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QT n. 12, 10 giugno 2000 Servizi

LSU: prigionieri di un marchio

I “lavoratori socialmente utili” impiegati nei tribunali trentini rivendicano la loro effettiva utilità. E chiedono di essere assunti stabilmente.

Il fatto: giovedì 11 maggio scorso era in votazione alla Camera un decreto che autorizzava il Ministero di Giustizia ad assumere, con contratto a termine di 18 mesi a partire dal 1° maggio 2000, un massimo di 1.851 "lavoratori socialmente utili" (LSU) già utilizzati a vario titolo dal Ministero, da Tribunali e Corti d’Appello in progetti di utilità collettiva: costo previsto per l’Amministrazione: 129 miliardi.

Il decreto, già reiterato più volte, andava approvato entro la mezzanotte dell’11 maggio stesso pena la sua scadenza, ma la contrarietà variamente motivata da Polo e Lega ha costretto, verso le 20, il ministro Fassino a ritirare il decreto. La maggioranza aveva cercato fin all’ultimo di andar incontro alle opposizioni proponendo un ordine del giorno comune in cui accettava alcune delle loro richieste: possibiliste AN e Forza Italia, irremovibile invece la Lega, che con interventi fiume ha portato il suo ostruzionismo alle estreme conseguenze.

Un compiaciuto Pagliarini ha parlato della bocciatura come di un "messaggio culturale": si sarebbe trattato di assunzioni clientelari. Invece per il popolare Soro, relatore di maggioranza, la mancata assunzione di questi lavoratori avrà l’effetto immediato di ritardare l’attività giudiziaria e, aspetto ancor più grave, rischia di "regalare molte prescrizioni a molti imputati". Scintille anche tra Pagliarini e Fassino: "Sei un idiota" - grida il primo, "Idiota sarai tu!" - replica il secondo.

Intanto fuori, sulla piazza di Montecitorio, va in scena il rito del presidio della piazza: lavoratori "socialmente utili" distribuiscono ciclostilati, cronisti scrivono, i passanti osservano distratti. Resta una possibilità di aggirare la bocciatura: il guardasigilli porterà in Consiglio dei ministri la vicenda cercando una soluzione alternativa idonea a garantire il funzionamento degli uffici.

La storia. Ma dove nasce tutta la vicenda? Nel clima di aspre contestazioni degli anni Settanta si era pensato di ridurre la tensione sociale favorendo con una legge, la 285/77, la creazione di posti di lavoro mediante il finanziamento di imprese e cooperative. La macchina non decolla ed alla fine i 60.000 coinvolti nel progetto vengono assunti a tempo pieno nella Pubblica Amministrazione. I disoccupati però sono ben di più e così il sistema degli LSU viene tenuto in vita come estrema opportunità di lavoro in zone colpite da calamità naturali (Irpinia anni ’80), in aree di disoccupazione endemica (disordini a Napoli in vari anni) ed in zone a rischio di spopolamento (Calabria interna).

L’83% degli LSU sono impiegati nel Mezzogiorno (il 68% nelle sole Campania, Sicilia, Puglia) e da qui l’accusa, sempre ribadita della Lega, di essere un sistema "meridionale" di assunzioni clientelari ed il conseguente rifiuto di votare in commissione.

In verità, gli LSU non hanno denigratori solo tra i leghisti: accuse di scarsa produttività, di assistenzialismo, di fare un "lavoro socialmente inutile" e di sottrarre risorse ad altri settori echeggiano da più parti.

Ma chi sono e da dove vengono questi lavoratori? Una metà proviene dalla cassa integrazione e l’altra dalle liste di disoccupazione di lunga durata e per i 3/4 sono operai a bassa specializzazione. Trovano comunque impiego in numerosi settori, dalla tutela dell’ambiente (bonifica di aree inquinate, ripulitura di parchi e giardini) alla Pubblica Istruzione (bidelli, segretari, conducenti di scuolabus); dall’assistenza (anziani, tossicodipendenti e handicappati) all’Amministrazione pubblica, specie in enti pubblici e ministeri con vuoti in organico.

Appartengono a quest’ultimo settore i 1.851 "lavoratori utili", di cui 40 fra Rovereto, Trento e Borgo interessati all’approvazione del decreto. Essi operano presso Tribunali e Corti d’Appello dove, si ammette, hanno contribuito con un lavoro eccellente ad accorciare le lungaggini dei tempi della Giustizia: si deve a loro in buona parte l’informatizzazione degli uffici e la possibilità di dattilografare sentenze e rinvii a giudizio. Ad esempio, gli LSU di Trento sostengono che, grazie al loro lavoro, le prescrizioni di reati sono praticamente ridotte a zero.

La loro storia lavorativa, iniziata il 16 dicembre del ’96 con la legge 608/9, è regolata dal successivo Decreto Legislativo 468 del’97 (niente contributi pensionistici, né ferie, né malattie pagate: un lavoro nero legalizzato lo definiscono gli LSU). L’assunzione, basata su criteri sociali, passa per una selezione fatta dall’ufficio di collocamento e viene rinnovata con proroghe trimestrali seguite da proroghe semestrali e poi da altre ed altre ancora fino ad oggi, in un clima reso ostile, all’interno della struttura, dai colleghi già in ruolo che in queste modalità di assumere vedono a rischio la trasmissione ereditaria del proprio posto ad un familiare.

Un LSU del Tribunale di Trento ci dice: "I buchi in organico sono coperti anche con altre assunzioni fatte tramite liste trimestrali abitualmente composte da parenti più o meno stretti dei lavoratori di ruolo. Basta dare un’occhiata ai nomi: se assumono noi il gioco finisce!"

Come si vede, una vicenda antipatica, che sembra trovare soluzione nel maggio ’99, quando il Parlamento, con una legge delega, dà mandato al Governo di avviare una riforma complessiva degli LSU il cui punto d’arrivo sarà appunto la bocciatura dell’11 maggio scorso.

Tutti con laurea o diploma o attestato di specializzazione e con precedenti esperienze lavorative qualificanti, gli LSU di Trento sono inseriti in livelli dal III al VII. L’amministrazione ha fatto loro seguire, nel primo anno di servizio, un corso mirato di formazione informatica, ha cioè fatto un investimento su se stessa. Stipendio: 850.000 lire mensili erogate dall’Inps più un’integrazione ministeriale rapportata alle effettive giornate di presenza. Oggi questi lavoratori rimarcano la loro indispensabilità più che utilità, chiedono allo Stato di non disperdere una professionalità acquisita sul campo e di essere assunti a tempo indeterminato negli organici.

Resta il nodo del "come": tramite un concorso normale oppure con un 30% di posti riservati, o ancora la semplice assunzione in virtù della loro dimostrata efficienza? E’ una questione da risolvere in fretta, tenendo conto dell’insoddisfazione della gente e delle condanne inflitte all’Italia dalla Corte Europea di Strasburgo per le lungaggini, da Guinness dei primati, dei processi all’italiana.

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