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QT n. 9, settembre 2024 Servizi

Errare è umano, ITEA è diabolica

Come scaricare sui più deboli gli errori di gestione e aggravare una crisi sociale già espolsiva

Cornuti e mazziati. Questa è in estrema sintesi la situazione dei molti inquilini ITEA colpiti dalle bollette pazze.

Di questa storia vi abbiamo detto nel numero di marzo scorso di QT, dove raccontavamo che ITEA aveva di fatto abbandonato i propri inquilini al loro destino per quanto riguardava i costi impazziti del riscaldamento, non controllando che tipo di contratti fossero stati scelti - senza il loro consenso - dopo l’uscita di scena di ITEA stessa come amministratore omnicomprensivo degli stabili passati, dal 2020, ad amministratori privati.

Un mancato controllo che aveva lasciato gli inquilini in balia del mercato del gas e prodotto le famose “bollette pazze”, ovvero costi esorbitanti per il riscaldamento negli anni dal 2021 al 2023. Migliaia e migliaia di euro di spese condominiali che molti non avevano, e non hanno, la possibilità di pagare.

Ma soprattutto migliaia di euro che sono stati addebitati, in particolare da una delle società fornitrici del gas, in base ad un contratto molto discutibile e a pratiche commerciali che avrebbero dovuto essere messe sotto la lente di ingrandimento da parte dell’Istituto per l’edilizia abitativa del Trentino. Un grosso pasticcio che addebitavamo alla totale inanità della gestione di Francesca Gerosa, la quale, nel frattempo, era approdata in giunta provinciale e aveva mollato la patata bollente al collega Simone Marchiori, nuovo assessore alle politiche per la casa.

L’esordio di Marchiori era stato conciliante. Aveva accolto la richiesta di dialogo degli inquilini e di membri dell’opposizione, come Paolo Zanella, del Pd, che cercavano una soluzione politica del problema.

Fatto il tavolo con tutti attorno, era cominciata una trattativa in cui inizialmente, dicono alcuni inquilini delle torri di Man, tra le più colpite dalle bollette pazze, Marchiori aveva perfino promesso una sanatoria. Poi invece era arrivato con la proposta di allungare il tempo di rateizzazione delle bollette: da 24 a 48 mesi.

Nel frattempo tra Comune e Provincia era stato “arrangiato” un blocco temporaneo degli sfratti per morosità che ITEA era pronta a mandare già in primavera.

La risposta di tutti i partecipanti alle trattative era stata interlocutoria. Il problema, come sottolinea Paolo Zanella, non è infatti in quanto tempo pagare quelle bollette, ma se quelle bollette siano effettivamente totalmente dovute, perché ci sono molti dubbi sulla correttezza contrattuale del fornitore.

Questo volevano anche gli inquilini: capire se erano stati truffati (cosa di cui peraltro sono convinti). E in quel caso chiedevano che fosse ITEA a farsi carico di andare a controllare e poi eventualmente agire contro il fornitore. Ma ITEA non sembra più capace di svolgere i propri compiti. Finora nessuno sa se siano stati fatti i controlli (molte volte promessi, anche da Francesca Gerosa) sui contratti. E non risulta nessuna azione legale, né una spiegazione pubblica della questione.

Quello che invece è successo è che alla fine il buon Marchiori ha scaricato tutti: il 2 agosto scorso ha annunciato la rateizzazione allungata a 48 rate senza altro spazio di discussione (da tempo gli inquilini aspettavano di incontrare nuovamente l’assessore, ma, dicono, “non ci ha mai ricevuti”).

Francesca Gerosa

Quindi se truffa c’è stata gli inquilini se la devono mettere via e subire. Anche perché, una volta trovata la “brillante” soluzione delle maxirate, ITEA è ripartita con gli sfratti. O meglio: dall’inizio di agosto sono cominciate ad arrivare le telefonate agli inquilini in cui si diceva che dovevano rateizzare, altrimenti sarebbe partito lo sfratto. E per farvi capire quale sia la portata del problema vi diamo alcuni numeri, ricavati dal bilancio sociale di ITEA: nel 2021 le rateizzazioni concesse ad inquilini erano state 591, nel 2023 sono state 1696.

La reazione delle molte famiglie intrappolate in questo circuito di incompetenza e indifferenza è rabbiosa (ma anche desolata: c’è perfino chi ha ritirato il TFR per poter pagare le spese arretrate). Sentono di non avere sostegno nemmeno da parte del sindacato, l’USB, a cui si erano rivolte fin dall’inizio per coordinare una azione comune. A quanto dicono, lo stesso sindacato sta menando il can per l’aia invece di procedere con la causa legale che sono ancora fermamente intenzionati a fare e per la quale stanno cercando nuovo sostegno.

