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Finché morte non vi separi

Etica? Se non è quella cattolica non vale.

Un mese fa commentavamo in questa rubrica (titolo: Il sesso in testa) la sfuriata di un parroco di Rovereto e del "Gruppo Famiglia" operante nella sua parrocchia contro "gli spettacoli che offendono la dignità umana e cristiana": in sostanza contro il troppo nudo in televisione.

Pensavamo si trattasse di uno sfogo estemporaneo, di un una tantum, ma no: don Ezio Bergamo, parroco di S.Giorgio, e le sue famiglie hanno un progetto di lungo respiro, quello di "approfondire i problemi della società odierna" e così, dopo la televisione, tocca alla famiglia.

Anche stavolta ottengono ospitalità sui quotidiani, e l’Alto Adige del 6 marzo riporta una lunga requisitoria dai toni apocalittici (titolo: "Si sposano i gay e altre perversioni") di cui riportiamo ampi stralci:

"Da molte parti si continua ad assaltare la famiglia, si cerca in tutti i modi di distruggerne la santità. Tutto l’ambiente sociale va contro e pone tutto in discussione. Giornali, quotidiani, rotocalchi, riviste, tivù, teatro, cinema, sport, telenovele, tutti si sono coalizzati contro la famiglia. A valanghe settimanali, riviste e tivù fanno a gara, corrono e si rincorrono a raccontare con dovizia di particolari i tradimenti di questa o quella diva, di questo o quello sportivo, e li presentano magari come ideali! Tanti scribacchini che passano per scrittori di grosso calibro, non sanno fare altro che descrivere frivolezze e adulteri con assoluta mancanza di originalità, scarsezza di ingegno e nauseante monotonia. Gli eroi del cinema, del teatro, dello sport, della tivù sono quelli che danno il peggior esempio di malcostume".

I toni, come si vede, sono decisamente anacronistici, da nonna davanti al focolare che impreca "Ah che tempi, ah che mondo!". Ma a voler essere molto concilianti, su qualche punto si potrebbe anche concordare: ad esempio, sul dilagante pettegolezzo e su una imperante smania di (finta) trasgressione che rimanda più ai capricci infantili che ad una autentica liberazione dai tabù.

Ma la prosecuzione del documento ce ne fa intendere il vero significato e rende complicato dialogare con posizioni del genere: "L’adulterio non dà più fastidio a nessuno, anzi si parla di vizi contro natura, di matrimoni gay come di cose ammissibili o almeno inevitabili". L’indissolubilità del matrimonio "è un dogma fondamentale della dottrina cristiana: il matrimonio valido fra battezzati non può essere sciolto per nessuna causa, se non alla morte di uno dei coniugi. Il matrimonio è indissolubile per volontà di Dio. Ciò che Dio ha congiunto l’uomo non separi".

Cosa dire? La prima tentazione è quella di sorridere, nel vedere uno sparuto manipolo di crociati senz’armi lanciare bellicosi proclami in vista di una guerra persa da decenni. Ma è anche deprimente vedere delle persone con una genuina (si suppone) aspirazione etica sbracarsi in un’accusa complessiva di "pervertimento morale" che mescola in un medesimo pastone considerazioni di genere tanto diverso, che non distingue fra mutamenti irreversibili del costume ed effettivo scadimento di valori; e che su tutto pretende di imporre l’ombrello della propria religione, con ciò escludendo a priori qualunque possibile alleanza con quella parte di società legata a un’etica severa ma laica.

Irrita, infine, che tramite un parroco l’istituzione Chiesa legittimi operazioni del genere; che se avessero una qualche efficacia (cosa che per fortuna non è), sarebbe quella di convincere la gente che al di fuori della morale del catechismo esiste un indistinto universo di immoralità, dove dunque non ha senso sforzarsi di seguire dei principi altri, perché comunque, mancando il timbro dei dogmi cattolici, la dannazione è certa.

Una bella pastorale, non c’è dubbio. E ancor più - come dicono don Bergamo e i suoi- davvero un "restare ben saldi con i piedi per terra"!

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