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Scontro etnico: l’ultima trovata

Fuori i bambini italiani dalle scuole dell’infanzia di lingua tedesca.

I

l capogruppo della Svp in Consiglio comunale a Bolzano, Oswald Ellecosta, è noto come fondamentalista etnico. Molti lo considerano l’altra faccia di Donato Seppi, capo di Unitalia. Linguaggio greve per esprimere una concezione vendicativa dell’autonomia sudtirolese e della sua gestione da parte del partito di maggioranza.

La sua proposta più recente, anzi la sua richiesta, è di avere la lista dei nomi dei bambini che sono iscritti alle scuole per l’infanzia di lingua tedesca, per "epurare" gli italiani, che "occupano" i posti dei bambini tedeschi. L’italianità verrebbe capita dal cognome. Detto da uno che si chiama Ellecosta, farebbe ridere.

La sua richiesta ha scatenato però una reazione emotiva, da parte di tanti italiani che usano questa via per far iniziare ai propri figli un percorso scolastico che è ritenuto non a torto l’unico in grado di integrare veramente i giovani nella società sudtirolese. Le scuole italiane, che interessano poco anche ai politici di lingua italiana, non sono in grado né di insegnare il tedesco, né tantomeno di fornire qualche indicazione di dialetto, unica lingua usata dagli abitanti del Sudtirolo per comunicare fra di loro anche in ambiti ufficiali e non di rado pure a scuola.

Bisogna dire che un gran numero di genitori di lingua tedesca mandano i loro figli nelle scuole per l’infanzia di lingua italiana, creando delle realtà di fatto mistilingue, anche per la presenza di molti figli di famiglie miste, che vengono mandati un po’ nelle une e un po’ nelle altre.

Ellecosta sostiene che la presenza di piccoli italiani che non conoscono il tedesco diventa un impedimento per il buon funzionamento della scuola.

Le reazioni vanno dall’indignato, all’ironico, all’invito al buon senso. Ma non si tratta di una questione così semplice. Esiste infatti una contestatissima norma di attuazione dello Statuto d’autonomia, entrata in vigore nel 1988, che prevede esplicitamente che i bambini possano essere sottoposti ad esame nel caso siano di ostacolo all’attività della scuola e che possano essere allontanati. E vi sono stati numerosi casi in cui le scuole di lingua tedesca hanno espulso bambini italiani, mentre non si conoscono casi inversi, in cui bambini di lingua tedesca siano stati espulsi dalle scuole italiane. Il discorso, ovviamente, parte dalla particolare tutela che lo Statuto prevede per la scuola in lingua tedesca, ma i lettori si chiederanno che cosa accade con i bimbi di famiglie immigrate, parlanti altre lingue. Il problema non si pone, perché i dati dimostrano che la scuola in lingua tedesca scoraggia i bambini di altra lingua. Quasi tutti finiscono nelle scuola di lingua italiana. Alle elementari "Dante", nel centro di Bolzano, vi sono classi in cui il cinquanta per cento di bambini è di altra lingua. Nelle scuole di lingua tedesca, invece, i bambini figli di immigrati sono presenti in misura irrilevante, nonostante i loro genitori per la gran parte lavorino in ambiti come il turismo in cui l’occupazione e la proprietà sono quasi esclusivamente tedesche.

C’è anche tuttavia un aspetto meno etnico, che ha a che fare con la disponibilità di posti. La politica nei confronti della famiglia della Svp, partito conservatore, è da sempre di monetizzare il lavoro di cura e di risparmiare sulle strutture di custodia ed educative della prima infanzia. A Bolzano, all’inizio di stagione, vi è sempre il panico delle giovani famiglie, quando si rende noto che per duecento richiedenti non vi sono posti. Dunque anche la tentazione di Ellecosta di "fare pulizia" si intreccia e somma con l’interesse a fare posto, che gli ottiene il sostegno della sua collega Rottensteiner.

La richiesta del capogruppo Svp, ora sostenuta dal partito e debolmente contestata da altri gruppi di maggioranza con l’obiezione della violazione della privacy, ha riportato anche in primo piano la necessità di riproporre le nuove metodologie didattiche per l’insegnamento della seconda lingua. Riemergono le proposte di istituire nella scuola per l’infanzia sezioni bilingui "ufficiali", e si riparla dell’immersione, l’insegnamento veicolare, sempre più convincente a livello scientifico, e qui metodologia vietata in base a un’assurda interpretazione dell’articolo 19 dello Statuto.

L’iniziativa di Ellecosta sembra inserirsi nella reazione della Svp alla dura sconfitta elettorale delle politiche del 13 aprile. Il segnale dato da Durnwalder – recuperiamo a destra – ha già riportato negli studi della Rai locale di lingua tedesca Franz Pahl, la cui ultima produzione è un libro in cui si vuole dimostrare l’inconciliabilità fra cultura europea e islam e la necessità dunque per la prima di difendersi dall’invasione e di pretendere che gli immigrati si adeguino ai costumi locali. Un dibattito nel corso del quale le esternazioni di Pahl non hanno fatto che rafforzare le posizioni inequivocabili di Pius Leitner, il leader dei Freiheitlichen, che ha fatto quasi la figura del moderato. Ora è il turno di Ellecosta.

Funzionerà? Diversi cittadini del suo gruppo linguistico hanno risposto nei blog che i loro figli li vogliono bilingui o meglio plurilingui e che va benissimo lasciare una scuola monolingue, ma per chi la pensa come lui e vuole sacrificare i propri al monolinguismo. Al di là delle reazioni, è proprio l’atteggiamento ambiguo del partito che lascia perplessi. Durnwalder ha consigliato "buon senso" al gruppo bolzanino, scatenato nel chiedere il diritto di espulsione. Ma le sue motivazioni fanno venire la pelle d’oca: "Il problema pedagogico, quando ci sono bambini di diverse etnie o gruppi linguistici diversi, esiste. Per esempio, quando in una sezione ci sono 5-6 bambini extracomunitari che non parlano le lingue locali, diventa difficile anche per le maestre".

La giunta provinciale, però, non ha voluto aumentare il numero di insegnanti di sostegno nelle scuole italiane, dove questi bambini sono in forte crescita. Il problema "pedagogico" sembra esistere solo per le scuole in lingua tedesca.

Il giochetto può costare caro alla Svp. La gente si aspetta ben altro che la ripresa dell’odio etnico. Sottoposta alla pressione dell’inflazione più alta d’Italia, è stanca di sprechi pubblici, decine di milioni per le terme di Merano, la devastazione del verde lungo l’Adige per il Centro guida sicura di Vadena, i milioni all’aeroporto, ora stoppati dall’Unione Europea. La Corte di Conti mette sotto accusa queste e altre scandalose elargizioni. Riuscirà la Svp a riportare i buoi nella stalla, addomesticando i suoi elettori critici con un bello scontro etnico messo i piedi in tutta fretta con futili pretesti? Nell’aria c’è una bonaccia come prima della burrasca. "Ci rivedremo in ottobre" si sente dire, perché qui il popolo non ha il coraggio di prendere iniziative, disabituato da sempre al confronto democratico. Ma forse ora si è superato un limite invisibile e la Svp non riesce più a calibrare sulla sensibilità popolare i toni delle sue strategie elettorali. Sentirsi dire tutto e il contrario di tutto accresce nelle persone la consapevolezza che il gruppo di potere è ampio, composto da numerosi esponenti di associazioni e istituzioni legati al partito da interessi economici, e che è incapace di riformarsi. Quanti sono coloro che si preparano a vendicarsi nelle urne autunnali?