Cacciatori trentini
I nuovi vertici della Federcaccia visti da una ambientalista
Sono 7000, quasi tutti maschi, la loro età media è intorno ai 50 anni. Sono una minoranza: sono meno del 2% della popolazione. Sono i cacciatori trentini. Mentre vari sondaggi dimostrano come in tutta Italia la maggioranza della popolazione è contraria alla caccia e ne chiede una rigorosa regolamentazione, l’influenza politica dei cacciatori, nella nostra Provincia come in tutto il paese permane, sproporzionata rispetto al loro numero e al livello di accettazione sociale della caccia. Si tratta del frutto della dura lotta tra le parti (cacciatori e protezionisti) degli anni Ottanta, che portò nel 1992 ad una legge nazionale (la 157) considerata come il miglior compromesso possibile.
Recentemente i cacciatori trentini della maggiore delle due associazioni venatorie locali - l’Associazione cacciatori - hanno votato per eleggere i loro nuovi leader.
Ne è uscito perdente il Direttivo uscente, che ha avuto per anni a capo Sandro Flaim e il suo vice Osvaldo Dongilli, battuti in 15 sezioni di voto su 20.
Vincitore emerge un nuovo gruppo dirigente, con il presidente Giampaolo Sassudelli, che subito ha chiarito che un cambio deciso di governo ci sarà: il problema su cui lavorare, ha dichiarato, è la burocrazia, che trasformerebbe a suo dire il piacere della caccia in un eccesso di oneri.
Pochi giorni prima che il giornale andasse in stampa, il neo presidente Sassudelli, ad una riunione dei rettori delle Riserve, ha ripetuto il concetto, in risposta al disegno di legge sulla caccia presentato dal Consigliere provinciale Roberto Bombarda, che prevede tra l’altro il divieto di caccia la domenica, con il proposito di rendere più rilassante la fruizione della natura per la maggioranza dei non cacciatori.
Sassudelli ha chiarito l’idea - diffusa nel mondo venatorio ma spesso malcelata nei discorsi ufficiali dei vertici - che la caccia è un piacere che deve poter essere goduto anche “dagli operai che durante la settimana lavorano e dunque possono andare a caccia solo la domenica”. Ha anche detto che si batterà per consentire ai cacciatori trentini di operare fuori dalla famosa Zona Alpi, vanto da sempre dei nostri cacciatori.
Un primo atto ufficiale - dichiarazioni a parte - è avvenuto pochi giorni dopo le elezioni: il ritiro in Comitato Faunistico da parte dell’Associazione Cacciatori della richiesta, prima inoltrata alla Provincia, di avere in gestione faunistica i camosci. Qualcuno, sia tra i cacciatori che tra gli ambientalisti, interpreta questo come un primo segnale di deresponsabilizzazione, verso una caccia vissuta come attività ludica privata e come tale rivendicata, e non più come un’ attività di gestione della fauna di interesse pubblico.
La precedente gestione dell’Associazione da parte di Flaim e Dongilli si era caratterizzata in modo diverso, anche se molti osservatori hanno sempre affermato che la base dei cacciatori mal si riconosceva in quel ruolo e che di fatto era più l’ipocrisia della sostanza.
Eppure Flaim (Sovrintendente in Provincia e uomo ascoltato dal Presidente Dellai) e il suo vice Dongilli (Presidente dell’associazione culturale Ars Venandi, che propone un punto di vista moderato della caccia) in questi anni hanno lavorato per accreditare i cacciatori (con tutte le contraddizioni del caso) come soggetti responsabili della gestione del patrimonio faunistico, come interlocutori dell’Ente pubblico e anche in qualche misura (con molte difficoltà) del mondo ambientalista.
Certo, in parallelo c’era anche un rapporto preferenziale con il potere, facendo della caccia un elemento politico importante, e - denunciano alcuni cacciatori - anche un certo atteggiamento poco democratico, a volte intemperante del presidente Flaim dentro la sua stessa associazione.
Due domande si pongono ora: i cacciatori faranno un passo indietro, tornando ad una concezione ludica e rivendicativa, di fatto privatistica, della caccia?
E poi il nuovo gruppo dirigente sarà meno ascoltato come interlocutore politico o cambierà piuttosto il gruppo politico di riferimento? In effetti due sono stati gli sponsor del presidente Sassudelli: i Consiglieri provinciali, cacciatori Claudio Eccher e Nerio Giovanazzi (non proprio alleati di Dellai), considerati dagli ambientalisti due estremisti e autori di un altro disegno di legge sulla caccia, che gli ambientalisti considerano un anacronistico peggioramento. Ad esempio vi si introdurrebbe la caccia nei biotopi e la possibilità di cacciare con i falchi in zone dove introdurre selvaggina da allevamento.
Quale caccia avremo in futuro in Trentino?