Gubert e i conigli
L’illustrazione che compare in questa pagina riporta una auto-pubblicità, opera del nostro primo grafico (l’ottimo Bruno Zaffoni), che comparve su Questotrentino quindicinale giusto trent’anni fa. Ci piaceva, ci sembrava spiritosa. Ma durò per pochi numeri, giacché fummo travolti dalle proteste: trattare gli abbonati come conigli!? Qualcuno, sottilmente, arrivò a ipotizzare che invitassimo gli abbonati ad accoppiarsi tra loro, magari per dar vita ad una nuova razza di lettori fedelissimi... Fatto sta che passammo a un messaggio più tradizionale.
Il fatterello ci è tornato alla mente quando, il 19 gennaio scorso, il papa, tornando in aereo dalle Filippine, parlando coi giornalisti, ha detto quanto segue: “Alcuni credono che per essere buoni cattolici dobbiamo essere come i conigli. No. Paternità responsabile... Io ho rimproverato alcuni mesi fa in una parrocchia una donna perché era incinta dell’ottavo figlio, con sette parti cesarei. ‘Ma lei vuole lasciare sette orfani? - le ho detto”.
Il cattolicissimo Renzo Gubert ci è rimasto male: “Come è noto - ha scritto all’Adige - sono primogenito di una famiglia di 10 figli, ho sposato l’ultima di una famiglia di sette figli e insieme abbiamo avuto nove figli”. In questi anni, poi, è stata una continua persecuzione: “Non dico i risolini e i lazzi di cui io e mia moglie siamo stati fatti oggetto; il commento spregiativo più frequente era che ‘facevamo come i conigli’... Avverto pertanto amarezza nel sentire che Papa Bergoglio usa la medesima espressione per raccomandare la paternità responsabile”.
Si fosse fermato qui, avremmo anche potuto capirlo e solidarizzare. Ma no: ha continuato, facendo capire che un buon cristiano deve fare quanti più figli possibile: “Quando il celebrante ci chiese se eravamo ‘disposti ad accogliere i figli che Dio vi vorrà concedere’, abbiamo risposto sì e tener fede a quel sì è stato un impegno cui non ci sentivamo di derogare”.
Moltissimi i commenti, sul giornale stesso e sul suo blog: “Beato te - è la reazione più comune - che sei ex parlamentare e puoi mantenere 9 figli. Io e la mia compagna non procreiamo perché non abbiamo un lavoro fisso. Ci sentiamo offesi più di te”.
Del resto, le parole del papa non sono rivoluzionarie: “Nel mio paesino cattolico - ricorda una lettrice - già negli anni ‘60 mia madre era compatita dalla gente per aver partorito tanti figli... Perfino il parroco, in privato, non esaltava come dono la famiglia numerosa e osservava ai miei con realismo: ‘Stateci più attenti!’”
Interviene sulla questione, molto seriamente, anche il noto pediatra Dino Pedrotti, che respingendo le considerazioni di Gubert ricorda, magari con troppo ottimismo, quanto sia cambiato il pensiero cattolico su questi temi: “L’atteggiamento della Chiesa nei confronti della sessualità, della paternità, del matrimonio sta cambiando. Fino a 50 anni fa l’insegnamento cattolico seguito da Gubert ci imponeva comportamenti assolutamente inaccettabili e pesi del tutto insopportabili... Una visione penosa assurdamente rigida e maschilista, anti-evangelica perché non metteva al centro la persona umana”
La contrarietà alla presa di posizione di Gubert è accresciuta dalla generale simpatia di cui Bergoglio gode, inducendo qualcuno a considerazioni fuori luogo, che comunque tradiscono il clima di questi tempi: “È forte e spiritoso, sembra buono, non corrotto... Non ha vissuto con i privilegi dei politici. Signor Gubert, un minimo di rispetto per Jorge Maria Bergoglio!”
L’aspetto bizzarro della faccenda è che nella sua lettera l’ex senatore ci tiene a precisare che l’espressione “come i conigli” che gli ha avvelenato l’esistenza “contiene una percezione assai approssimativa dei conigli, che non si comportano diversamente dagli altri animali, accoppiandosi sulla base degli estri della femmina, che si producono in relazione ai tempi della gravidanza”.
E qui forse Gubert potrebbe aver ragione. Già, perché proprio i conigli?