Menù
Home
QT
Questotrentino
Mensile di informazione e approfondimento
Utente
Cerca
QT n. 20, 23 novembre 2002 Servizi

Storia di acque minacciate

Stramentizzo: un lago da recuperare. Avisio, un torrente da proteggere.

Ormai da anni il lago di Stramentizzo è un’area totalmente dimenticata dalle amministrazioni pubbliche. Durante i cinquant’anni di concessione idroelettrica i vari enti gestori hanno solo puntato al massimo profitto e non hanno dedicato alcuna attenzione alla conservazione dell’ambiente circostante. Il livello dell’acqua è sempre salito e sceso con stacchi temporali improvvisi, con dislivelli pesanti che vanno dai tre ai dieci metri. Appena a monte del lago si è sviluppata la caotica gestione di un cantiere di lavorazione della sabbia, l’invaso del bacino ormai è riempito per oltre il 50% dai residui fognari della valle di Fiemme e dal materiale franato a valle nella tragedia di Stava, oltre 300.000 metri cubi di limo.

Il lago di Stramentizzo.

L’estate appena trascorsa ha in pratica evidenziato con continuità questo insieme di lacune e di abbandono, tanto che pescatori e popolazione locale più volte hanno sollecitato le associazioni ambientaliste e la stampa affinché intervenissero con determinazione nel denunciare la situazione.

Alla fine del problema si è invece fatto carico il Comune di Castello e subito le preoccupazioni degli ambientalisti si sono trasformate in allarme. In una mozione, con la scusa del ripristino ambientale e paesaggistico della fascia lacustre, il Comune chiede infatti alla Provincia di intervenire per svuotare il lago dall’ormai pericoloso accumulo di materiale che spinge contro la diga, ma propone anche altro: la costruzione a monte del bacino di un altro sbarramento che trattenga i materiali inerti che provengono dal fiume Avisio e dal rio Cadino, e la deroga del divieto di escavazione di materiali nel torrente e nelle pertinenze del lago.

Non va dimenticato come appena a ridosso del bacino sia presente un vasto spazio gestito da privati dove si lavorano sabbie e si depositano altri materiali inerti. Non va dimenticato come il rio Cadino sia un torrente naturalisticamente quasi intatto e quindi ricco di massi e di materiale che può interessare diverse aziende locali e professionisti che, avendo ormai dissanguato l’Avisio, hanno bisogno di trovare altri spazi pubblici dai quali ricavare guadagni privati.

Anche il Comune di Cavalese ha sostenuto l’iniziativa di Castello e altre amministrazioni stanno seguendo il passo, anche quando non sono convinti dell’insieme dei contenuti della mozione. Infatti, a Cavalese, l’astensione dei due consiglieri della sinistra ha visibilmente indispettito il sindaco Gilmozzi, pur forte di maggioranze bulgare su questi argomenti. I due consiglieri chiedevano lo stralcio della richiesta di deroghe al divieto di escavazione e dello sbarramento previsto a monte del lago. Ma specialmente avevano chiesto coerenza con i contenuti del Piano generale di utilizzazione delle acque pubbliche che l’assessore Roberto Pinter sta presentando sul territorio provinciale.

Quel piano denuncia una situazione pesante per l’Avisio: un torrente privato della capacità di autodepurazione, che sta sopportando carichi fognari che impoveriscono la qualità delle acque, un torrente privato nella quasi totalità del percorso di naturalità.

Un piano che solo pochi giorni prima Gilmozzi aveva sostenuto nonostante la pesante contraddizione che il territorio da lui amministrato sta vivendo. In questi giorni si sta infatti completando il grande parcheggio a servizio dell’area sciistica del Cermis, ricavato nell’alveo del torrente; si sta deviando il percorso delle acque con lavori di manomissione irreversibili; si preleva acqua dalla falda per l’innevamento artificiale delle piste, mentre l’acquedotto del Comune, ad ogni minima pioggia, porta nelle case acqua carica di sabbia e contemporaneamente ci si lucida la giacca proponendo la farsa dell’ istituzione di un parco fluviale. L’incoerenza di questo agire amministrativo è evidente.

Ma il sindaco ha mostrato nervosismo anche su altri argomenti legati alle politiche ambientali. In assenza di una minima preparazione della popolazione e dei consiglieri comunali, ha portato in Consiglio la proposta di adesione del Comune alla rete delle municipalità che compongono "L’alleanza per il clima". L’intervento dei soli due consiglieri della sinistra, Stefano Turrini e Nicoletta Del Pero, gli han fatto perdere definitivamente lucidità. Non chiedevano nulla di rivoluzionario: chiedevano coerenza, coinvolgimento e trasparenza, chiedevano quali passi stesse compiendo il Comune nel rispondere alle richieste e alle progettualità che un comune che aderisce all’Alleanza per il clima dovrebbe adottare, chiedevano quale fine avesse fatto il tanto declamato piano ambientale della valle di Fiemme.

Molto semplice la risposta del sindaco: "Il piano è fallito perché ci è stato imposto dall’assessora Berasi. Mai noi abbiamo investito in un’Agenda 21 o altro di simile". Il quotidiano l’Adige riporta con evidenza la notizia, ma il giorno dopo è costretto a pubblicare una parziale smentita-conferma del sindaco, e finalmente l’assessora Berasi reagisce mettendo in evidenza le contraddizioni e la debolezza su questi argomenti del sindaco di Cavalese, che ricordiamo anche Presidente del Consorzio dei Comuni e uomo di spicco della Margherita dellaiana.

Queste vicende legate più o meno direttamente ai destini del torrente Avisio, non fanno che riassumere i quattro anni di legislatura dell’attuale governo provinciale di centro-sinistra. Da una parte stanno assessori che in piena buona fede provano a rispondere al mandato elettorale ricevuto investendo sullo sviluppo sostenibile e tentando di costruire cultura sul territorio, anche in periferia. Dall’altra c’è un blocco di potere che generalmente trova collocazione nella Margherita, che costruisce maschere ambientaliste come il progetto di parco fluviale di Cavalese e con i fatti poi vanifica ogni azione di ripristino ambientale, e con delibere cariche di efficacia distruttiva permette la modifica definitiva e il depauperamento del torrente che attraversa la valle.

Il torrente Avisio.

Un torrente che oggi nasce appena sotto la diga di Sorga subito viene rifornito dalle fognature di Moena e da improvvisi getti di detersivi e schiume, poi prova a rinascere e a ricercare spazio e ossigeno lungo la valle e su ogni tratto si trova investito dall’intervento dei caterpillar, da Predazzo fino a Molina di Fiemme.

Forse, invece di investire in mastodontiche pianificazioni, sarebbe opportuno prima fermare ogni intervento in atto nelle acque pubbliche e poi riprogettare un uso della risorsa che abbia veramente ricadute positive sulla popolazione umana, sulla fauna ittica e sul paesaggio.

A Molina di Fiemme, invece di rispondere alle esigenze delle solite imprese di valle, si potrebbe imparare da Soraga, o da Molveno, dove le amministrazioni locali, con una contrattazione difficile ma convinta, sono riuscite a strappare all’ENEL impegni importanti nella difesa del paesaggio e dei laghi e quindi a riutilizzare e ripristinare paesaggisticamente le fasce di pertinenza delle acque.