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René Benko fa la spesa a Bolzano

I grandiosi, discutibili progetti del magnate tirolese

A Bolzano ci sono diversi progetti realizzati o in via di esecuzione del magnate, immobiliarista e ora anche editore (ha il 24% di due popolari giornali viennesi, Kronen Zeitung e Kurier) René Benko. Un centro commerciale proposto nel 2012, la nuova cantina di Gries e la costruzione al suo posto di 120 appartamenti di lusso e di garage, l’aeroporto e un progetto per un quartiere di musei, l’archeologico con la mummia del Similaun, di storia naturale e sala da concerto, più spazi gastronomici e per l’intrattenimento notturno sulla collina del Virgolo; terreni Frubona.

Nessuna è frutto di una valutazione del bisogno della città, sono sue iniziative. Ma chi è Benko? E perché Bolzano, capoluogo trascurato dalla ricca provincia e male amministrato dai suoi amministratori? O è proprio questa trascuratezza e debolezza politica che lo ha attirato?

Benko, 44 anni, tirolese di Innsbruck, in pochi anni ha costruito un’immensa fortuna, diventando nel 2021 il 3° più ricco in Austria, e 365° nel mondo. Capace di convincere a finanziarlo banche e privati investitori, nel corso del tempo ha costruito centri medici specializzati, Holding come Immofina, poi diventata Signa, a sua volta scomposta in tante scatole, di cui però il 90% resta in mano alla fondazione della famiglia con sede in Lussemburgo.

La mancanza di trasparenza ha attirato, soprattutto in Germania, l’attenzione di chi si occupa di elusione fiscale e dei suoi rapporti con investitori accusati o condannati per riciclaggio. Il suo primo grande successo fu la trasformazione del Kaufhaus Tyrol a Innsbruck in un centro commerciale. Proprio in questo edificio sta ancora la sede della Signa Holding, nuovo nome di Immofina.

Nel 2021 Forbes la stimato il suo patrimonio in 5,6 miliardi di dollari. Nel 2014 comprò il Karstadt, grande catena germanica di grandi magazzini in crisi e in seguito il Kaufhaus, riducendone drasticamente il personale.

Il gruppo SIGNA Retail riunisce le cinque piattaforme di trading indipendenti SIGNA Premium, SIGNA Department Store Group, SIGNA Home & Lifestyle, SIGNA Food & Restaurants e SIGNA Sports United, la piattaforma leader dell'E-commerce sportivo dell'Europa continentale. Ha acquistato nel 2010 il grattacielo Chrysler Building a New York forse per 150 milioni di dollari e nel 2020 il Palazzo Bauer sul Canal Grande a Venezia, sede di un hotel, e un resort di lusso sul Garda. A Vienna, da dove ha cominciato la sua ascesa, ha trasformato la vecchia sede della Landesbank

nell’hotel a 5 stelle Hyatt Vienna, in pieno centro, e ha trasformato un intero quartiere con lussuosi negozi e appartamenti. I giornalisti sanno che è pericoloso cercare di rompere la nebbia delle sedi delle sue imprese in Lussemburgo e delle sue relazioni pericolose (es: con la svizzera Falcon Private Bank o la russa Sberbank). Chi ci ha provato, fra cui Bloomberg, ha dovuto affrontare i suoi agguerriti avvocati, sempre pronti anche contro il settimanale tedesco d’inchiesta der Spiegel o la WDR, emittente germanica (per chi sa il tedesco, vedi: https://www.youtube.com/watch?v=vbPar8MpC-k).

Boris Groendahl, corrispondente di Bloomberg a Vienna, spiega il suo successo con la capacità di comprare immobili usati male o in decadenza, e trasformarli in hotel, abitazioni di lusso o centri commerciali, divisi in numerosi negozi affinché rendano di più. I suoi immobili sono triplicati di valore in pochissimo tempo. Di fronte alle proteste dei dipendenti licenziati e alle obiezioni al suo modello, riesce ad avere la meglio grazie alle relazioni politiche (senza preferenze di colore, purché a suo favore, nonostante la speciale amicizia con l’allora cancelliere austriaco Sebastian Kurz, che l’ha presentato anche a Putin e portato a Ryad a una delle riunioni del principe dopo l’assassinio di Jamal Khashoggi) e la capacità di convincere a finanziare le sue imprese.

René Benko

La lista della spesa

A Bolzano Benko e i suoi hanno trovato via facile per i loro progetti. Conquistando dei politici che non si curano di rappresentare gli interessi dei cittadini.

