Un concerto svogliato
Gustav Kuhn e l’Orchestra Haydn
L’orchestra Haydn si conferma (in negativo) nel concerto del 22 aprile: la qualità dell’esecuzione è appena sufficiente. I professori suonano, come d’abitudine, con poco coinvolgimento, badando alle note invece che alla musica. Spesso si notano scollamenti ritmici, negli attacchi e nelle sonorità; si ha continuamente l’impressione di ascoltare una cinquantina di solisti più che un unico gruppo. Soporifera la Sinfonia n. 81 di Haydn eseguita in apertura; un po’ migliore, ma comunque non degna di nota, la Sinfonia “Patetica” di Cajkovskij.
Ma il protagonista in negativo della serata è senza dubbio il direttore Gustav Kuhn. Reduce da un fine settimana movimentato, dirige in modo un po’ approssimativo e grossolano; e le colpe musicali dell’orchestra sono da far risalire anche a lui. Imbarazzante il comportamento tenuto sul palco dal maestro austriaco. L’approccio nel Collage didascalico – inspiegabile e inutile trovata kuhniana –, dedicato al satirico Musikalischer Spass di Mozart, carica rozzamente gli eleganti giochi mozartiani; e la breve lezione che lo precede è fastidiosamente frivola e autoreferenziale, in linea col divismo a cui Kuhn ci ha abituato. Il culmine della vergogna arriva però alla fine del trionfale terzo movimento della “Patetica”, pezzo densissimo di emozioni: il pubblico prorompe in applausi e il direttore, invece di zittirlo, sorride beato, si inchina, fa teatrino. Poi, ormai sciupato Cajkovskij, dà l’attacco del tragico quarto movimento ad un’orchestra attonita. Il pubblico, al termine dell’esecuzione, ringrazia con scroscianti applausi e (addirittura!) una standing ovation.
Potrebbe essere stato l’ultimo concerto a Trento per Gustav Kuhn: questioni artistiche e politiche si scontrano sulla questione del rinnovo del suo contratto. Da una parte ci si chiede se sia sbagliato lasciare andare via (o anche cacciare) un direttore talmente compreso nel suo ruolo da primadonna da risultare protagonista sulla musica e da sconvolgere con le sue pretese il mondo musicale regionale; dall’altra si teme che, per quest’orchestra, nessuna guida – Kuhn compreso – possa portare la qualità tecnica e artistica sperata.