“Zappa la chitarra e picchia la batteria”

I 15.000 di Borgo, le fatiche dell’assessore Panizza, il seguito su Internet dicono che i Bastard Sons of Dioniso piacciono. Perché? Tralasciando coloro che adorano chiunque abbia messo il naso in tivù, sicuramente il motivo è il loro essere personaggi. Come nelle favole, ognuno ha la sua caratterizzazione semplice - il matto (Jacopo), il bello timido (Federico), il taciturno (Michele) - tutti e tre con un’onestà intellettuale che li distacca dal modello televisivo. Parlano l’italiano come prima lingua straniera (e ne vanno fieri), e dicono, testuale, che “X Factor è un’esperienza che abbiamo deciso di intraprendere così, a caso, ma costretti a lottare abbiamo come obiettivo il mantenere la nostra rockaggine rural-valligiana nell’establishment musicale e la nostra volontà è quella di girare tutto a nostro verso”; i TBSOD non possono certo imparare dalla televisione ciò che anche in patria era la loro forza, ovvero un rustico impatto col pubblico.

Musicalmente però il discorso è diverso: dalla loro ci sono solo la potenza sonora del grunge e del punk, alcune ottime idee, una certa precisione ritmica e un notevole affiatamento. Anche adesso che stanno su Rai2 si sentono le critiche che già serpeggiavano nell’ambiente dei gruppi locali: non sono poi così intonati, mirano più al baccano che al suono. In una gara per cantanti, poi, non si può fare a meno di notare il divario con le voci dei loro preparatissimi avversari, che nonostante questo vengono puntualmente bastonati. Amano la musica in modo genuino, ma non la conoscono a fondo, quanto servirebbe per dichiararsi musicisti; non si allontanano dallo stile “zappa la chitarra e picchia la batteria”.

Ma forse, invece, quello che conta (per buona pace dei musicisti veri, con anni di studio alle spalle), e quello che in fondo piace anche ai professionisti, è la capacità innata di fare spettacolo, vuoi con una battuta, vuoi con un atteggiamento. Potrebbe essere il tanto sbandierato (e mai definito) X Factor?