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QT n. 9, settembre 2019 L’editoriale

Il Trentino incattivito

Maurizio Fugatti si sta rivelando un estremista della peggiore entità leghista, la xenofobia, declinata in autentica cattiveria

Maurizio Fugatti

Maurizio Fugatti ci ha stupito. In senso negativo. Si pensava fosse un politico giovane ma navigato, relativamente moderato, alieno dagli eccessi dell’estremismo. Invece, arrivato al governo, posizione in cui in genere ci si ammorbidisce, perché si deve cercare di rappresentare tutta la comunità, non solo la propria parte, si sta rivelando un vero estremista. Ed estremista sul versante peggiore dell’identità leghista, la xenofobia, declinata in autentica cattiveria. Non si possono che definire così le recenti uscite: contro l’utilizzo dei profughi, come volontari, nell’assistenza agli anziani nelle case di riposo; o la rinuncia a un milione di euro stanziati dal Fondo asilo, migrazione e integrazione del Ministero dell’Interno per corsi di italiano per stranieri residenti.

Attenzione, qui non c’è nessun “Prima i trentini” (slogan che peraltro aborriamo): i trentini anziani non ci rimettono niente nell’essere aiutati dai profughi, anzi. Come pure alla generalità dei trentini non nuoce certo se gli stranieri già residenti imparano l’italiano, e senza spese per le casse provinciali. Anzi.

E allora l’unica ratio di questi provvedimenti è mostrarsi cattivi. Perseguitare, per ora solo con la legge, chi viene da fuori, e che potrebbe e vorrebbe aiutarti. Sono provvedimenti mostruosi, che sinceramente provocano un moto di rigetto nell’animo.

Ma c’è di peggio. In questa perversione c’è della lucidità. C’è dietro un progetto. C’è la volontà di impedire la normalizzazione nei rapporti, l’integrazione; far crescere la diffidenza, e se possibile, l’odio. Per Fugatti il nero che aiuta il vecchietto, che fa il cameriere (gli albergatori lamentano come primo problema la carenza di manodopera), quello è il nemico. Il nero che piace a lui è quello che bighellona in piazza Dante, meglio ancora se spaccia. Così si può attizzare ancora più avversione, ancora più odio. E Fugatti, come Salvini, ha deciso di vivere, prosperare sull’odio.

Questa è malvagità.

Ma forse non è il caso di interessarsi troppo di Fugatti. Certo, i politici hanno le loro responsabilità di cui è giusto siano chiamati a rispondere. Ma il problema di fondo è la società che li esprime. La società trentina come si rapporta con un presidente, con un governo che alimenta l’odio? Lo segue? Si lascia trascinare in questa degradante spirale di cattiveria?

La società trentina, appunto. Quella che viene dalla montagna, ambiente aspro, dove si deve imparare ad essere solidali, ad aiutarsi, ad essere comunità. La società che ha espresso le Regole, gli Usi civici, le comunità montane. Che ha alimentato il corpo e la leggenda degli Alpini, i militari che hanno fatto della reciproca solidarietà la ragione della loro valentia nei più difficili dei campi di battaglia; e che, superati nei tempi della guerra tecnologica, hanno saputo reinventarsi come eccezionale ausilio alla Protezione civile. E proprio negli aiuti ai terremotati, e a tutte le vittime di disastri, la nostra Protezione Civile, ossia la nostra società, sempre si dimostra all’avanguardia in tutto il Paese.

Ecco, una società che ha questa storia, queste tradizioni, come può imbarbarire al punto da coltivare al proprio interno la perfidia verso il diverso?

A questa domanda non si sa ancora dare risposte. Certo, in questi giorni abbiamo visto delle reazioni, proprio all’interno del mondo politico che appoggia Fugatti. È stato l’ex assessore Silvano Grisenti (non certo una mammoletta) a prendere duramente le distanze: “Convivenza, solidarietà, capacità di guardare al diverso con apertura sono i valori per noi (la lista Progetto Trentino, alleata della Lega, n.d.r.) irrinunciabili”; lo ha seguito, con parole più felpate, l’assessore Mario Tonina, che di Fugatti è vicepresidente. Con Grisenti si schiera anche la senatrice Donatella Conzatti, di Forza Italia (anche se con un piede fuori) e pure, con una lettera pubblica molto dura (e ineccepibile, per noi) Roberto Pergher, già candidato di Forza Italia alle scorse elezioni provinciali (anche se poi entrambi vengono sconfessati dal partito).

Insomma, anche nel centro destra c’è chi certe cose non riesce a digerirle. E difatti, nell’aula del Consiglio Provinciale Fugatti fa delle prime marce indietro.

Il tema però rimane: la società trentina come si rapporta con la cattiveria xenofoba eretta a sistema?