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QT n. 5, maggio 2019 Seconda cover

Fugatti e i migranti

Il prezioso lavoro del Cinformi nell’assistenza ai richiedenti asilo, che sono sempre meno, e una collaborazione fra pubblico e privato, neutralizzano, almeno in parte, gli effetti deleteri del Decreto sicurezza.

La strategia della giunta leghista, in tema di migrazione, è cinicamente lungimirante: con la chiusura dei porti, si è ritrovata con meno persone di cui occuparsi e a quel punto può evitare la catastrofe pur impegnando poche risorse.Vediamo di chiarire la situazione partendo dal Cinformi (Centro informativo per l’immigrazione), l’organismo provinciale deputato ad occuparsi, fin dal 2001, di tutti i temi legati all’immigrazione. Si tratta di un’unità operativa del Dipartimento Salute e Solidarietà sociale, in cui operano le persone più preparate e che meglio conoscono le problematiche dell’immigrazione in Trentino.

Nella scheda della pagina seguente riportiamo l’elenco dei compiti ad esso affidati; qui ci limitiamo a richiamarne due tra i più delicati: la gestione delle vittime di tratta e quella dei minori non accompagnati.

Una simile mole di attività non è svolta (né potrebbe esserlo) esclusivamente dai dipendenti provinciali del Dipartimento Salute, che invece indirizzano e coordinano le attività di una serie di soggetti/associazioni, che operano nel settore e garantiscono i servizi necessari al raggiungimento degli obiettivi.

Alla luce dei risultati raggiunti negli anni (e riconosciuti in più ambiti), ci sembra di poter parlare di un ottimo mix di collaborazione tra realtà del privato/sociale e del pubblico. L’elemento caratterizzante di questa eccellenza è stata indubbiamente la scelta, effettuata dal Cinformi fin dall’inizio, di optare per una forma di accoglienza diffusa sul territorio, scelta che tra l’altro distingue l’accoglienza trentina dalle altre realtà. A motivarla, come ci è stato spiegato nella chiacchierata con i responsabili del Cinformi, una constatazione determinante: se l’integrazione nel nostro tessuto sociale è il fine ultimo a cui deve mirare l’accoglienza (quanto meno per coloro che alla fine vedranno riconosciuto il loro diritto all’asilo), le possibilità di instaurare contatti e rapporti umani, oltre che quelle di trovare lavoro, sono sicuramente maggiori se gli immigrati vengono raccolti in piccoli gruppi sparsi su più realtà locali, piuttosto che se raggruppati in grandi assembramenti nei grossi centri urbani.

Ovvio e indiscutibile. Nessun sistema di accoglienza, diffuso o meno, può prescindere dall’attuazione di alcuni servizi fondamentali, che, oltre a garantire cibo e alloggio, riguardano l’insegnamento della lingua italiana, i corsi di orientamento al lavoro e l’assistenza psicologica.

Su quest’ultimo aspetto è giusto ricordare che per molti migranti allo shock causato dal dover abbandonare tutto, sia in termini materiali che affettivi (e crediamo che nessuno di noi abbia mai neppure lontanamente affrontato una simile situazione), si aggiunge spesso il terribile tema delle violenze subite.

Il vero neo del sistema risiede, come noto, nei tempi troppo lunghi – anni - che caratterizzano l’iter delle richieste di asilo; finora si è provveduto a fornire in questo lasso di tempo ampi servizi (dal corso di italiano, ai corsi di formazione al lavoro) a tutti i migranti presenti nei centri, in quanto tenerli fermi per anni a non far niente sarebbe la strada migliore per indurne alcuni a fare le cose sbagliate. Scontando il fatto che alla fine questi servizi saranno stati usufruiti anche da chi non ottiene l’agognato diritto d’asilo (e dovremmo chiederci quale futuro li attende); ma il tessuto sociale ne avrà comunque avuto dei vantaggi, sia in termini occupazionali che di ordine pubblico. E nel contempo si sarà contribuito a formare delle persone migliori.

