Un programma che non risolve
Italia Nostra e WWF giudicano complessivamente insoddisfacente e generico lo "Schema di Programma di sviluppo provinciale per la XIII legislatura" presentato dalla Giunta Provinciale.
Esso infatti non affronta se non in modo superficiale alcune drammatiche emergenze e non individua con sufficiente chiarezza le cause di gestione politica e amministrativa che di tali emergenze stanno all’origine.
E’ invece di importanza fondamentale che il "programma di sviluppo" per la prossima legislatura dia priorità ai temi ambientali. Territorio e risorse di base sono limitati per definizione, e di conseguenza è profondamente errato prevederne una utilizzazione in funzione di uno sviluppo di cui non si siano stabiliti i limiti.
Indichiamo di seguito alcuni settori fondamentali nei quali già oggi si manifestano difficoltà e gravi problemi, destinati in futuro ad aggravarsi progressivamente.
- Crescente e smodato consumo del territorio utilizzabile. Il fenomeno riguarda l’intero Trentino, ma appare particolarmente grave in tutta l’asta dell’Adige, ove si collocano le più pregiate aree agricole, e nelle località di maggiore richiamo turistico, ove il Trentino dispone (o disponeva) della maggiore ricchezza ambientale e di paesaggio.
Il recente provvedimento volto a limitare la costruzione delle seconde case e la speculazione immobiliare ad essa legata, di per sé apprezzabile, sembra tardivo e insufficiente. Lo sperpero di territorio è aggravato da una politica urbanistica megalomane e scoordinata, affidata alle iniziative dei singoli Comuni e alle pressioni della rendita immobiliare. Grave risulta la sostanziale rinuncia della Provincia a gestire urbanistica e tutela del paesaggio. Una inchiesta sullo spreco di territorio a partire dal dopoguerra, facilmente realizzabile, risulterebbe illuminante e metterebbe in luce il buon fondamento della nostra osservazione.
Sfrenato sviluppo dell’attività estrattiva. Il problema riguarda soprattutto il porfido e l’escavazione degli inerti. Lo sfruttamento del porfido, denunciato tra l’altro di recente in una sede più autorevole, porta con sé un pesante volume di traffico ed un grave inquinamento dei centri abitati. Il modo con il quale si è permessa e favorita l’indiscriminata crescita delle cave di porfido ha compromesso l’equilibrio ambientale dell’intera zona, ponendo a rischio la stessa sicurezza idrogeologica. Ricorderemo al riguardo l’episodio dello Slavinac, il franamento della discarica del Graon, i crolli nella zona estrattiva delle Grigne e i cedimenti del Monte Gorsa sopra Albiano. Ricordiamo la minacciosa situazione del lago di Lases, il degrado del lago di Valle ed il rischio ipotizzabile di uno svuotamento del lago di S.Colomba.
Assai pesante appare ancora la compromissione dei conoidi in Valle dell’Adige e altrove, allo scopo di ricavarne inerti. E l’episodio delle cave di granito in Val Genova mostra come dallo sfruttamento non sono esenti neppure i Parchi Naturali.
Una tale gestione del settore estrattivo ha caratterizzato l’intero arco degli ultimi decenni, culminando nella tragedia di Stava.
Neppure nella presente legislatura, nonostante richieste e solleciti, si è posto mano alla necessaria revisione di una normativa provinciale palesemente inadeguata, alla quale sono imputabili disfunzioni e gravi storture.
- Insufficiente tutela delle preziose e limitate risorse idriche. Sia i corsi d’acqua presenti sul territorio, sia molti dei bacini lacustri dei quali il Trentino è così riccamente dotato sembrano trovarsi in una situazione critica. Nonostante la presenza di un piano di utilizzazione delle acque, il cui primario obiettivo sono la rinaturalizzazione ed il raggiungimento di un soddisfacente equilibrio ambientale, restano numerosi gli esempi di depauperamento della risorsa idrica, vuoi per lo sfruttamento idroelettrico, vuoi per l’uso agricolo. Citeremo il Fersina, il Cismon, il Sarca, il Chiese ed il Travignolo. Esistono casi di totale prosciugamento del corso d’acqua.
Anche per quanto riguarda i laghi, le più recenti ricerche hanno rilevato un progressivo degrado. L’attuale politica nei riguardi della risorsa idrica sembra più che altro attenta allo sfruttamento economico.
- Politica del traffico e della mobilità. La politica provinciale in questo settore è totalmente squilibrata a favore delle grandi e costosissime opere stradali, che inevitabilmente moltiplicano l’uso privato dell’automobile e rendono antieconomico il trasferimento del trasporto merci su ferrovia.
I problemi dell’inquinamento atmosferico ed il crescente caos del traffico, urbano ed extra urbano, non vengono risolti, ma sono piuttosto esasperati dalla realizzazione delle grandi opere, progettate oltre tutto e realizzate in modo volutamente frammentario, così da sottrarle, ovunque ciò sia possibile, alla valutazione di impatto ambientale. I risultati di questo modo di procedere, che ha pesanti ripercussioni sul consumo del territorio, si traducono nello spostamento "a valle" dei problemi non affrontati e non risolti.
Un tipico esempio al riguardo si può trovare nel collegamento stradale Rovereto-Riva, dove la necessità di una circonvallazione dell’abitato di Mori è stato usata come pretesto per imporre una soluzione di tipo autostradale, che ha complicato l’ter progettuale nel collegamento con Riva ipotecandone le scelte.
In materia di traffico, occorre urgentemente affrontare e risolvere il problema della compatibilità ambientale del progettato collegamento ferroviario veloce Verona-Innsbruck, che minaccia di compromettere l’intero tratto trentino della Valle dell’Adige.
- Esagerato sostegno al turismo invernale e mancato collegamento tra agricoltura e turismo. L’evidente e ripetutamente contestato sbilanciamento della politica provinciale in favore del turismo invernale, con la messa a disposizione del settore di una troppo consistente quota delle risorse disponibili, ha prodotto e sta producendo gravi danni, compromettendo il paesaggio e l’ambiente in aree delicatissime e negli stessi Parchi Naturali.
In campo agricolo non ci sembra condivisibile l’assoluto favore dato ai settori agricoli di tipo industriale - viticoltura e melicoltura - con sacrificio dei piccoli agricoltori e della diversificazione produttiva.
Sottolineiamo come un turismo ed una agricoltura diversi, meno impostati su considerazioni di natura immediatamente economica, potrebbero risultare fattori fondamentali per la ricostruzione ed il mantenimento di un paesaggio rurale e di un equilibrio ambientale oggi in realtà compromessi.
Per concludere, rileviamo come dal documento presentato dalla Giunta Provinciale non traspaia la coscienza della dinamica negativa in atto che rischia di produrre irreparabili conseguenze in settori chiave della qualità della vita e dell’equilibrio ambientale.
dott. Francesco Borzaga - WWF
dott. ing. Paolo Mayr - Italia Nostra