La via crucis del farmacista
Alberto Pattini e il dramma della poltrona sfumata.
La formazione della nuova giunta comunale di Trento ha avuto un percorso accidentato, com’era del resto prevedibile; perché tutte le forze politiche, nelle proclamazioni ufficiali, accettano il principio che sia il sindaco a scegliere la propria squadra in piena libertà e autonomia, ma alla prova dei fatti - chi più, chi meno - è tutta una corsa ad avere il più possibile di rappresentanza e di visibilità. E così il sindaco Pacher, vuoi per le robuste e contrastanti pressioni che riceveva dai molti gruppi della coalizione vincente, vuoi perché le manovre tattiche non sono il suo forte, si è mosso un po’ a zig-zag, creando delle aspettative che alla fine non ha potuto o voluto soddisfare.
Fra "vecchio" e "nuovo", il risultato finale ci sembra in sostanza uno zero a zero: dei due assessori esterni di cui si parlava all’inizio si è infatti passati ad uno solo, poi ad una giunta tutta politica (con L’Adige che commentava: "Da un sindaco incoronato col 70% dei voti ci si poteva aspettare maggior coraggio"), per tornare infine all’ipotesi di un unico assessore scelto al di fuori del Consiglio.
Son così rimasti fuori da ogni incarico Verdi, Asar e la lista civica laica. Per quest’ultima, nessun problema, visto che non c’erano aspettative al riguardo; ma per gli altri due partiti è stata un’altra musica. In particolare per i Verdi, che hanno reagito con un comunicato sui giornali, stizzoso quanto goffo, che sotto un titolo ispirato a nobili princìpi ("Sindaco Pacher, la questione ambientale non è in svendita"), riporta in realtà una lamentazione tutta partitocratica per la poltrona sfumata.
Discorso diverso per l’Asar, o meglio, per il suo assessore mancato, Alberto Pattini; per lui più che di un caso politico possiamo parlare di un caso umano. Almeno per come ce l’hanno presentato i giornali, con i loro bollettini sulle probabilità dell’asarino di installarsi in uno scranno assessorile; probabilità che variavano drammaticamente da un giorno all’altro.
Per cominciare: dopo le buone speranze dei giorni precedenti, L’Adige del 29 maggio è pessimista: "Nelle ultime ore ha ripreso quota l’ipotesi di una loro (del verde Pompermaier e di Pattini, n.d.r.) esclusione". Ma passano ventiquattr’ore e il pronostico per Pattini si ribalta: "Dall’ultima smazzata è uscito confermato il nome di Alberto Pattini, mentre sulla cadidatura di Pompermaier è calato un preoccupante (per lui, n.d.r.) velo di silenzio" - leggiamo sull’Alto Adige.
Ancora un giorno, e il 31 maggio qualche nube si addensa all’orizzonte: "Rimane qualche perplessità sulla posizione di Alberto Pattini" - scrive l’Alto Adige, che ribadisce trattarsi di un giorno nato sotto cattivi auspici, visto che "il farmacista autonomista, ieri si è fratturato un polso giocando a calcio: falciato da dietro, Pattini è rovinato a terra, cadendo sulla parte probabilmente più fragile, la sinistra".
Il 1° maggio Pattini ha ancora male al polso, ma sul piano politico ci sono nuove speranze, anzi una quasi certezza, a sentire l’Adige. Nel sindaco, infatti, "ha prevalso la preoccupazione delle spaccature che avrebbero potuto crearsi di fronte ad esclusioni o limitazioni. Verdi e Asar l’avrebbero presa male"
Ma l’indomani è la catastrofe: "Pacher cambia idea, fuori Asar e Verdi".
Reazioni? A quanto dicono i giornali, il verde Pompermaier appare molto signorile, molto più, comunque, del suo partito. Quanto a Pattini, non minaccia sfracelli, ma la mazzata per lui è pesantissima, e i giornali si divertono a rimarcarlo per diversi giorni: "Il farmacista non l’ha presa bene: fino all’ultimo si sentiva al sicuro" (L’Adige, 2 giugno).
"Alberto Pattini, alla notizia della sua esclusione, è rimasto di sale ed è uscito dalla stanza senza dire una parola" (Alto Adige, 2 giugno).
"Pattini resta senza parole. (...) Già dal tono della voce si capisce che il farmacista c’è rimasto proprio male" (L’Adige, 3 giugno).
"A caldo, con la voce rotta dall’emozione, Alberto Pattini dice di essere rimasto male per l’esclusione, soprattutto dal punto di vista umano. (...) Pattini appare distrutto, questo brutto colpo si aggiunge alla precedente delusione del tentativo di entrare in Consiglio provinciale. ‘Sto male e sono in stato confusionale’ - ammette il farmacista..." (Alto Adige, 3 giugno).
"Scurissimo in volto, l’esponente dell’Asar, per di più sofferente di una frattura al polso..." (L’Adige, 4 giugno).
E se l’unica recriminazione di Pattini è sul piano dei rapporti personali col sindaco (una promessa non mantenuta), quasi scanzonata appare la reazione del suo partito, per bocca di un Giorgio Gelmetti insolitamente tranquillo: "Auspichiamo che Pattini superi la delusione, il suo lavoro prosegua e la costanza trionfi".