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QT n. 9, settembre 2023 Servizi

NOT: responsabilità penali?

Una storia scandalosa per Fugatti e i vertici della Provincia. Gli ultimi sviluppi e le puntate precedenti

Nella vicenda NOT prima dell’estate qualcosa si è mosso anche a livello della Procura: l’ipotesi è quella di turbativa d’asta relativamente alla gara di appalto di fine 2018, ossia l’ultima, quella a cui avevano partecipato due sole imprese, Guerrato e Pizzarotti. Le indagini, che hanno portato alla richiesta di rinvio a giudizio di quattro persone, hanno riguardato le garanzie offerte dall’impresa Guerrato a sostegno della propria partecipazione all’appalto: garanzie fondamentali, previste dalla normativa e volte ad assicurare che chi aspira ad aggiudicarsi un’opera pubblica abbia, non solo direttamente, ma anche attraverso istituti bancari o finanziari, le spalle coperte per poterla poi realizzare.

Nel caso della Guerrato le garanzie sono arrivate attraverso una piccola finanziaria maltese - Auriga Sgr - che, possedendo un capitale di soli trecentomila euro a fronte di un impegno di garanzia di un miliardo e settecentomila euro, appare già per questo assolutamente improponibile. Per non parlare della mancanza da parte di Auriga delle autorizzazioni obbligatorie da parte della Banca d’Italia per svolgere appunto operazioni di finanziamento.

Il rinvio a giudizio per turbativa riguarda non solo Rosario Fiorentino, legale rappresentante della società maltese, ma anche il broker Carlo De Simone, che aveva svolto attività di intermediario, Antonio Schiro, ex presidente del C.d.A. dell’impresa Guerrato aggiudicataria dell’appalto e Giancarlo Masciarelli, responsabile dei contatti con la PAT per conto di Guerrato. Per Fiorentino e De Simone il rinvio a giudizio riguarda anche l’esercizio abusivo di attività finanziaria.

Maurizio Fugazzi

Per i lettori di Questotrentino la notizia dell’intervento della magistratura apparirà tutt’altro che sorprendente. Già nel maggio del 2021 in un articolo dal titolo “I soldi per il NOT da dove verranno?” mettevamo in evidenza le scarse garanzie della finanziaria maltese; argomento da noi ripreso nel numero di luglio dello stesso anno: “In che mani stiamo mettendo NOT e sanità trentina?”. E con ulteriori più gravi informazioni tornavamo sul tema finanziario nel maggio del 2022 con l’articolo: “L’indagine finanziaria: quella minuscola, opaca società maltese” ed infine nel dicembre 2022, a seguito appunto del rinvio a giudizio dei quattro.

Le informazioni che avevamo riportato nei vari articoli erano il frutto di una diligente ricerca effettuata quasi esclusivamente attraverso Internet; diligente sì, ma che non aveva richiesto lunghe e costose indagini. Di qui, inevitabile, la nostra denuncia: ma chi si stava occupando della gara non avrebbe dovuto fare lo stesso, ossia andare a verificare? In Provincia, che le garanzie sono sospette (e forse addirittura fasulle) lo devono venire a sapere a seguito delle indagini della Procura? Si può portare avanti fino alla conclusione il processo di assegnazione di un’opera importante come il nuovo ospedale di Trento saltando a piè pari questa verifica?

E al di là degli aspetti formali e legali, ci si consenta anche una forte critica dal punto di vista etico. Malta è notoriamente un paradiso fiscale, legale certo, ma che qualche dubbio su chi sceglie di approfittarne non può non destarlo. Il privato è anche libero di scegliere, ma una realtà pubblica come la Provincia non dovrebbe porsi dei dubbi a fronte di un’impresa di costruzioni che deve cercare a Malta qualcuno disposto a fornirle garanzie finanziarie?

La difesa dell’indifendibile e il voltafaccia

L’ing. Raffaele De Col

Come ha reagito la PAT davanti all’azione della Procura? Solo delle anime pie potrebbero pensare che, quantomeno a livello politico, si sarebbe finalmente ammesso che qualcosa di poco chiaro nella gestione delle procedure per l’appalto era avvenuto e fosse quindi ora di individuare le responsabilità. Nulla di tutto ciò. Con una classica mossa da giocatori d’azzardo la PAT ha rilanciato e ha deciso di costituirsi parte civile nel processo in corso (bisognerà aspettare novembre per sapere se i giudici accetteranno la richiesta). In pratica, sostengono gli avvocati della Provincia, l’ente pubblico è stato imbrogliato e ha subìto danni patrimoniali e di immagine, per i quali è giusto chiedere un risarcimento.