Il problema è che il sostegno dovrebbero riceverlo da ITEA e non doverselo cercare faticosamente in giro. Purtroppo l’Istituto si sta comportando come un becero padrone di casa (e ci sono privati che sono molto più attenti di ITEA, lo diciamo per esperienza diretta).

A questo punto molti sono stati costretti a rateizzare e chi sa che non potrà mai pagare le migliaia di euro si trova con la mannaia dello sfratto imminente.

E poi gli sfratti

A questo problema si aggiunge poi la questione Icef, che ugualmente sta alimentando il fuoco degli sfratti.

Il diritto di abitare in una casa ITEA, come sapete, dipende dal reddito trasformato in un indicatore (l’Icef appunto) che tiene conto anche di figli o persone a carico e altri elementi con cui si calcola il vero reddito disponibile.

Ora fate un conticino. Negli ultimi due anni gli stipendi sono aumentati di circa il 5/6 per cento. Questo farà sforare l’Icef a molte persone che stavano nella fascia di reddito più alta, sia pur dentro Icef. Quindi l’aumento di stipendio ti toglie il diritto ad una casa popolare.

Peccato che nel frattempo il costo della vita sia aumentato del 16 per cento (dati Istat) e quindi i tuoi soldi non siano realmente aumentati, ma diminuiti. Senza contare che quel 16 per cento è la media tra gli aumenti contenuti per cose “inutili” come gli smartphone di ultima generazione e gli aumenti esorbitanti, ad esempio, per il cibo. Quindi in realtà il conto vero è ancor più pesante.

Ma il parametro Icef è rimasto uguale, nonostante, come ci fa notare sempre Paolo Zanella, sia stato chiesto più volte di aggiornarlo con dati reali.

Ebbene, cosa sta facendo ITEA? Manda gli sfratti per perdita del diritto alla casa popolare. E sono sfratti imminenti, decorrono dalla fine di quest’anno.

Simone Marchiori

Quindi, riassumendo, su una crisi incancrenita come quella dei costi del gas, ITEA aggiunge il carico da novanta degli sfratti per superamento dell’Icef.

Ultimo, ma non meno importante, fatto: ITEA va sempre al rallentatore con la sistemazione delle case libere. Ci sono circa 1200 appartamenti in attesa di sistemazione, ma le previsioni fatte dall’Istituto per i prossimi tre anni dicono che ne potrà completare in media un po’ meno di 500 l’anno che sono quelli che, mediamente in un anno si liberano. Ma se va così quel “residuo” di 1200 quando lo recupereranno?

La “soluzione” di Marchiori

Ebbene, di fronte a questa situazione l’assessore Marchiori, anima bella, che fa? Annuncia che per quest’anno restano chiuse le graduatorie per le assegnazioni di case. Quindi, guarda te, la lista di chi aspetta una casa sarà più corta. Ma è come scopare la polvere sotto il tappeto, il problema riesploderà l’anno prossimo. No, dice Marchiori, perché stiamo cambiando tutti i sistemi e quando avremo finito sarà tutto molto più veloce. Considerate le premesse, facciamo un po’ fatica a credergli. Anche se, va detto, la sua collega di giunta Francesca Gerosa, ha lasciato davvero macerie dietro di sé. Per questo ci sale in bocca un sapore acido quando vediamo notizie come quella apparsa sui quotidiani pochi giorni fa. Parliamo del “premio di produzione” concesso dalla giunta provinciale a Miriana Detti, direttore di ITEA dal 2022 al 2023 (nonché fedelissima di Francesca Gerosa). A Detti la giunta ha dato un premio di quasi 50mila euro nel 2022 e di quasi 60mila nel 2023 (oltre al suo stipendio che va tra i 64 e i 75mila euro annui) per - citiamo testualmente - “i risultati di qualità eccezionalmente al di sopra delle attese”.

È il consigliere Filippo Degasperi a riportare tutto questo in un’interrogazione, in cui rimarca poi che nei due anni “eccezionali” della Detti tutti i dati di bilancio ITEA sono peggiorati: è cresciuto il numero di appartamenti non occupati, si è ridotto il patrimonio di alloggi disponibili e le ristrutturazioni sono state al minimo delle medie decennali.

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