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QT n. 10, 15 maggio 2004 Servizi

Vogliono fare la festa al Parco

Continua il progressivo smantellamento dei parchi nazionali. Il caso dello Stelvio.

Il 23 maggio sarà la giornata internazionale dei parchi. Una giornata di festa e promozione dei valori della natura in tutto il mondo. Ma in Italia assistiamo al deprimente scenario della progressiva demolizione dei nostri parchi nazionali. E’ un’azione complessa, che si articola in diverse fasi promosse dall’attuale governo, con risultati che purtroppo non provocano allarme neppure nell’opposizione.

Con la prima finanziaria il governo aveva tagliato i fondi destinati alle aree protette. Un semplice passaggio burocratico che ha avuto effetti immediati: uno stop alla ricerca, il blocco delle assunzioni, anche stagionali, l’incentivazione dei lavori precari specialmente nel campo delle alte professionalità. Mentre la pianificazione territoriale avviata dai parchi veniva bloccata in sede di ministero, si lasciava invece intatto lo strapotere burocratico degli enti sulle piccole questioni, quelle che però toccano direttamente i cittadini: dallo scalino da rifare alla finestrella da aprire. Non soddisfatti, da Roma si ritardavano pagamenti promessi da anni causando azzeramenti di risorse ed indebitamenti degli enti. Nelle vallate interessate trovava subito voce il partito degli antiparco: troppa burocrazia, aree museali che impediscono lo sviluppo, i diritti dell’uomo calpestati. Ora siamo giunti ad una fase quasi definitiva: l’allontanamento di tutti i Presidenti dei parchi voluti dal centro-sinistra, presidenti competenti, attenti, che stavano promuovendo azioni culturali ed interventi di sviluppo che in alcuni casi avevano dell’incredibile.

Per rimanere in ambiti territoriali a noi vicini, in questi giorni è stato commissariato il Parco delle Dolomiti bellunesi col diktat del ministro dell’Ambiente Altero Matteoli (AN) che ha sponsorizzato il sindaco De Zordo di Cibiana (AN), un paesino del Centro Cadore divenuto famoso più che per i suoi straordinari murales, perché ha facilitato a Messner la conquista dei forti del Monte Rite inserendovi una delle sue scatole museali. E’ stato così allontanato Walter Bonan, un presidente stimato ovunque, che aveva rilanciato il parco in un contesto culturale e progettuale che veniva imitato anche oltre confine.

Ora siamo alla resa dei conti nel Parco dello Stelvio: scaduto il mandato del presidente ambientalista Arturo Osio, uno dei fondatori del WWF Italia, il ministro Frattini, sostenuto dal governatore della Lombardia Formigoni, propone presidente Ferruccio Tomasi, amico di Frattini, dirigente della scuola di sci del ministro, uomo forte nel settore degli sport invernali.

Ma - ci dice fin dal lontano dicembre 2001 il comitato tecnico di valutazione lombardo - questo Tomasi è persona assolutamente inidonea a ricoprire incarichi direttivi in un parco, in quanto il suo curriculum è totalmente privo delle competenze previste.

Da Bolzano non ci si poteva aspettare una difesa del parco, sono anni che la SVP lavora per cancellarlo. Lascia invece sconcertati il comportamento dei politici trentini. La sindaca di Rabbi Franca Penasa manifesta la sua gioia per l’eliminazione di Osio e arriva a giustificare la costruzione dei nuovi impianti in Val della Mite e quelli della stazione di Bormio. E mentre l’assessora provinciale dei verdi, Oliva Berasi, forte di alte competenze naturalistiche e di ormai dimostrata coerenza ambientalista, nel protestare si limita a chiedere un presidente trentino, i DS ignorano il problema e Dellai, protettore dei cacciatori, ripropone la sua insofferenza per le tematiche della difesa della natura: "Non spetta ai politici trentini - dice - indagare sulla presenza dei requisiti del candidato proposto dal Ministero dell’Ambiente".

Saremo quindi costretti a subire la presidenza del parco dello Stelvio affidata ad uno sciatore, ad un sostenitore dei mondiali di sci in Valtellina, a una persona che studierà come organizzare l’attacco alle alte quote del parco per mantenere sicure le stagioni invernali ai suoi colleghi maestri di sci.

Il parco dello Stelvio non ha mai avuto vita facile. Da un ventennio si aspetta il Piano del parco e il documento è ormai pronto, ma con questo passaggio potrà trovare ulteriori ritardi, ripensamenti sui confini, sulla zonizzazione, sulla delimitazione delle aree sciabili in quota.

Ma anche la fauna selvatica rischia. Il ministro dell’Ambiente attende il momento propizio per far passare una legge che permetta l’attività venatoria nei parchi nazionali, e i cacciatori trentini, bolzanini e lombardi sono ormai impazienti. Centinaia di cervi, camosci, caprioli ogni anno sarebbero uccisi dentro un territorio che da settant’anni li protegge. Il lupo, nel suo eterno peregrinare, nella sua straordinaria volontà di sopravvivenza, sta arrivando anche in queste zone, e la lince ha già fatto qualche fugace apparizione. Si dovesse aprire la caccia nel parco, accadrebbe quanto già visto nel Lagorai negli anni ’80: la fauna selvatica predatrice in poco tempo verrebbe eliminata.

Altro che festa dei parchi! Stanno maturando le condizioni politiche e culturali per fare la festa definitiva ai parchi.