Mesiano 2001, i conti tornano
Gli ingegneri di Mesiano vincono ancora. Nonostante la pioggia, che ha chiuso in anticipo ben due palchi, la festa universitaria nel parco della facoltà è stata un successone. Peccato per tutti coloro che non sono arrivati abbastanza presto per gustare la deliziosa sangrìa preparata dai calienti erasmus spagnoli, peccato per tutti quelli che sono rimasti senza biglietto (molti adolescenti si aggiravano sperando di essere graziati dall’arrivo di qualche occasionale bagarino): l’evento si è ripetuto. Contrariamente a quanto accade per tante altre manifestazioni che finiscono per stancare, Mesiano non invecchia, pur riproponendo, anno dopo anno, più o meno lo stesso mix di musica, giochi e vettovaglie.
Una parte del merito va certamente alle capacità del team organizzativo, che dopo tutti questi anni riesce ad arginare anche i problemi imprevisti e sfrutta gli spazi disponibili in maniera razionale e creativa.
Per la prima volta in otto anni ha persino piovuto, ma la facoltà e i nuovi parcheggi hanno offerto un riparo a tutta la massa di persone presenti, riducendo al minimo il disagio. Semmai il vero problema è stato il freddo; infatti dopo il temporale le temperature sono notevolmente diminuite.
Alla puntuale apertura dei cancelli, alle tre, però, non c’era il sospetto di finire la serata cercando vin brulé più che birra, con l’usuale lentezza si percorreva in lungo e in largo il parco per il consueto bagno di folla e per scoprire tutto ciò che la festa offriva quest’anno. Lo struscio cittadino ha la sua acme a Mesiano, dove, alla fine, ci si conosce un po’ tutti.
Si notavano alcuni buchi fra i banchi delle associazioni, quasi ci fosse un calo di presenze. Mancava la cooperativa Bussola, mentre un quieto tavolo di studenti esotici pubblicizzava l’attività dell’associazione di studenti asiatici; WWF, Amnesty International e altri hanno avuto quindi tutto lo spazio loro necessario. Più delle associazioni, erano i parrucchieri a riunire crocchi di giovanissimi, attratti dalla possibilità di distinguersi nella massa per un colore di capelli insolito o incuriositi da qualche acconciatura stravagante; anche i tatuaggi all’henné hanno registrato una discreta affluenza.
Al palco emergenti, sistemato di fronte al parcheggio, alcuni pogatori si sono scatenati durante l’esibizione degli Anacroma. Generalmente il livello delle band era discreto, in un abbondare di sonorità graffianti e melodie fra new grunge ed elettronico. Conforta notare quanti decidono di usare l’italiano come lingua base della produzione musicale, non lasciandosi irretire dalla più scontata musicabilità dell’inglese. Resta il dubbio se dietro questa scelta vi sia più l’esigenza di farsi comprendere, o una fondamentale, meno gloriosa, ignoranza della lingua di Albione.
Sia il calcio saponato che il surf meccanico hanno riscosso un buon successo e, forse anche grazie alla temperatura non proprio torrida, tutto sembrava andare per il meglio, con cibo e beveraggi distribuiti con soddisfacente rapidità e dislocati in spazi ampi e distanziati.
Quando la furia degli elementi si è abbattuta sugli oltre cinquemila giovani riuniti a Mesiano, quasi tutti i dodici gruppi selezionati in base ai demo erano riusciti ad esibirsi, compresi i Crescita Zero, che a dispetto del loro nome sembrano invece crescere musicalmente dopo ogni brano e propongono un cocktail intrigante di rock duro e testi esistenzialisti. Quando la calma ha seguito la tempesta, in sintesi appena una mezz’ora di acquazzone aveva fermato la festa, il conto dei danni non è stato poi tragico. Quasi nessuno aveva abbandonato il parco, i cervelli dell’A.S.I. Leonardo hanno riorganizzato la scaletta e così Yellow Umbrella e Meganoidi sono stati spostati al piccolo palco emergenti.
Purtroppo risultavano inutilizzabili sia il palco 1 che il palco jazz, ma la dance area ha continuato a fare ballare e i gruppi ska hanno cercato di rincuorare i ragazzi lanciando un: "Dai che ci scaldiamo!" dal palco 2.
A mezzanotte, diligenti come i topini di Cenerentola, i festaioli sono scesi dalla collina e se, alle tre del mattino, c’era ancora qualcuno che percorreva le vie del centro cantando a squarciagola, deve essersi trattato di frange di estremisti. Inutile e deleterio colpevolizzare la maggioranza a causa di pochi intemperanti. La sepolcrale tranquillità di Trento non rischia di sparire.