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QT n. 12, dicembre 2022 Cover story

NOT, siamo ai rinvii a giudizio. Ma non basta!

La Procura accusa, la PAT fa il pesce in barile. Ci sono quelli che avrebbero falsato la gara d’appalto, ma anche quelli che li hanno difesi e fatti vincere.

Il bubbone NOT è scoppiato. Non del tutto, siamo solo al primo atto, ma è scoppiato. La Procura ha chiesto il rinvio a giudizio di quattro persone per “turbativa d’asta” nell’appalto del nuovo ospedale.

Qui dobbiamo spiegare bene, perché la Provincia – intesa come guida politica e struttura dirigente - si è difesa dicendo di essere in questo caso “parte lesa”. E la stampa, ahinoi poco incline ad approfondire le cose, ha stoltamente abboccato, mentre ad essere lesi non sono il Presidente Fugatti o l’ing. De Col, Responsabile Unico del Procedimento, sono i cittadini, che per la rovina della gara d’appalto ci rimettono in termini di soldi e di efficienza della sanità.

Dunque, ricapitoliamo. Nel gennaio 2020 la Provincia, nella figura del Responsabile Unico del Procedimento (RUP), dichiara vincitrice dell’appalto la Guerrato spa, preferita all’altra concorrente Pizzarotti. Ben presto si scopre che la decisione ha dell’incredibile. Innanzitutto il progetto della Guerrato non rispetta in maniera eclatante il disciplinare di gara: è un ospedale più piccolo (di 28.000 metri quadri, 200 appartamenti!) di quello richiesto, per niente funzionale, pericoloso (intreccia i percorsi tra sporco e pulito, persone normali, pazienti infetti, pazienti a rischio) come poi certifica oltre ogni dubbio la verifica l’Azienda Sanitaria. Non basta: al contrario della Pizzarotti, azienda da decenni tra le prime 5 imprese italiane, la Guerrato è fragilissima, era in concordato fallimentare al momento dell’inizio della gara, nel 2017, le era stato rescisso dall’Azienda sanitaria di Vicenza il contratto per la costruzione dell’ospedale di Arzignano causa inadeguatezze economiche, tecniche, organizzative nella gestione dei lavori mentre per la costruzione dell’ospedale di Vibo Valentia era incappata in reati di natura ambientale ed indagini della DDA per infiltrazioni mafiose.

Il progetto del NOT della Guerrato

Non basta: il partner finanziario di Guerrato, che dovrebbe finanziare la realizzazione e gestione dell’ospedale (valore a base d’asta 1.744.356.392 euro) è una minuscola società maltese, la Auriga Asset management, che ha un capitale sociale di 300.000 euro. Una sproporzione inaudita: mancano oltre un miliardo settecentoquarantaquattro milioni!

Come hanno fatto la Provincia, la Commissione Giudicatrice della gara, il RUP De Col, l’Ufficio Appalti, ad approvare una cosa del genere? A far vincere il progetto peggiore, pessimo, per di più presentato da un’azienda dalla scarsissima affidabilità?

Come hanno fatto a non accorgersene?

Il punto è che in questa follia c’è del metodo, c’è pervicacia. Perché a mettere in guardia Fugatti, De Col e la PAT tutta sono stati in tanti. Innanzitutto la Pizzarotti stessa, ma è stata snobbata: le aziende non sanno perdere... Poi dodici professionisti di varie società di ingegneria ed architettura, che hanno presentato una minuziosa analisi delle vistosissime carenze ed omissioni del progetto Guerrato, ma si è risposto che erano al soldo di Pizzarotti, senza entrare nel merito, se quei disastri progettuali erano veri oppure no. Ci si è messo, naturalmente, anche QT, con una serie di servizi molto duri, ma noi siamo bastian contrari... Hanno protestato in Consiglio le opposizioni (grillini e Futura, il Pd sempre molto soffice), ma quelle fanno il loro mestiere, non vale la pena ascoltarle.