I numeri

Veniamo ai numeri: il picco massimo è stato raggiunto dopo l’estate del 2017 con poco più di 1.800 persone, scese nell’ottobre 2018 a 1.400 per effetto della chiusura dei porti. Numeri che ovviamente sono in costante diminuzione (oggi siamo a poco più di 1.200).

Non esiste insomma, per quanto sbandierata, alcuna “emergenza migranti”. È difficile considerare emergenza la presenza di meno di duemila persone in una provincia ricca di risorse, che conta più di cinquecentomila abitanti (lo 0,4% della popolazione trentina). Insomma, la narrazione effettuata è stata una distorsione della realtà.

Se poi ci si concentra sulle presenze attuali e su quelle previste, lanciare messaggi allarmistici è ancora più ingiustificato.

Basta però leggere i ripetuti annunci sulla stampa per capire che Fugatti non è affatto disposto ad abbandonare la linea dura, allineato in tutto con le direttive nazionali del suo capo. Le sue prime mosse hanno avuto come effetto l’eliminazione di parte dei servizi di assistenza in essere. Facile soluzione, appellandosi al Decreto Salvini ed alla conseguente riduzione della cifra messa a disposizione dello Stato per ogni migrante (si è passati da 33 a 24 euro a persona di media).

Ma qualcuno si è comportato diversamente - basti citare i casi dei sindaci Orlando e de Magistris - e forse analogamente avrebbe potuto fare la nostra Provincia, anche solo per non buttare alle ortiche il concetto di accoglienza diffusa, come invece si è deciso di fare. Sicché i migranti rimasti saranno concentrati tutti a Trento. Pochi dubbi sul fatto che questa scelta risponda appieno alla linea tenuta dalla Lega prima e durante l’intera campagna elettorale.

Nonostante tutto...

A nostro avviso queste scelte non comporteranno, sul territorio trentino, grosse reazioni negative e presumibilmente Fugatti potrà continuare a raccogliere consensi senza trovare troppi contrasti. Questo per una serie di evenienze: tanto per cominciare, la forte riduzione del numero di presenze di immigrati (trend che si verifica su tutto il territorio nazionale già dal luglio 2017, quando ministro era Minniti), che rende tutto più facilmente gestibile; in secondo luogo, per quanto riguarda i migranti attualmente presenti sul nostro territorio, essi hanno già per la maggior parte usufruito di quelli che sono i servizi di assistenza - che ora non ci sono più - durante la loro permanenza nelle strutture di accoglienza, in attesa che venisse processata la loro richiesta di asilo. Infine, un importantissimo ed immeritato aiuto a Fugatti giunge dalle associazioni di volontariato che, consapevoli dell’importanza dei servizi che venivano offerti, sono subentrate in modo decisivo nel supplire quanto venuto a mancare.

Impossibile non leggere positivamente un tale impegno, che mostra come sia ancora forte all’interno della comunità trentina il valore della solidarietà. Impossibile anche, però, non sottolineare l’aspetto negativo di un pubblico che ancora una volta, e non solo in questo campo, rinuncia a svolgere il proprio ruolo.

Non ci sarà nessuna emergenza, dunque, sul territorio trentino. Ma a che prezzo? Evitiamo di essere ipocriti dicendo “Bravi quelli che sono riusciti a ridurre gli afflussi”. La chiusura dei porti testardamente imposta da Salvini, l’interruzione di ogni attività di supporto della nostra Marina Militare, la guerra alle Ong impegnate nel salvataggio dei migranti, sono tutte operazioni a due facce: si riducono gli sbarchi sul suolo italiano ma si accetta che aumentino i morti in mare. Non proprio due aspetti moralmente equiparabili.

