L’esempio dell’Alto Adige
Percorro sempre con vivo piacere la strada del vino dell’Oltradige, che da Appiano, passando per Caldaro e Termeno, conduce a Magrè e Salorno. A mio giudizio è questo un territorio di grande bellezza e straordinario equilibrio. I centri storici appaiono curati e ricchi di splendidi edifici, il paesaggio è oltremodo gradevole, il lago appare sostanzialmente intatto e non è soffocato dalle seconde case. I pendii vitati sono inframmezzati da boschi, chiese e castelli aggiungono attrattive e bellezza. Non si notano grandi impianti sportivi. Tuttavia si tratta di un territorio forte di uno straordinario afflusso turistico, basato sulle passeggiate, sulla gastronomia, sulla cultura. Giudico l’Oltradige uno straordinario esempio di buona gestione del territorio.
Nel confinante Trentino, terra di eventi mondiali e di gigantesche strutture sciistiche, non riesco a vedere nulla di simile. È significativo che, una volta lasciata Magrè, io preferisca raggiungere Salorno evitando la desolata piana, con cave, capannoni, disordine e polvere che attraverso Roverè porta a Mezzocorona. Quest’ultima zona è un classico esempio di “sviluppo” lasciato al caso e all’immediata convenienza economica dei singoli. Di cura del paesaggio, di interventi volti a salvaguardare, valorizzare e correggere, non si vede la minima traccia.
Certamente la natura e la storia sono state generose anche con il nostro Trentino. Purtroppo però alcuni decenni di una politica indifferente al bello e volta a massimizzare i guadagni hanno lasciato tracce che sarà difficile cancellare. Voltare pagina costerà inevitabilmente ai trentini denaro e fatica: non sarà comunque mai troppo presto per abbandonare una politica sbagliata e che sta oggi mostrando tutti i suoi limiti.
Ho presente in particolare la Valle dei Laghi e l’Alto Garda, territori che in un tratto sostanzialmente breve racchiudono tesori di arte, di natura e di paesaggio. Partendo dalla terrazza delle Viote di Bondone, straordinario giardino montano aperto a meridione, si incontrano i laghi di Terlago, Toblino, Santa Massenza e Cavedine, le grandi frane delle Marocche di Dro, i castelli di Terlago, Toblino, Madruzzo e Drena, i boschi di castagno e di leccio, gli ulivi (i primi per chi giunga da nord), centri storici ricchi di storia, di palazzi e di chiese. In fondo troviamo i monti e le pareti strapiombanti con la rocca di Arco, che chiude a sud la valle.
Al termine di tutto questo, il meraviglioso spettacolo del lago di Garda. Anche l’agricoltura di prodotti importanti e di pregio, e troviamo ancora interessanti industrie di trasformazione, soprattutto cantine e frantoi.
Mi chiedo per quale maledizione non sia stato possibile fare un uso migliore di questo tesoro, avviare una gestione unitaria e attenta del paesaggio, dell’economia e del turismo. Penso ai capitali buttati per fare del Bondone, contro ogni evidenza, una stazione sciistica internazionale, al chiasso e ai soldi riservati a manifestazioni più che dubbie, quali i campionati mondiali di arrampicata, al monopolio lasciato ad un turismo sportivo e di massa di secondo rango. Penso ancora allo sfruttamento urbanistico squalificato del territorio, al dilagare delle seconde case, ai capannoni, alle cave e alle assai dubbie “bonifiche”.
È follia chiedere una svolta e un radicale ripensamento? Non sarebbe male prendere qualche esempio dai nostri più immediati vicini.