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La nemesi

Il Consiglio di Stato contro l’insegnamento dell’italiano nelle elementari di lingua tedesca.

E’ certo un po’ troppo chiamarla nemesi, ma in fondo è un modo chiaro per spiegare quanto è accaduto in Sudtirolo di recente a proposito di insegnamento della seconda lingua. La notizia è scesa come un fulmine. Nessuno si aspettava che il Consiglio di Stato trovasse aspetti validi nel ricorso di Eva Klotz contro l’introduzione dell’insegnamento di un’ora d’italiano nella prima elementare in lingua tedesca. Quando l’ora era stata introdotta, la discussione era stata appassionata, con prese di posizioni durissime ma molto limitate, soprattutto da parte degli Schützen. D’altro canto, molti insegnanti e genitori ritenevano un’ora settimanale decisamente poco sia per imparare che per disturbare l’equilibrio identitario dei loro rampolli. Tuttavia, pur non entrando nel merito (che spetta a Tribunale Regionale Giustizia Amministrativa di Bolzano, come istanza unica sulle questioni statutarie), il Consiglio di Stato una bella sera di gennaio ha sospeso l’insegnamento.

La reazione della SVP al governo, e del nuovo assessore alla scuola, Otto Saurer, persona intelligente e aperta, è stata di limitare subito i danni, accompagnando la sospensiva con una prosecuzione volontaria su scelta esplicita dei genitori.

Tutto bene, dunque? Ma perché il Consiglio di Stato ha preso una decisione che appare incredibile se vista nell’ottica di apertura all’apprendimento delle lingue dell’Unione Europea? La risposta a quest’ultima domanda è indispensabile affinché questo "incidente" possa diventare un’occasione di maturazione e di sviluppo di una mentalità più aperta e appunto europea nei confronti del plurilinguismo. Il fatto è che per decenni e con speciale accanimento negli ultimi anni, gli esponenti della SVP si sono impegnati a produrre a tutti i livelli istituzionali interpretazioni estremamente restrittive dell’art. 19 dello Statuto, che funge da garanzia per un’istruzione in madrelingua della minoranza. Queste interpretazioni hanno trasformato la garanzia in obbligo, estendendola anche alla scuola in lingua italiana, allo scopo di impedire le nuove metodologie didattiche atte a favorire l’apprendimento bilingue e plurilingue. I risultati sono un penoso monolinguismo delle nuove generazioni, faticosamente combattuto dagli insegnanti e soprattutto dai genitori, che hanno inventato di tutto perché i loro figli non crescessero privi di quegli strumenti indispensabili che sono la conoscenza almeno delle due lingue ufficiali. Molti, troppi non ce l’hanno fatta e oggi, come più volte si è letto anche in questa rubrica, una parte considerevole di giovani di entrambi i gruppi linguistici si esprime a fatica nella seconda lingua.

Una seconda conseguenza di questa rigidità di interpretazione è la posizione del Consiglio di Stato sul ricorso di Eva Klotz. Quando quest’ultima ha portato alle estreme conseguenze un’opinione che veniva da decenni sostenuta anche dalla maggioranza della SVP, i Consiglieri di Stato si sono trovati probabilmente di fronte alle tante memorie e interpretazioni che non lasciavano loro scelta, a meno di non volersi sentir dire che "lo Stato è ostile alle minoranze" (quante volte avranno trovato espressioni simili negli scritti di esponenti parlamentari e membri di commissioni della SVP, a proposito di metodologie didattiche in materia linguistica!). Chi semina vento raccoglie tempesta. Tuttavia purtroppo i due soggetti di questo famoso detto sono diversi: c’è infatti chi semina vento e altri che raccolgono la tempesta. I giovani sudtirolesi oggi rischiano il loro futuro per colpa dei legulei della difesa etnica, più attenti alle virgole che alla sostanza dello strumento di tutela. Perché fra i genitori di lingua tedesca, la nuova posizione della SVP non trova unanime consenso. Tanti anni di predicazioni hanno lasciato il segno. Se la maggior parte è favorevole a che i propri figli imparino l’italiano (e anche l’inglese), quando il Dolomiten ha aperto una linea telefonica per un incontro col presidente della giunta, moltissimi sono stati coloro che hanno espresso anche timori, quei timori diffusi proprio da esponenti di primo piano del partito: che i bambini abbiano difficoltà a passare dal dialetto al tedesco, che siano oberati di lavoro scolastico, ecc.

A nulla sono valsi infatti gli studi che dimostrano che chi impara da piccolo altre lingue migliora anche la propria, e che una lingua all’inizio la si può imparare anche giocando. Contro queste considerazioni degli esperti, portati da insegnanti e genitori delle scuole italiane per ottenere il via libera alle sperimentazioni didattiche su insegnamento veicolare e compresenze, gli "esperti" della SVP avevano sempre imposto i loro diktat, poco scientifici ma molto efficaci.

Ora si deve tornare indietro. Dubito che il TRGA di Bolzano confermi nel merito le perplessità del Consiglio di Stato: contrasterebbe con lo spirito dell’Unione Europea e anche con l’opinione pubblica più matura del Sudtirolo. Però sarà necessario mettere mano all’art. 19 dello Statuto, se non altro per dare un’interpretazione che vada chiaramente in una direzione opposta a quella finora seguita, a meno di voler continuare su una via che danneggia seriamente il futuro delle nuove generazioni, di quella parte almeno che non può permettersi di ignorare i veti del cieco conservatorismo.