Insomma, la PAT era stata ripetutamente messa sull’avviso del disastro che stava combinando. E’ andata avanti comunque; ma non può dire di non aver saputo. La scelta di Guerrato ed Auriga è stata ribadita nonostante tutti gli allarmi e le provedi inadeguatezza. Il fatto è ancor più grave in quanto a sollevare forti dubbi è stata anche la giustizia amministrativa. Infatti nel giugno del 2020, su ricorso della Pizzarotti, il Tar giudicava insufficiente il capitale della Guerrato e inadeguata la Auriga a fornire copertura finanziaria, in quanto non è una banca, bensì una semplice SGR (società di gestione risparmio). Il Tar ensurava inoltre la Commissione Giudicatrice che aveva dato un via libera troppo allegro: “L’operato della commissione tecnica mostra evidenti carenze istruttorie e motivazionali”.

A questo punto Fugatti cosa faceva? Ripassava la mano alla Commissione Giudicatrice, che senza alcuna ulteriore istruttoria o motivazione (invocate dal Tar) ribadiva che è tutto a posto: “Vi è sostanziale coerenza tra il Piano Economico Finanziario (prodotto da Guerrato) e la manifestazione di interesse del finanziatore (Auriga)”. E tanto basti, il Tar smetta di rompere.

A seguire, il Consiglio di Stato, con una dotta disquisizione sulle potestà delle banche e delle SRG, dava ragione ad Auriga e Guerrato, che De Col riproclamava vincitrice dell’appalto. Il pateracchio sembrava servito, anche perché la stampa si beveva tutte le veline provinciali e in Consiglio le opposizioni, anche grazie alla perdurante latitanza del Pd, risultavano irrilevanti.

Noi, a dire il vero, non ci siamo arresi. Abbiamo continuato ad indagare con i nostri mezzi. E così abbiamo scoperto che l’amministratore delegato di Auriga, Rosario Fiorentino, è al centro di una rete di società tutte uguali e tutte ugualmente piccole, nelle quali si verificavano regolari balletti di dirigenti, schema operativo che la Banca d'Italia indica nelle proprie linee-guida antiriciclaggio come sospetto, e di cui gli uffici pubblici dovrebbero dare segnalazione (e le Commissioni di Gara tenere conto).

Non solo: Rosario Fiorentino condivide diversi legami societari con Gianluigi Torzi, l’uomo accusato di aver truffato il Vaticano con l’affaire del palazzo londinese, e per questo ricercato dalla magistratura italiana.

Ma i partner poco trasparenti di Guerrato non finiscono qui: la fideiussione di garanzia, indispensabile per partecipare all’appalto è stata fornita da un’assicurazione rumena, City Insurance, così solida da essere fallita il 9 febbraio scorso. Non prima di essere stata sospesa dal diritto di lavorare in Italia dall’IVASS, l’Istituto di vigilanza sulle assicurazioni, causa gravi irregolarità operate dal reale gestore della società, Giuseppe De Cristoforo, i cui figli sono molto ben conosciuti presso la Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli in quanto finiti nelle inchieste sul riciclaggio dei soldi della camorra. “In che mani stanno mettendo la sanità trentina?” titolavamo.

La svolta: entrano in campo gli inquirenti

La PAT, Fugatti e De Col facevano finta di niente. Il Pd dormiva. Rossi soccorreva Fugatti e De Col votando contro la richiesta di costituzione di una commissione d’inchiesta avanzata dalle opposizioni in Consiglio provinciale. Invece, in parallelo, si metteva in moto la macchina giudiziaria, che ipotizzava i reati di turbativa d’asta e falso ideologico. E operava tutta una serie di perquisizioni, alla Guerrato e anche alla PAT. E da qualche parte si è smesso di stare tranquilli.

