Elezioni austriache: Haider e la Svp
La vittoria di Haider avrà inevitabili rispercussioni anche a Bolzano. Che farà la SVP?
Non appena i dati sono stati confermati, e la vittoria prevista di Haider evidente, sono partite le dichiarazioni.Il segretario della SVP si è affrettato a rassicurare che in Sudtirolo non cambierà nulla e che il partito si augura che a Vienna continuerà a governare la grande coalizione (socialisti e popolari). Dichiarazione rilasciata al Televideo della Rai, quindi ad alta voce, non solo alle emittenti locali. Voleva forse con il volume alto far dimenticare che due anni fa, di fronte alla prima vittoria di grande portata di Haider, egli stesso si era affrettato a porgere le congratulazioni e a far sapere che si trattava comunque di un partito "amico del Sudtirolo"?
O si voleva far passare in secondo piano che non solo nel partitino sudtirolese affiliato a Haider, ma anche nella stessa SVP c’è chi condivide modi (populismo e demagogia) e contenuti (lotta agli immigrati, inimicizia verso l’Unione europea, liberismo senza vincoli sociali)?
Come si spiega questa fretta di dire che "non cambierà niente"?
Quest’ultima è di per sé una bugia o una sottovalutazione ingenua. A pochi chilometri, il nostro vicino più vicino - che per molti politici della SVP anche di primissimo piano è "la nostra madrepatria" o addirittura "Vaterland" - ha avuto ieri un’evoluzione che preoccupa l’Europa e tutto il mondo democratico.
Il voto operaio è transitato direttamente dai socialisti e dai popolari all’FPÖ, vittime, come ha detto Anton Pelinka della "modernizzazione" da essi stessi voluta; una consistente fetta di elettorato socialista non è andato a votare indebolendo i partiti al governo, e manifestando così la propria stanchezza verso una classe politica ossessionata dalla ricerca dell’armonia, troppo disposta al compromesso, dedita all’occupazione partitica della società, al clientelismo, ambigua e poco credibile; i liberali - usciti dal partito di Haider anni fa, perché pur condividendo il progetto economico liberista, erano contrari alle campagne xenofobe - non hanno superato la soglia e non saranno presenti in Parlamento; unico dato positivo, il successo dei verdi, che ai loro voti conservati per intero ne hanno aggiunti molti di nuovi, arrivando al 7,1 per cento, segnale del radicamento e della capacità di portare avanti in modo credibile tematiche dell’ambiente, dei diritti umani, della democrazia; e positiva, anche per il Sudtirolo, l’elezione dell’ex assessora all’ambiente del Tirolo Eva Lichtenberger, che saprà portare a Vienna la voce non solo dei tirolesi, ma anche del Sudtirolo democratico e multiculturale, con cui da anni ha uno stretto rapporto di collaborazione (e di amicizia).
IFreiheitlichen austriaci e lo stesso Haider non hanno mai nascosto di avere in progetto per il futuro del Sudtirolo la creazione di un’euroregione "tedesco-tirolese", che romperebbe la convivenza e riproporrebbe la questione sudtirolese in termini di divisione del territorio fra gruppi linguistici. Come è noto, anche nel partito di raccolta non sono pochi che all’inizio della vicenda euroregionale si sono apertamente espressi a favore di questa proposta.
Questo voto cambierà, in un modo o nell’altro, anche la politica sudtirolese. Se si fingerà che non cambi nulla, il "rischio di contagio" di cui parlava un autorevole commentatore non si fermerà al confine del Brennero.
La proposta politica di Haider non è certo isolata: si legga a questo proposito il recente libro di Bruno Luverà, "I confini dell’odio", che traccia con lucidità la mappa della nuova destra populista e razzista europea e dei collegamenti sorprendenti che la contrassegnano già da molti anni). Già gli esponenti della nuova destra europea (il francese Megrêt, ex segretario del movimento di Le Pen, che si è augurato: "Oggi in Austria, domani in Francia") vedono nel successo di Haider l’inizio di un cambiamento.
Che cosa sapranno contrapporre i partiti e i movimenti democratici a questa utopia negativa di fine secolo (ma che sa tanto di inizio secolo)?
Per ciò che riguarda il Sudtirolo, certamente non si potrà fingere di non vedere e di non sentire. La SVP sarà costretta ad uscire dalla sua ambiguità e a scegliere: se vuole stare dalla parte della convivenza o se vorrà perseguire con Haider e gli altri il progetto di un’Europa senza l’Europa; tra la frammentazione nazionalista e lo stato eterogeneo, tra il razzismo e l’inclusione.