La speranza ritrovata?
Riportare al centro della riflessione politica la figura e l'opera di Marx
“Mi ha ridato un po’ di speranza”, questa la confidenza fattami da un giovane amico all’uscita della sala dove, mercoledì 9 gennaio, Paolo Ferrero aveva appena concluso di presentare il suo libro titolato: “Marx, oltre i luoghi comuni” (edizione DeriveApprodi).
Una delle questioni più importanti, a mio avviso, sottolineate dall’autore è l’erronea tesi sostenuta da generazioni di “marxisti” secondo la quale il socialismo avrebbe rappresentato la finalità della storia. Io aggiungo che la storia non ha finalità alcuna.
Ferrero sostiene che tale tesi sia il portato del pensiero positivistico di fine Ottocento-inizio Novecento e non appartenga affatto al pensiero di Marx, indubbiamente essa ha avuto un ruolo non indifferente nel pensiero socialista fino al 1989 e concordo sul fatto che sia stato uno degli elementi importanti di tale disfatta.
Saltando a piè pari gli altri spunti contenuti nel libro per venire all’attualità, ritengo giusto quanto osservato da Ferrero rispetto all’esaurirsi della funzione positiva del sistema capitalistico quale elemento di sviluppo delle forze produttive, mettendo in luce il fatto che esso è ormai andato oltre minacciando, con l’incombente pericolo di nuove guerre e della crisi ambientale, le condizioni stesse di esistenza dell’umanità.
Per quanto riguarda poi l’Italia, egli ha posto la necessità di costruire un fronte di resistenza alla deriva in atto che vada “da Lotta Comunista al Papa”, per usare le sue parole.
Pur condividendo le sue preoccupazioni, penso però che nelle condizioni attuali non sia possibile dare una forma politica ad un argine culturale e civile, che pure si intravvede, all’imbarbarimento in atto. Forse mi sbaglio, ma resto convinto della necessità che l’agire politico in questa direzione non possa prescindere dalla costruzione di un soggetto politico autenticamente di sinistra.
D’altra parte non può che essere letta se non in questo senso l’iniziativa di riportare al centro della riflessione la figura e l’opera di Marx. Costruzione del soggetto politico che passa per la riappropriazione del patrimonio culturale e di lotta del movimento comunista e la cui definizione necessita anche di una critica serrata nei confronti di quella sinistra e di quel sindacalismo che in questi ultimi decenni hanno fatto ingoiare di tutto ai lavoratori e ai ceti meno abbienti, assecondando la voracità del capitale. Tutto ciò si è basato sulla “falsa idea della scarsità”, come l’ha definita Ferrero, che ha costituito il fondamento delle politiche di questi anni volte a favorire la concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi. Questo ha spinto gli stessi lavoratori a votare M5stelle, come confesso di aver fatto anch’io, o peggio nelle braccia della Lega.
Mi auguro che la presenza in sala di sindacalisti come Moreno Marighetti, responsabile Fillea-Cgil del porfido che meno di un anno fa ha fatto ingoiare ai lavoratori il rospo di un contratto che segna un forte regresso sia sul piano salariale che normativo, possa costituire il segnale dell’avvio di una seria autocritica all’interno di questi ambienti.
Può darsi però che la risposta corretta di fronte a questa grave situazione sia quella di costruire fin da subito un fronte unito, evitando critiche e polemiche, con la consapevolezza però che al suo interno le idee marxiste saranno condannate a dissolversi. La mia personale risposta alla questione vuole essere soltanto l’invito a non limitarsi a individuare le vie d’uscita più facili di fronte ad un nodo cruciale e indubbiamente difficile da sciogliere.
Per quanto riguarda il mio giovane interlocutore, gli direi di coltivare sempre la speranza, senza però mai rinunciare ad indagare le questioni con spregiudicata intelligenza.