Sarà per questo, sarà che si è pensato che non era il caso di tenere bordone a un inghippo troppo manifesto, sarà per un sacrosanto sussulto di onestà e dignità, ma i tecnici dell’Azienda Sanitaria, mai coinvolti nella vicenda Guerrato sino all’autunno 2022 (come mai?), non hanno avallato questo scempio. Così dalla Conferenza dei Servizi al cui vaglio era stato sottoposto, lo scombinato progetto ospedaliero della Guerrato veniva giudicato con parole pesantissime, del tutto inaccettabile ed inemendabile (cioè non correggibile!), in quanto per niente rispondente a diversi fondamentali requisiti richiesti dal bando di gara, dalle normative sugli ospedali, dalla logica. A questo punto Raffaele De Col (e dietro di lui, Fugatti) cambiava cavallo: come se niente fosse, liquidava la Guerrato con frasi sprezzanti, faceva a pezzi il progetto e annullava la gara. La stampa, frastornata, annuiva. Eppure si trattava dello stesso progetto che i due avevano decantato a mezzo stampa ed in TV: come dimenticare il servizio del TGR ad inizio giugno ‘21 con intervista direttamente sull’area di via al Desert?

Questa la storia finora. Che serve ad inquadrare le novità: la Procura della Repubblica di Trento ha chiesto, per turbata libertà d’incanti, il rinvio a giudizio di quattro persone. Sono Antonio Schiro, legale rappresentante della Guerrato; Giancarlo Masciarelli, Chief restructuring officer della Guerrato, interessante personaggio su cui approfondiamo nella scheda a pag. 13; il sopra menzionato Rosario Fiorentino, legale rappresentante di Auriga; Carlo De Simone, legale rappresentante della European Brokers srl. Per gli ultimi due c’è in ballo anche il reato di abusiva attività finanziaria.

Con questo passaggio, tutti i dubbi acquistano rilievo ufficiale. La Procura infatti sostiene che la Guerrato abbia presentato una proposta fasulla, in quanto la “proposta di finanziamento” era avanzata da una società – Auriga – che non solo era priva dei requisiti patrimoniali atti a garantire realmente la Stazione Appaltante (cioè la PAT), ma anche non era proprio autorizzata a concedere finanziamenti, come gli inquirenti (ma non gli svampiti tecnici provinciali) hanno riscontrato presso le autorità di vigilanza. Inoltre a Fiorentino e al broker è contestato anche il reato di abusiva attività finanziaria, perché hanno presentato un’offerta di finanziamento senza averne le autorizzazioni.

Ora vedremo se il Gip accoglierà le richieste della Procura, e in caso positivo, vedremo il conseguente processo.

Il problema è in casa nostra

Maurizio Fugatti con Raffaele De Col

Però a nostro avviso il problema non finisce qui, tutt’altro. Il problema vero, per il Trentino non è l’individuazione di alcuni presunti maneggioni che, dal Veneto, dagli Abruzzi, passando per Malta, Romania e quant’altro, avrebbero tentato di rifilarci un clamoroso bidone. Il problema è in casa nostra. Come mai in Piazza Dante non si sono accorti di nulla? Come mai hanno approvato il progetto impresentabile? Come mai lo hanno difeso a spada tratta per un anno e mezzo? Come mai hanno prese per buone garanzie finanziarie esilissime, presentate da personaggi improbabili? Chi in Provincia ha valutato e verificato il progetto, le garanzie, la capacità di finanziamento proposti da Guerrato? Ripetiamo, il problema vero non si chiama Schiro o Fiorentino: si chiama Fugatti, De Col, le cinque scimmiette della Commissione Giudicatrice per cui tutto andava bene, l’Agenzia Provinciale degli Appalti. Controllori che non solo non controllano, ma anzi platealmente favoriscono i peggiori. Come è possibile che non abbiano visto, non abbiano saputo, non abbiano capito? E invece abbiano costantemente cercato di zittire chi – la ditta concorrente, le società di ingegneria, la stampa cioè QT, le opposizioni, il TAR – ha continuato per due anni a metterli in guardia? Ora, con simili persone a gestire la struttura provinciale, non c’è nessuna speranza di portare a termine decorosamente, non solo un grande ospedale su cui in tanti ormai stanno mettendo una croce, ma nemmeno altre più modeste opere pubbliche.

