“Trentino”, il nuovo direttore
Cambio al vertice del Trentino, inteso come quotidiano: dopo sette anni, a Tiziano Marson succede Sergio Baraldi (già direttore del Piccolo di Trieste e del Messaggero Veneto); e alla direzione dell’edizione di Trento Alberto Faustini subentra dopo due anni a Andrea Iannuzzi.
Squadra che non vince, si cambia, può essere la motivazione del precoce cambio a Trento: il succedersi ogni due-tre anni di un nuovo vertice trentino è sintomo dell’affanno del giornale di piazza Lodron, da tempo assestatosi dietro il concorrente Adige, rispetto al quale non riesce a recuperare copie.
Ora ci si prova con Alberto Faustini: redattore proprio all’Adige quando questo era tutto intento alla vittoriosa rincorsa del concorrente allora primo, era poi passato a capo dell’ufficio stampa del Presidente della Giunta Provinciale, prima con Carlo Andreotti poi, anzi soprattutto, con Lorenzo Dellai, di cui divenne - sul piano istituzionale, non su quello politico, da cui si tenne alla larga - fidato collaboratore e portavoce, anche nell’organizzazione di eventi complessi come il Festival dell’Economia. Tornò quindi al giornalismo sul campo all’interno del gruppo La Repubblica, arrivando a dirigere La Nuova Ferrara, e da lì ad approdare al Trentino. Come si vede, un profilo articolato, che somma esperienze extra-provinciali a legami con il territorio.
Ora il non facile compito di risollevare un giornale che sembra essersi adagiato al ruolo di secondo, rispetto a un Adige che, pur primo, ha consolidato la posizione anche attraverso notevoli investimenti.
“Questa sfida l’ ho già vissuta, a parti invertite, quando ero all’Adige 15 anni fa, e l’abbiamo vinta. In provincia abbiamo un mercato, una tradizione che permette a più giornalisti di confrontarsi, attraverso ben tre quotidiani locali. Non esiste una significativa appartenenza da parte del lettore, che più volte può cambiare quotidiano; il che ci mette tutti alla frusta. Anche perché la differenza non si gioca sull’appartenenza politica - non c’è un giornale di sinistra e uno di destra - bensì sulla qualità del giornalismo”.
Quali secondo te i difetti della stampa trentina?
“A volte il gusto di rimirarsi l’ombelico, senza pensare in termini generali. Invece i nostri quotidiani, per la grande maggioranza dei lettori, sono l’unico giornale che entra in casa, per cui sono importanti anche la parte nazionale e quella estera. E su questo fronte noi abbiamo un potenziale maggiore, essendo parte di un grande gruppo nazionale che non ci dà solo servizi (la pagina degli esteri), ma la possibilità di confrontarci. Per esempio sull’Abruzzo, con l’abruzzese Centro, o sull’alluvione di Lucca, con il Tirreno. Questi sono arricchimenti”.
Poi c’è il tema del confronto con il potere locale...
“È un confronto quotidiano, siamo un piccolo Stato, molto operativo, che ogni giorno sforna iniziative e propone conferenze stampa; però in tutte tre le testate noto una certa presa di distanza da un Palazzo onnipresente, che ha gestito la crisi economica, che anche oggi, con la tragedia in montagna, è nelle attese della gente, che subito si chiede: ‘Cosa può fare la Provincia?’ Però il fatto che ci siano tre quotidiani garantisce i lettori, la concorrenza impedisce l’appiattimento, ci regala il lusso della democrazia”.
Come intendi caratterizzare la tua testata?
“Ci sono eventi subìti - le conferenze stampa, ecc. - ed eventi costruiti, quelli che il giornalista scova uscendo dalla redazione. E un buon giornale deve essere in buona parte costruito, soprattutto in periferia, dove invece si finisce con il riferire cosa fanno i Comuni, le associazioni, e non le esperienze dei cittadini.
Poi punto sulla qualità: nella scrittura, nelle proposte, nella precisione con cui si riferiscono i fatti. E qualità vuol dire credibilità”.
E la grafica? È il vostro punto debole...
“Ci stiamo lavorando. Il giornale era molto scuro, ora è meno cupo, abbiamo una tipografia nuova, carta nuova, presto saremo in full color. A suo tempo all’Adige la battaglia la vincemmo in gran parte sulla chiarezza data dalla grafica”.
Avete forze sufficienti?
“In Italia tutti i giornali hanno tagliato sul personale, tranne proprio L’Adige. Quando sei in meno persone, devi operare delle scelte; ma puoi utilizzare questo stato di necessità per essere più chiaro. Per esempio, sulla tragedia in montagna non penso che il lettore cerchi le undici pagine: io non posso farle, e questo mi costringe a essere più sintetico, a centrare di più il tema”.
Sei un direttore che scrive...
“Sì, credo che il direttore debba fornire la sua opinione. Ed è una cosa che il lettore apprezza”.