di entrare nel Bosco della Città ed abbia la fortuna di scoprire l’ex ANMIL ed abbia un minimo di sensibilità, verrà colpito per la forza strutturale e la bellezza architettonica dell’insieme e dei vari edifici, ancora vive nonostante il lungo abbandono. Il continuo variare delle tipologie e delle linee architettoniche, il movimento plastico delle facciate, l’armonioso risalire delle rampe, creano motivi di grande interesse. Sorprendente che i segni di ammaloramento siano nel complesso limitati, nonostante gli spessori delle strutture siano per le volte di copertura ridotti a pochi centimetri. Il padiglione ovest, verso la città, era stato praticamente completato anche nelle finiture, ma devastato dalla stupidità dei vandali.
Il complesso ha avuto valutazioni e riconoscimenti in studi sull’architettura contemporanea a livello nazionale e internazionale ed anche il Ministero per i Beni e le Attività Culturali nel 2019, oltre a fissare la protezione del diritto d’autore, dichiarava il Compendio ex ANMIL “esempio di rilievo nel panorama dell’architettura del ‘900 per le notevoli qualità architettoniche e l’uso innovativo dei materiali”. Recentemente si sono resi conto del valore del cosiddetto “rudere” in esame anche gli strutturisti e gli architetti trentini e la Facoltà di Ingegneria dell’Università di Trento.
Il sottoscritto riterrebbe utile e proficua una discussione e sperimentazione in scala reale sulle volte sottili, sulle superfici a paraboloide, sulle vele e sui solai prefabbricati. Infine è da considerare che l’area interessata dagli edifici, di circa 9000 mq, è di modesta entità rispetto alla vasta estensione del Bosco della Città e del Monte Ghello, a questo contiguo verso nord. Inoltre i fabbricati sono stati sapientemente inseriti nel terreno, evitando grossi movimenti di terra e pesanti corpi in elevazione; la vegetazione ha circondato e parzialmente sommerso gli edifici, cosicché questa schermatura verde, assieme all’attenta progettazione, rende praticamente nascosto il complesso dall’esterno. È quindi improprio ed errato parlare di impatto paesaggistico causato dall’ex ANMIL.