Letta così sta in piedi, ma solo se si ignora quello che ormai dovrebbero sapere tutti: le carte erano un po’ truccate, certo, o forse addirittura false, ma bastava un po’ di diligenza e di serietà per verificarle e scoprire l’inghippo. A meno che ovviamente il progetto non fosse proprio quello, ossia di non volere scoprire niente.

D’altra parte in questi tre anni di approfondimenti e di inchieste sulla vicenda NOT abbiamo ampiamente documentato che la totale mancanza di garanzie finanziarie da parte dell’impresa scelta dalla Proincia era sì un aspetto grave e dirimente, ma non il solo. Altrettanto, o forse maggiormente grave era il fatto che tutto il progetto, nei suoi aspetti tecnici, non stesse in piedi e anche da questo punto di vista si è seguita la stessa strada. Si è permesso (o voluto?) che un progetto delle cui carenze era impossibile non accorgersi proseguisse il suo iter attraverso le varie fasi di gara per finire addirittura vincitore. Poi per oltre un anno si è difeso a tutti i costi l’indifendibile per concludere con un precipitoso voltafaccia a seguito degli impietosi rilievi tecnici sul progetto della Guerrato. Rilievi giunti da parte dell’Azienda Sanitaria, che è stata coinvolta inspiegabilmente tardi nell’esame del progetto. A quel punto, inevitabile l’annullamento della determina a favore della Guerrato da parte dell’ing. De Col nella sua qualità di RUP (Responsabile Unico del Procedimento).

Ma De Col era lo stesso funzionario che aveva in precedenza firmato la nomina della Guerrato come vincitrice. Abbiamo così assistito a un’altra dimostrazione di sfrontatezza e negazione delle proprie responsabilità, in questo caso da parte di chi aveva gestito l’appalto, perché è difficile definire diversamente il comportamento di chi prima decide che sei il vincitore, elogia in tutti i modi il tuo progetto, sbeffeggia chi lo critica, poi cambia idea e dichiara che il tuo progetto fa così schifo che non è neppure il caso di provare a modificarlo, tanto non funzionerebbe lo stesso. E già che ci siamo ti chiede pure i danni.

Quanto poi all’ipotesi di passare al progetto presentato dalla seconda impresa, come logica vorrebbe, neanche pensarci. La Provincia decide di annullare l’intera gara: abbiamo scherzato, dice, adesso non si fa più il Nuovo Ospedale Trentino (NOT), ma il Nuovo Polo Ospedaliero Trentino e pazienza per l’impronunciabile acronimo. Purché non si nomini più il NOT a Fugatti qualunque nome va bene. Naturalmente anche qui si utilizzano abili sotterfugi per fare accettare la scelta senza critiche. Le condizioni sono cambiate, si sostiene, c’è stato il Covid, si è deciso di istituire la Facoltà di medicina per la quale si richiedono ulteriori spazi, forse l’idea del project-financing previsto dalla gara non è più attuale (salvo al contempo riproporre la stessa modalità per la gara dell’ospedale di Cavalese).

Osservazioni valide e che sicuramente giustificherebbero la revisione di alcuni aspetti del progetto, ma ancora una volta si finge di non vedere che esse nulla hanno a che fare con le vistose carenze tecniche del progetto dichiarato vincitore rispetto alle precise richieste del capitolato di gara originale e altrettanto dicasi per le carenze finanziarie presentate dalla Guerrato.

Per l’annullamento della gara le due imprese non ringraziano e fanno causa; il TAR si pronuncerà in autunno.

Per i nuovi ricorsi invece ringrazia Fugatti, che fin dall’inizio del suo mandato, grazie alla scusa che si era in attesa di pronunciamenti della giustizia amministrativa, ha potuto sempre trincerarsi dietro ad un comodo silenzio davanti alle questioni spinose legate al NOT, applicando benissimo una delle sue caratteristiche migliori, quella appunto di non rispondere. È facile immaginare che anche De Col, le cinque scimmiette della commissione di gara che nulla hanno visto, letto, calcolato, ed altri funzionari della PAT possano a loro volta ringraziare. In fondo i vari ricorsi delle imprese hanno in effetti sviato l’attenzione e obnubilato molte menti, evitando che ci si concentrasse sulle vere responsabilità di questo che per i Trentini è un vero disastro.