L’ipocrisia diventa ancora più grave pensando che molti di coloro che tentano di raggiungere le nostre coste, grazie ad un accordo ignobile con la Libia, vengono intercettati dalla Guardia costiera di quel Paese e riportati nei lager dove le torture, le violenze e gli stupri che li attendono (non si tratta di ipotesi, ma di realtà ampiamente documentata) dovrebbero riempirci di vergogna e ricadono interamente sulle nostre coscienze. In un giorno futuro, come ci ha ricordato Alex Zanotelli, ci verrà chiesto conto di questo nostro silenzio.

Tutte le attività del Cinformi

Trento, la sede del Cinformi

Settore studi e ricerche

  • Redige il rapporto annuale sull’immigrazione in Trentino contenente i dati sulla composizione demografica, sociale e territoriale della popolazione straniera
  • Ricerca e studia i termini del rapporto tra la comunità immigrata e quella di accoglienza
  • Studia la condizione di vita e di partecipazione alla vita di tutti i giorni degli stranieri, rilevandone in particolare i reali bisogni

Settore comunicazione e informazione

  • Individua occasioni di incontro per uno scambio di esperienze fra trentini e stranieri
  • Sensibilizza l’opinione pubblica sulle ragioni delle migrazioni
  • Diffonde la trattazione di tematiche relative all’integrazione, alla conoscenza delle diverse culture e alla convivenza multietnica
  • Fornisce informazioni sull’immigrazione con i diversi strumenti mediatici a disposizione (internet, giornalino, newsletter, radio e tv)

Settore consulenza e front office

  • Favorisce la conoscenza sui diritti e doveri dei cittadini
  • Dà compiuta informazione sulle prestazioni offerte, sulle possibilità di scelta esistenti, sulle modalità di erogazione delle prestazioni
  • Fornisce indicazioni sulle modalità di ingresso e soggiorno in Italia
  • Fissa gli appuntamenti con la Questura, previa verifica dei requisiti necessari per il rilascio o il rinnovo dei titoli di soggiorno
  • Compila le domande di rilascio e rinnovo dei titoli di soggiorno da inviare alla Questura tramite Poste italiane
  • Fa sottoscrivere ai lavoratori stranieri e conserva i contratti di soggiorno al momento della richiesta di rilascio del primo permesso di soggiorno per lavoro subordinato
  • Fornisce consulenza sociale e giuridica alle strutture pubbliche e private e ai singoli cittadini in materia di immigrazione
  • Fornisce un servizio telefonico (call center numero verde) ad enti pubblici e privati nonché singoli cittadini per facilitare la comunicazione e la comprensione nelle diverse lingue a disposizione

Settore finanziamenti

  • Concede contributi ai sensi dell’art. 16 della L.P. 13/90
  • Gestisce e finanzia le convenzioni ai sensi dell’art. 17 della L.P. 13/90

Settore accoglienza soggetti vulnerabili

  • Gestisce il protocollo di procedura di accoglienza per i richiedenti asilo politico ed eroga l’assistenza economica
  • Gestisce e coordina il protocollo di procedura di accoglienza delle vittime di tratta
  • Gestisce 70 posti letto in 17 appartamenti per dare accoglienza a soggetti vulnerabili ancorché lavoratori

Altre attività

  • Gestisce l’accordo amministrativo sottoscritto tra Provincia autonoma di Trento e Questura di Trento in materia di ingresso e soggiorno di stranieri
  • Coordina in Trentino la sperimentazione di nuovi modelli organizzativi relativi ai rilasci dei titoli di soggiorno
  • Supporta i comuni trentini nelle procedure amministrative per il soggiorno dei cittadini dell’Unione ai sensi del D. Lgs n. 30/2007
  • Coordina le attività svolte dalle altre strutture provinciali e dal privato sociale, anche in materia di mediazione interculturale, in luogo della consulta provinciale per l’immigrazione prevista dalla L.P. 13/90.

(ultimo aggiornamento: 11/01/2018)