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QT n. 18, 26 ottobre 2002 Servizi

Parchi naturali sotto tiro

Meno conservazione, più business, e sanatorie per gli abusi. Questa la politica governativa in materia di parchi.

Nei mezzi di informazione si offre, giustamente, grande spazio agli attacchi rivolti dal governo sui temi della giustizia, del lavoro, delle pensioni, contro gli immigrati. Poco o nulla invece si parla di ambiente. Eppure i nostri ministri non stanno a guardare e il loro operato dovrebbe preoccuparci.

Parco Adamello-Brenta.

Anche in questo settore hanno preparato leggi delega da portare in Parlamento: leggi che secondo le dichiarazioni ufficiali hanno l’obiettivo di semplificare un insieme confuso di norme, ma che in realtà tendono a cancellare regole e certezze sulla difesa dell’ambiente, e a dare via libera alle grandi speculazioni, umiliando le procedure di ricerca e analisi scientifica sulla fragilità dei territori interessati: deregolamentazione della raccolta dei rifiuti, possibilità per i comuni di intervenire sui fiumi con progetti locali in assenza di una qualunque analisi di bacino idrico, si mettono all’angolo le procedure della valutazione di impatto ambientale per le grandi opere, cancellazione delle norme e degli indici che individuano le aree inquinate da bonificare, abrogazione di molte norme restrittive sulla caccia, sia a proposito delle specie cacciabili che delle aree di tutela.

Ma è quanto sta avvenendo nei parchi che solleva le preoccupazioni maggiori, non solo nelle associazioni ambientaliste, ma anche presso i presidenti di alcune regioni governate dalla destra.

Con l’obiettivo di demolire i parchi naturali, il governo sta istituendo una commissione composta da 24 esperti, profumatamente pagati, e sono stati stanziati allo scopo un milione e trecentomila euro. La legge delega dovrà avere tra i primi obiettivi la modifica strutturale e culturale dei parchi, enti che vengono accusati dal direttore generale del servizio ambiente di tre pecche.

La prima ha dell’incredibile: i parchi fanno troppa conservazione! La seconda stupisce di meno, in quanto ispirata all’ideologia dominante della destra italiana e del suo portavoce più rappresentativo, il Presidente del Consiglio: i parchi non sono adeguatamente sfruttati economicamente. In futuro dovranno auto-mantenersi, diventare aziende.

Il terzo obiettivo della legge delega è l’introduzione della "concessione in sanatoria". Finora, l’abuso in un’ area protetta non era legalizzabile e portava a sanzioni giuridiche di rilevanza penale. Con questa legge si aprirebbero le porte ai procedimenti di sanatoria, depenalizzando le attuali norme e favorendo così i reati già perpetrati sul parco del Vesuvio, o in quello del Cilento.

L’ultimo degli obiettivi conosciuto è poi sconvolgente: si apre la possibilità di caccia nei parchi. Le lobby dei cacciatori si sentono già protette da questo governo ed infatti in pochi mesi si è registrata l’uccisione di un’orsa nel Parco d’Abruzzo, di decine di falchi pellegrino, cicogne, aironi, gufi reali ed aquile: un bollettino di guerra contro la fauna selvatica.

Sono tutti obiettivi confermati dai funzionari governativi alla recente conferenza nazionale delle aree protette tenutasi a Torino. Gli interventi del ministro Matteoli (AN) e del segretario all’ambiente Roberto Torboli (FI) hanno creato sconcerto e imbarazzo perfino in alcuni governatori di regioni a maggioranza di centro-destra, come il Piemonte, che si sta costruendo una immagine turistica proprio sulla qualità dei parchi.

In un totale clima di isolamento e solitudine, i rappresentanti governativi hanno invece sentenziato che i parchi nazionali sono soltanto dei recinti, che la conservazione è imposta, che devono trasformarsi in aziende produttrici di utili certi. Hanno annunciato un netto ridimensionamento dei già oggi inadeguati contributi statali. Con veemenza gli ambientalisti sono stati accusati di collateralismo politico.

Ma la regione Lombardia già da anni aveva indicato alla destra la strada da intraprendere. Prima ha soffocato i suoi parchi tagliando i contributi, impedendo l’assunzione di dirigenti e di personale amministrativo, tagliando il personale specializzato. Oggi, con la legge regionale n°15 del 22 luglio 2002, ha cancellato la legge di tutela della vegetazione nei parchi, permettendo con un simile passaggio modifiche strutturali ai soprassuoli, incrinando la certezza della tutela contro i rischi idrogeologici, attaccando in modo diretto la conservazione della biodiversità. Una legge che Lega Ambiente ha definito "scelta alla Taiwan".

Intanto l’attacco diretto ai due principali parchi (Stelvio e Ticino) si sta consumando. In totale assenza di piani di salvaguardia, ci si affida nella gestione a norme temporanee che lasciano passare ogni minimo interesse privatistico. I 17 parchi regionali non sono mai decollati, compreso quello, a noi vicino e strategico, dell’Adamello: tutti parchi cartacei. Nelle sue pubblicazioni la Regione continua ad affermare di tutelare il 22% del suo territorio, ma l’area effettivamente conservata si riduce a meno del 2%, quella relativa allo Stelvio.

Oggi è contro questo parco che si concentra l’attenzione maggiore degli assessori lombardi. Guarda caso, presidente del Comitato dei Mondiali di sci nordico del 2005 di Bormio è Roberto Formigoni, presidente della Regione Lombardia.

Qui si stanno imponendo piste di sci devastanti per l’alta quota travolgendo torbiere, aree umide, boschi intatti. Formigoni, coadiuvato dai suoi assessori, lavora per rompere l’unità di gestione del parco, boicottando addirittura le sedute dell’organismo preposto allo scopo per rendere autonomo il comitato locale: un progetto che ha trovato alleati forti nella SVP altoatesina e nella presidente del Consorzio trentino, la sindaca di Rabbi Franca Penasa.

Nella realtà d’oggi la Lombardia è così priva di parchi. Non lo dicono gli ambientalisti, lo stabilisce l’elenco ufficiale delle aree protette approvato di recente dalla consulta Stato-Regioni e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 12 settembre scorso. Tutti i suoi parchi regionali sono stati cassati.

E’ la diretta conseguenza della legge del luglio 2002, la legge che ha come obiettivo indiretto ma prioritario la salvaguardia degli appetiti speculativi che si affacciano sul parco Milano Sud, del Ticino e del Garda; una legge riapprovata dopo ben tre bocciature del Commissario del Governo.

Questa è la politica culturale propria della destra italiana che ci sta governando: una politica antropocentrica, che umilia ogni esigenza della natura, che svilisce la ricerca scientifica, che trascura le questioni legate alla sicurezza del territorio, che impone ovunque, anche nelle situazioni di maggiore fragilità, l’intervento speculativo proprio delle grandi città. O meglio, sta imponendo ovunque un’unica semplificazione culturale: si deve dar vita unicamente all’impresa, al dovere del profitto economico. La qualità del vivere sparisce da ogni obiettivo di governo.