Accoglienza: Zaia la vede così
La montagna respinge i profughi? Sembrerebbe di sì nel leggere quanto sta accadendo nei comuni dell’agordino. Il Governo nazionale ha chiesto ai comuni, tramite le prefetture, di ospitare tre profughi ogni mille abitanti: i comuni della valle del Cordevole, con tutti i sindaci schierati e ricchi della fascia tricolore, hanno redatto un documento che è stato portato alla attenzione della trasmissione Agorà, su RAI 3. Il documento ripercorre i più tristi luoghi comuni della cultura di Salvini: “Questa gente, se va aiutata, lo si faccia a casa loro...”.
I sindaci sono usciti umiliati, irrisi dalla trasmissione, ma il loro governatore Luca Zaia, che merita attenzione anche perché è stato ministro dello Stato italiano, non si scompone. In una intervista sulla stampa locale prima chiede alla Chiesa cattolica, preti e associazioni varie, di occuparsi “di anime, che ai corpi ci pensano le istituzioni” e di non interferire con parole come solidarietà e compassione. A suo modo di vedere i centri di accoglienza devono rimanere al Sud, infatti la montagna bellunese soffre di problemi già importanti.
A dire di Zaia i sindaci del bellunese, col loro netto rifiuto, hanno agito nell’interesse degli stessi profughi e aggiunge un invito ai suoi sindaci (gli stessi soggetti che chiedono solidarietà alle Provincie autonome): “Non concedette la carta d’identità ai richiedenti asilo. Intanto perché spesso non abbiamo notizie sul loro conto e la carta d’identità è un documento troppo serio da poter essere non trasparente, anche perché è sufficiente consegnare un attestato che certifichi temporaneamente la presenza del richiedente asilo nel territorio”. Questi cittadini non devono venire riconosciuti come tali. Sono esseri inferiori.
Zaia e suoi amici sindaci hanno dimenticato troppo presto la sofferenza della emigrazione dei bellunesi nel mondo e le umiliazioni che hanno dovuto subire solo perché chiedevano pane e lavoro. In modo significativo l’intervista è stata pubblicata nella giornata internazionale per i diritti dell’uomo, 10 dicembre.