Per questo sarebbe bene che l’indagine della Procura proseguisse nell’individuare, oltre alle responsabilità dei presunti turbatori dell’asta, anche quelle dei turbati. Anzi, sinceramente siamo sorpresi che non siano state ancora individuate, confidiamo che ci siano ancora indagini in corso, una struttura che ha così pervicacemente operato per far vincere una soluzione improponibile, non può essere lasciata al suo posto.

Un nuovo attore: la Corte dei Conti?

Comunque non c’è solo il versante dei processi penali. Ci sarebbe quello politico, ma ne abbiamo toccato con mano l’inefficienza: la maggioranza tutta intenta a fare quadrato, l’opposizione ridotta a un paio di consiglieri, il grosso o corresponsabile di altre sciocchezze (Ugo Rossi, assessore alla Sanità ai tempi del primo appalto per il NOT e presidente della Provincia al tempo del secondo appalto-concorso di progettazione) o semplicemente defilato (il PD) sempre in altre faccende affaccendato (le beghe interne) e comunque timoroso di uscire dal ruolo assegnatosi di insulsa opposizione “responsabile”.

Per fortuna il sistema prevede altri momenti di controllo, la giustizia amministrativa, e in particolare la Corte dei Conti. La quale interviene se un atto amministrativo ha provocato un danno erariale.

Nel caso del NOT, che un danno ci sia stato è indubbio. Questi anni spesi in una gara che non ha portato a nulla, ha provocato non solo dispendio di risorse in atti inutili (a cominciare dagli emolumenti alle cinque scimmiette), ma anche uno stato di stand by del sistema ospedaliero trentino, che dovrebbe essere incentrato sul nuovo ospedale e ora non si sa, con il vecchio Santa Chiara che doveva essere demolito e ora andrà (si è già iniziato ad accantonare fondi) in qualche maniera rappezzato in attesa di un appalto che (non prima degli anni ’30) vada a buon fine. Appurata l’esistenza del danno, la Corte dovrà ricostruire come il danno si è generato, quindi le modalità con cui sono state prese le decisioni e le responsabilità conseguenti. Il compito della Corte è quello di controllare l'operato degli organi della pubblica amministrazione verificando se vi sia stata responsabilità e se questa sia dovuta a colpa grave (per imperizia, oppure violazione di norme di comportamento o di doveri d’ufficio) oppure a dolo (leggi mazzette o vantaggi politici, anche se questo è più il campo penale, della Procura). Il fatto è che non basta che un atto abbia rispettato gli aspetti formali. Se cioè gli organismi decisionali (Commissione, RUP, ecc.) hanno preso per buone carte fasulle, non basta che queste avessero tutti i timbri a posto; se ne sono conseguite decisioni dannose, tu puoi essere chiamato a risponderne. E sinceramente a noi questo sembra proprio il caso: non si poteva non accorgersi che il progetto non rispondeva ai requisiti minimi, o che Auriga non era una società fornita di requisiti adeguati, anzi era chiacchieratissima (cosa che i volontari e i collaboratori di Questotrentino hanno saputo appurare, ma non i ciechi, sordi e muti consulenti lautamente remunerati).

Anche perché ogni atto deve obbligatoriamente essere fornito in base a una “motivazione adeguata”. Motivazione che, per ben due volte, la Commissione e il RUP non hanno voluto fornire, come certificato dalla sentenza del TAR, che lamenta come “la motivazione della commissione tecnica costituisce una macroscopica aporia logica” cioè sia una totale presa in giro.

Bisogna proprio fare pulizia..