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Chiudere gli occhi per non vedere

Costruiamo nuove strade in barba al cambiamento climatico con tutte le sue spaventose conseguenze

Francesco Borzaga

Ogni giorno che passa si moltiplicano gli allarmi sulla crescente accelerazione del cambiamento climatico, con tutte le sue spaventose conseguenze. La televisione ci porta le immagini dei cortei che in Germania e Francia sollecitano misure per evitare un ulteriore aumento della concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera. Ebbene, in concomitanza con la Conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico tenutosi in Polonia, leggo le parole del nuovo Presidente della Giunta Provinciale, Fugatti, il quale, facendo eco alle appassionate richieste del Presidente degli industriali trentini Enrico Zobele, proclama: “Il Trentino è isolato. Sì a nuove strade”.

Il fardello delle opere stradali promesse è imponente: la PiRuBi, la Valsugana, la SS 12 del Brennero e probabilmente altro. Come dice Fugatti, “la Valdastico ridurrà l’inquinamento in Valsugana”. Sempre Fugatti, parlando della Valdastico, lamenta che si sarebbero sprecati decenni in sterili dibattiti.

Contesto tale asserzione: dibattiti, serate, tavole rotonde hanno apportato utili elementi di valutazione, e certamente non possono definirsi una sterile perdita di tempo.

Il Trentino non non è un’isola. Condivide in pieno, come si è potuto vedere in novembre, le criticità e i pericoli che caratterizzano il resto del pianeta e che tutti portano il segno del cambiamento climatico. A questo cambiamento le automobili, mosse tuttora da combustibili fossili, contribuiscono in modo rilevante.

Soprattutto la val d’Adige è interessata da una cattiva qualità dell’aria. Ne fanno fede, fra l’altro, le centraline di rilevamento che abbelliscono la nostra Trento, e le periodiche proibizioni che limitano in città l’uso dell’automobile. Più strade, e soprattutto più autostrade, portano inevitabilmente più traffico.

Ma il Trentino è già abbondantemente intasato. Gli “sterili dibattiti” hanno posto in chiaro la necessità di trasferire il traffico dalla strada alla rotaia. Un caso esemplare lo offre il tratto Rovereto-Riva, dove un collegamento ferroviario, tardivo ma almeno progettato con cura e senza percorsi in tunnel, gioverebbe al turismo e alla iper congestionata “Busa”. È stato invece in questi giorni sottolineato come uno sbocco della Valdastico a Rovereto aggraverebbe senza rimedio una situazione già caotica.

Il prezzo che stiamo pagando al cambiamento climatico è ormai molto alto e le prospettive spaventano: innalzamento del mare (Venezia), tifoni, siccità, alluvioni, desertificazione di vaste regioni con conseguente migrazioni di popoli.

Ma per non vedere, si preferisce chiudere gli occhi e si procede sulle strade consuete. In particolare mi sembra che né Fugatti, legato alle promesse elettorali e succube del Veneto, né Zobele, inchiodato alla rosea visione di un crescente indefinito “sviluppo”, vogliano rendersene conto. E alcuni tecnici stanno facendo coro.

La situazione mi ricorda il quadro, se non erro di Bruegel, sul tema dei ciechi che guidano altri ciechi.

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