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E’ l’ora del bilinguismo vero

Accolte da Ciampi le rivendicazioni degli studenti di Bolzano: contro la separazione etnica, per l'insegnamento bilingue nelle scuole.

Federica Cattoi

"Sono passati solo otto mesi da quando avete incominciato e già siete arrivati alla Presidenza della Repubblica?"

E’ una domanda che ci inorgoglisce, quella che ci viene posta da uno dei consiglieri di Carlo Azeglio Ciampi al termine del colloquio a Palazzo Ducale.

Otto mesi si fa per dire: il "tavolo" di confronto dell’on. Bressa, al tempo sottosegretario, è stato ciò che ci ha permesso di iniziare a vedere pubblicati i nostri interventi sui quotidiani locali, ma il vero lavoro è partito tre anni fa insieme ad altri rappresentanti degli studenti e ad altri presidenti di Consulta con il tentativo - decisamente riuscito - di riunire i rappresentanti degli studenti dei tre gruppi linguistici in un unico organo.

Tempo dieci minuti di attesa nello studio del Commissario del Governo e il Presidente arriva, sorridente. Mentre ci stringe la mano, ha in volto l’espressione di chi sembra già sapere tutto su quello che stanno per dire i propri interlocutori: questo mi colpisce, come del resto mi colpisce che un Capo dello Stato, tra Euregio e vari incontri istituzionali, trovi il tempo e la voglia di parlare con tre ragazzi di come si sentono e di cosa vogliono i giovani in Alto Adige. Dopo avergli donato tre statuine di legno che rappresentano i tre gruppi linguistici insieme, iniziamo a parlare. E lui, gli occhietti curiosi che si vedono appena sotto le folte sopracciglia, ci ascolta.

Partiamo dall’esposizione del problema: i giovani italiani, tedeschi e ladini sono separati. Motivo di fondo, più che ovvio: le scuole sono separate. Nulla in contrario al senso di appartenenza, all’identità, anzi, facciamo presente al Presidente, la diversità fa la ricchezza. Una convivenza, però, che si limita al "vivere accanto" e che non è un "vivere insieme": c’è poca comunicazione, sicuramente soprattutto per via della lingua.

La soluzione che presentiamo a Ciampi è la possibilità di inserire il bilinguismo nelle scuole prendendo come modello la scuola ladina, cioè metà delle materie in italiano e l’altra metà in tedesco; per avere la sicurezza che questo venga effettivamente realizzato, proponiamo un’aggiunta al famigerato articolo 19 dello Statuto di Autonomia che garantisca, oltre al diritto di avere l’insegnamento nella propria madrelingua, il diritto di scegliere una scuola bilingue.

Se pensiamo al fatto che soprattutto gli studenti italiani hanno difficoltà ad imparare la seconda lingua, allora questa potrebbe essere la via d’uscita ad un problema che ha conseguenze gravi come - oltre alla non-convivenza - la cosiddetta "fuga di cervelli".

Il Capo dello Stato è interessato al modello ladino, chiede a Manuel, il Presidente della Consulta ladina, se questo metodo è efficace, qual è la lingua con cui ha avuto più difficoltà, se ci potrebbero essere problemi per gli insegnanti. Simone, la Presidente della Consulta tedesca, gli parla dei diversi punti di vista tra gli studenti tedeschi sul tema, ma alla fine chiarisce: anche la maggioranza dei tedeschi è a favore del bilinguismo. "Ma allora - esclama Ciampi - l’università di Bolzano in tre lingue è un punto di riferimento per voi!" Sicuramente lo è, e tra me e me penso: è la scuola che è rimasta indietro di trent’anni.

Se andiamo in giro per l’Italia per testare l’idea che la gente ha dell’Alto Adige, la risposta più frequente è: "Italiani, tedeschi, beh… per forza c’è il bilinguismo!" Ahimè, quanto mi duole dover spiegare ogni volta ad un mio coetaneo della Sicilia o della Liguria quanto infondata sia quest’opinione. Non certo perché non ci sia la materia prima, ma perché, per eccessivo conservatorismo, il bilinguismo reale nelle scuole viene volutamente ostacolato.

Se un Capo dello Stato in una visita ufficiale in Alto Adige afferma che è tempo di abbattere i muri etnici, vorrà significare che qualcosa non va?

Se un Capo dello Stato chiede un colloquio con tre diciottenni, vorrà significare che i giovani in Alto Adige finora sono stati ascoltati troppo poco?

Può darsi. Sicura che ci saranno dei miglioramenti, questo evento straordinario mi spinge a non mollare questa causa.

Un grazie di cuore a Ciampi per averci voluto ascoltare.