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Poveri giovani!

Luca Turinelli

Egregio dott. Dogheria, mi dispiace scrivere solo ora con riferimento al numero 12 di quest’anno, ma purtroppo, non essendo un accanito lettore del giornale per cui Lei scrive, mi sono accorto tardi dell’ennesimo simpatico articolo su Giovani Insieme o, come è meglio precisare, su alcuni dirigenti del movimento.

Con grande soddisfazione, però, apprendo finalmente che l’attenzione è stata spostata dal solo Segretario Politico per concentrarsi un po’ anche sugli altri. Tra cui il sottoscritto.

Erano mesi che cercavo un modo per farmi notare dalla Sua testata e già cominciavo a disperare: come avrei resistito senza la possibilità di apparire su Questotrentino? Leggendo gli articoli in archivio e correlati ai nostri, infatti, ho potuto apprendere come tutti coloro che desiderano dare il loro contributo attivo alla vita politica e sociale della nostra regione devono essere "presi per il sedere" dalla Sua illuminata persona. E finalmente anch’io ci sono riuscito. Ora sto meglio.

Cercherò di essere breve. Parto subito dalla Sua domanda finale dell’ultimo articolo (Il partito degli arbitri): sì, sono anch’io un arbitro di calcio. E mi domando cosa ci sia di tanto originale. Mi scusi, ma non riesco proprio a vederci niente di così assurdo in un gruppo di persone che, praticando insieme un certo sport, si ritrovano a parlare anche di quello che avviene fuori dai campi di calcio e scoprono di avere ideali comuni. E magari una passione condivisa per mettersi in gioco. Lì ci siamo conosciuti e da lì proveniamo. Niente di più e niente di meno. Così strano? Magari mi spiegherà il perché.

Grazie anche per averci descritto così bene raccogliendo notevoli informazioni dalla rete telematica; ah, potenza di Internet! Però, magari eh, una ricerca leggermente più approfondita poteva esserLe d’aiuto per aggiungere qualche informazione, o per precisarne altre. E non doveva andare neanche troppo lontano: leggo dal sito Internet di Questotrentino (si fa così no?) che uno dei corrispondenti locali è giudicariese, tale Giuliano Beltrami. E, pensi un po’, abita a pochissimi Km da me, per la precisione nello stesso Comune. E, ma guarda tu il caso, conosce bene le mie attività. Chiedere no? Così scopriva che ero arbitro senza rimanere con questo tarlo per così tanto tempo! Un’altra alternativa era quella di chiamarci direttamente. Ma forse troppo banale vero? Scusi se gliel’ho proposta!!

Ora chiudo con un’ultima nota che crea in me sincero dispiacere. Perché la satira fa bene, l’ironia pure. Ma l’accanimento è controproducente sempre e comunque. Lei si è accanito prima contro Lentino e poi con tutto il movimento solo perché il nostro metodo di lavorare fa parte di un certo "tipo" a Lei poco gradito. Presumibilmente anche ai Suoi lettori. Però, siccome il pluralismo, la democrazia e la libertà di opinione sono sacrosanti diritti, io non mi scaldo più di tanto. Ma non mi sembra giusto - certo, siamo novellini e queste cose ci danno ancora fastidio - che Lei si permetta di giudicare con tanto disprezzo il lavoro che svolgiamo. Siamo ragazzi e ragazze impegnati nel sociale (ecco il perché di "tanti incarichi" come Le piace dire) e abbiamo deciso di impegnarci ancora di più seguendo i canali, i tempi, i modi, le forme che le nostre Istituzioni e la nostra Costituzione ci mettono a disposizione.

Oh, certo, per Lei siamo al "festival dell’ovvietà". Benissimo. Opinione Sua a cui mi pregio di rispondere con la mia. Forse Le piacciono di più quei gruppi di ragazzi impegnati a Disobbedire; anche loro fanno politica, no? Ma certamente non stanno nel sistema dei partiti (forse!? Bertinotti li apprezza molto!). E io li rispetto. Fino a quando non fanno danni (ma non apriamo ulteriori discussioni) agli altri e alle cose degli altri, tutto va bene. Ma noi abbiamo scelto un’altra strada, che Le chiedo di rispettare. Critichi pure ma senza disprezzare. Tra la critica ed il disprezzo ce ne passa. E io ho scelto di intervenire con questa lettera, proprio perché ho letto (a torto?) disprezzo nelle Sue parole.

Il ’68 è finito da un pezzo. Magari la cosa Le dà un po’ fastidio. E non mi venga a dire che non so di cosa sto parlando, perché anch’io ho un padre ed una madre che hanno vissuto quei momenti. Noi abbiamo scelto vie tradizionali, che Lei definisce ovvie, ma siamo felici della nostra attività. Siamo felici di poter portare il nostro contributo, anche piccolissimo e modesto, allo scenario politico locale e nazionale. Senza bisogno di manifestazioni di piazza, di urla e di striscioni. Certo, sarà meno originale. Ma molto più civile.

Cordialmente

Luca Turinelli, Presidente nazionale "Giovani Insieme"