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QT n. 3, 5 febbraio 2000 Fondo

Haider: Impossibile stare a guardare

Il colpo è clamoroso, una bomba nella storia della diplomazia, una rottura netta con la tradizione. Quattordici stati membri dell’Unione Europea ammoniscono il quindicesimo, la Repubblica Austriaca, che interromperanno ogni rapporto bilaterale se a Vienna sarà formato un governo con la partecipazione di Joerg Haider. L’annuncio di tale decisione è stato affidato al portoghese Guterrez, presidente di turno dell’Uninone Europea.

E’ inutile negarlo: si tratta di una manifesta e perentoria interferenza, da parte di Stati confederati, negli affari politici interni di un altro Stato membro della confederazione. Secondo la concezione tradizionale, poiché le elezioni del 2 ottobre 1999 sono state sicuramente libere e democratiche, i partiti politici austriaci hanno pieno diritto di formare il governo che vogliono. Se fra socialdemocratici e popolari non si sono trovate basi programmatiche comuni per l’ennesima riedizione della grande coalizione, il senso comune della cultura liberal-democratica e l’assioma della piena sovranità dei singoli Stati nell’ambito della propria costituzione porta a considerare la presa di posizione dei 14 annunciato dal Presidente portoghese come una assolutamente indebita interferenza.

Ma i tempi stanno cambiando con una accelerazione impressionante. Dopo l’ingerenza "umanitaria" armata della Nato in Kossovo, l’interferenza diplomatica del 14 sulla formazione del governo austriaco è, pur nella sua assoluta novità, un intervento assai meno inquietante. Anzi, è persino un evento positivo. Non solo perchè incruento, ma anche perché sorretto da solidissime ragioni. Joerg Haider non è una sorpresa nella storia austriaca di questo secolo. Viene spontaneo il ricordo che Adolf Hitler nacque in territorio austriaco, anche se poi il suo sviluppo nefasto fu nutrito dall’humus della Germania del primo dopoguerra. Ma anche l’elezione a presidente della repupplica di Waldheim fu un indizio non del tutto rassicurante. Una buona parte del popolo austriaco evidentemente non ha ancora metabolizzato quel processo di rigenerazione, rispetto all’esperienza nazista, che invece hanno conosciuto i tedeschi da Willy Brandt in poi. Forse perchè l’annessione militare alla Germania nazista, in realtà tutto sommato gradita a gran parte degli austriaci, valse a far ritenere l’Austria più vittima che complice del nazismo. Sta di fatto che nell’ottobre scorso ben 27 elettori austriaci su cento hanno votato Joerg Haider ed il suo partito, che ha così sorpassato, seppur di pochissimo, il partito Popolare.

E’ forse troppo schematico vedere in Haider una reincarnazione di Hitler. La storia non si ripete, ma spesso i suoi demoni ritornano sotto mutate spoglie. Giovanile, elegante, sportivo, ha un piglio personale accattivante. Interpreta l’orgoglio nazionale di un popolo di antica civiltà e di diffuso benessere, come tale diffidente dell’integrazione europea e soprattutto allarmato dall’immigrazione extraeuropea. Non si proclama nazista, ma mostra comprensione e indulgenza verso i protagonisti di quel tragico periodo della storia austriaca. Soprattutto enuncia un progamma verso gli immigrati che non è di chiusura delle frontiere, ma è ben peggiore: abitazioni in quartieri appositi, scuole separate, luoghi di culto non contigui, insomma una netta divisione della popolazione autoctona, per evitare ogni possibile contaminazione. Un vero e proprio apartheid come quello sudafricano del tempo dei Boeri, in mezzo all’Europa del 2000!

L'Europa non poteva stare a guardare. Vi è un trattato di Amsterdam, recentissimo, firmato anche dalla Repubblica Austriaca, nel quale sono affermati i valori ed i principi di rispetto dei diritti dell’uomo, ai quali l’Unione e gli Stati membri devono attenersi. Se una regione della Repubblica Italiana approvasse una legge con un contenuto discriminatorio nei confronti degli immigrati, il Governo prima e la Corte Costituzionale poi annullerebbero una tale legge. L’Unione Europea non ha ancora un tale potere nei confronti dei Governi e dei Parlamenti degli Stati membri, ed è per questo motivo che Prodi, presidente della Commissine permanente, organo dell’Unione, sulla questione è stato più cauto. Ma i governi legittimamente hanno ammonito la Repubblica Austriaca a rispettare, nella sua politica interna, i principi consacrati nel trattato di Amsterdam. La presenza di Haider nel suo Governo, conoscendo il suo progamma politico, costituisce un grave pericolo che tali principi siano trasgrediti. Il partito popolare europeo dovrà richiamare il suo affiliato austriaco. L’accordo tra il cancelliere designato, il popolare Shussel, ed Haider è già stato siglato. Pare però che Haider non entrerà nella compagine di governo: se la circostanza fosse vera sarebbe già un primo risultato della clamorosa iniziativa diplomatica annunciata da Guterrez.

Guai però ad allentare la presa. Può darsi che nel breve periodo Haider ne tragga un giovamento fra il suo popolo. Ma si tratta di una battaglia di civiltà di lunga lena. Sul campo si notano anche destre diverse. Berlusconi e Bossi sono la destra che noi ci ritroviamo. Chirac è un’altra cosa. E Fini troverà il coraggio di crescere o continuerà ad essere succube del televisionaro?