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QT n. 10, ottobre 2020 Servizi

Tonina,assessore solitario?

Gli ambientalisti gli sono indigesti, e a dispetto delle regole evita ogni confronto.

Mario Tonina

Mario Tonina, ex centrista, ex UPT, si trova decisamente a suo agio in questa amministrazione provinciale. Come il suo presidente Maurizio Fugatti e i suoi colleghi, scappa dal confronto, anche quando imposto da leggi provinciali. Se Fugatti si mostra infastidito dai sindacati, dai volontari dei centri di accoglienza, dagli operatori della sanità, a Tonina gli ambientalisti risultano indigesti. E lo dimostra con i fatti.

La legge provinciale 23 maggio 2007 n° 11 che regola le politiche territoriali e delle aree protette, costruita tre legislature fa attraverso un vivace e costruttivo confronto con le associazioni ambientaliste e la SAT, all’articolo 51 prevede l’istituzione di una Cabina di regia delle aree protette e dei ghiacciai. Questo gruppo di lavoro, che vede al suo interno la presenza delle aree protette, di Trentino marketing, del Consorzio dei Comuni e delle ASUC, di operatori turistici e forestali, del MUSE, della SAT e degli ambientalisti, deve affrontare compiti importanti, come recita l’articolo citato della legge: “Attraverso la Cabina di regia delle aree protette la Provincia coordina, promuove e indirizza le azioni di conservazione della natura e di sviluppo delle aree protette provinciali, ivi compresi i ghiacciai e le aree periglaciali, anche proponendo nuove aree protette, e assicura l’informazione e la partecipazione alla definizione delle strategie e degli indirizzi di settore. La Cabina di regia cura, inoltre, la connessione organizzativa e promozionale dei parchi e delle riserve all’interno della rete provinciale delle aree naturali protette e tra questa e la rete nazionale e internazionale di conservazione della natura”.

Sono frasi precise, impegnative. Ma Tonina, probabilmente infastidito dalla presenza degli ambientalisti, ha pensato bene di evitarne la convocazione. Eppure proprio dall’interno di questa Cabina nel passato erano scaturite proposte poi riprese anche a livello nazionale: le linee guida del piano parco dello Stelvio, una franca discussione sulla gestione dei grandi predatori, la costruzione dei piani di gestione delle reti delle riserve. E gli assessori di allora non erano certo teneri verso gli ambientalisti: pensiamo ad Alberto Pacher o a Mauro Gilmozzi.

Il nuovo bacino di innevamento artificiale a passo Feudo (Pampeago), nel cuore di una morena glaciale.

Mario Tonina convocò la prima riunione della nuova legislatura solo il 2 agosto 2019, in piena estate e lungo tempo dopo un evento ambientalmente sconvolgente come la tempesta Vaia. Si impegnò in una apertura al confronto, anche se contrariato da alcuni articoli sui giornali. Fù esplicito il suo invito a tenere tutto chiuso nell’ambito dei lavori della commissione. Sembrava comunque un buon inizio, ed invece la seconda riunione venne convocata solo l’11 dicembre 2019. In quella sede, oltre ad auspicare il varo urgente di un regolamento di funzionamento della commissione, l’assessore impose uno stravolgimento delle linee guida sui grandi eventi in quota (vedi QT n°5 del 2019). Portò all’attenzione della Cabina un documento che sintetizzava 38 pagine di lavoro svolto dal Servizio conservazione della Provincia con gli ambientalisti e la SAT, condiviso anche dal Consiglio di amministrazione della Fondazione Dolomiti UNESCO, ma impedì di fatto alle associazioni di avanzare delle osservazioni. Infatti il 20 dicembre, a ridosso del Natale, la Giunta provinciale approvava il testo voluto da Tonina, privo di indicazioni coerenti ed efficaci nel tutelare le alte quote.

In quella riunione Tonina avvertì i membri della Cabina di regia della necessità di intraprendere un lavoro intenso, in tempi brevi, anche per arrivare a discutere su come recepire in Provincia il documento dell’ONU sulle strategie mondiali, tese a riportare sul pianeta giustizia sociale, diminuzione della povertà e tutela della biodiversità. L’assessore era tanto convinto su questi impegni che attese di attivare la successiva convocazione il 17 marzo: nel frattempo tutta Italia entrò in emergenza sanitaria e saltarono così i tavoli di confronto.

Il gruppo delle Marmarole (Auronzo).

Certo, venti persone potevano anche ritrovarsi in remoto utilizzando gli strumenti tecnologici ormai diffusi, ma all’assessore il confronto proprio non interessava. E lo ha dimostrato ad emergenza finita: a tutt’ oggi - inizio ottobre 2020 - la Cabina di regia delle aree protette non è stata più convocata. Nonostante i conflitti del mondo ambientalista con questa Giunta provinciale siano ormai quotidiani e severi: allargamento della aree sciabili, diffusione dei bacini di innevamento, gestione dei grandi predatori, Lago Santo, Passo Lavazè, consumo di suolo, seconde case, una gestione fallimentare della tempesta Vaia... Proprio partendo da questo insieme di emergenze e preso atto della latitanza dell’assessore, le associazioni ambientaliste hanno pensato di coinvolgere sul tema la terza Commissione legislativa, arrivando a chiedere in quella sede un potenziamento delle funzioni della Cabina di regia, portandola ad interessarsi della gestione di tutto il territorio libero provinciale e coinvolgendo più specializzazioni. Infatti, come recita Agenda 2030, ogni criticità, non solo a livello planetario, ma anche locale, è strettamente connessa con le scelte di governo del territorio e delle risorse che vengono attuate. Ma sembra che queste interconnessioni non coinvolgano il nostro assessore. Infatti, da presidente della Fondazione Dolomiti UNESCO, il 7 settembre ha convocato Mountain Wilderness nel tentativo di far comprendere a questa e alle altre associazioni ambientaliste nazionali, quanto sia produttivo l’ente, come si sia sbagliata mira denunciando ad UNESCO a Parigi il fallimento della mission della Fondazione.

Al termine dell’inutile incontro Tonina si è perfino permesso di emettere un comunicato propositivo e positivo, senza ovviamente cercare un minimo di condivisione con l’altro partner. E si è subito fatto notare nel bellunese. Non certo per sollecitare il rispetto delle aree protette dei nove gruppi monumento naturale del mondo, ma per inaugurare sul Nevegal, ben lontano dalle Dolomiti, l’ennesima inutile patacca in cemento e acciaio, un balcone panoramico imposto alla montagna.