Il centro commerciale. Il complesso di via Alto Adige comprende un centro commerciale, un albergo, 150 appartamenti, uffici e 850 parcheggi. Neppure un metro cubo di edilizia convenzionata o sociale, in una città dove tanti giovani se ne vanno perché non ci sono abitazioni a prezzo decente. Un’intensa campagna di denuncia del degrado ha preparato la strada alla proposta di riqualificazione, e a un concetto di città che divide i ricchi dagli altri. In via Garibaldi, che porta alla stazione, c’erano numerosi negozi etnici, un centro per la riduzione del danno, palazzi dove abitavano tante persone normali e anche povere, e nella vicina piazza Verdi una mensa per senzatetto. Molte associazioni sociali e ambientaliste, con architetti e cittadini residenti, hanno opposto obiezioni: gli effetti disastrosi sul piccolo commercio e quelli sociali; il mancato coordinamento col piano di espansione dell’areale ferroviario frutto di dieci anni di discussioni; il traffico scaricato sulle vie vicine già intasate. Il comitato civico chiese un’”istruttoria pubblica” con esperti favorevoli e critici o contrari. Prevista dallo Statuto comunale, ha avuto luogo fra il 7 e il 9 gennaio 2015 (vedi QT, febbraio 2015). In una lettera a Kompatscher, con la richiesta di ascoltarli, si legge fra il resto: "Personalità di fama ed esperti hanno definito il progetto di centro commerciale per Bolzano un progetto che guarda al passato senza elementi innovativi e insieme una catastrofe urbanistica. Secondo loro è sovradimensionato e con un mescolamento di funzioni sbagliata nel luogo sbagliato. Sottrarrà alla città e ai dintorni gran parte del suo volume commerciale, le condizioni di concorrenza saranno a sfavore del piccolo commercio e non porterà né nuovi posti di lavoro né una durevole valorizzazione della città. Per questo sviluppo prevedibile ci sono sufficienti esperienze da altre città. Per non parlare della qualità dell’architettura senza stile e slegata dal territorio".

La giunta comunale li ignorò e il sindaco fece un accordo coi rappresentanti della Signa. Il 22 luglio del 2015 il Consiglio comunale lo bocciò. La giunta di centro sinistra ebbe il voto favorevole delle destre e anche del consigliere di Casapound. Nel segreto dell’urna però la maggioranza non ci fu. Contro erano solo 5Stelle e Verdi. Forse fu la Svp, spaccata al suo interno, a votare contro. Il 23 settembre il sindaco Spagnolli si dimise, perché non riusciva a formare una maggioranza. Ma poche ore prima convocò una conferenza dei servizi per decidere su un nuovo progetto presentato dalla Signa (ci fu poi un’indagine giudiziaria per abuso d’ufficio). Il presidente della giunta provinciale, proprietaria degli immobili di cui era previsto l’abbattimento, diede l’assenso alla richiesta del sindaco Spagnolli, grande fan del centro commerciale. Kompatscher disse: “Il consiglio comunale non ha respinto la delibera di giunta, che stabilisce la linea e le condizioni per il progetto, ma solo l’accordo fra la giunta e il presentatore del progetto. Il consiglio comunale sarà chiamato a decidere su un nuovo progetto”. Avvocato e fine azzeccagarbugli, disinteressato alla decadenza del capoluogo, ha creduto alla campagna del degrado. Caduto il sindaco, arrivò un commissario. Questi a inconsueta velocità propose un referendum, definito dal sociologo Luca Fazzi “una vergogna per la democrazia”. Dal 29 marzo al 4 aprile 2016, sul progetto Benko si votò per una settimana. Furono ammessi al voto anche 3.000 pendolari; non serviva la tessera elettorale, bastava un documento qualsiasi, la propaganda era permessa fin dentro i seggi. Giornali e pubblicità erano solo per il sì. Si fece anche girare la voce che, se non fosse stato approvato, il Comune avrebbe dovuto pagare i danni a Benko. Tutti i partiti erano a favore, tranne i 5 Stelle e i Verdi. Votò il 36% degli aventi diritto, senza quorum, e vinse il sì. Qualcuno che conosco votò a favore perché esasperato per l’immobilismo del comune.

Ora l’enorme cantiere è in piena attività. Salvo nella parte di via Alto Adige, dove lo scavo ha probabilmente toccato la falda acquifera, producendo un lago il cui livello sale, ed è bloccato da maggio. In novembre Giuliano Vettorato, leghista, assessore provinciale all’ambiente, è accorso in aiuto, rispondendo a un’interrogazione. I limiti di scavo stabiliti sarebbero stati rispettati: su un limite massimo di 247,10 m slm, gli scavi nel sottosuolo hanno raggiunto proprio quota 247,10 m, in aprile, quando l’altezza della falda era stata rilevata a quota 246,10.

La cantina. Benko ha convinto i viticoltori associati alla cantina di Gries a cedere il terreno in cambio della nuova cantina di fronte all’ospedale. Ha acquistato anche una quota della cantina. Ottimo affare: durante il lock-down la nuova cantina ha avuto un incremento delle sue vendite online. Nell’area della cantina storica sono sorti alcuni palazzi di appartamenti “di lusso” (almeno per il prezzo), stretti l’uno all’altro, e con un’uscita dei garage su un vicolo stretto. I problemi del traffico e urbanistici non sono del costruttore e sono stati dimenticati dal Comune.

L’aeroporto. Il presidente Kompatscher, che prima di essere eletto aveva fatto la promessa di rispettare la volontà popolare sull’aeroporto, fa rivotare, nonostante nel 2009 l’81% dei voti fosse contrario con un quorum ampiamente superato. Il 12 giugno 2016 i cittadini confermano: 70,6% NO e 29.4% SÌ. Il quorum era del 40%, e a votare sono andati oltre il 46% (più di quanti sono andati al voto e ai ballottaggi in alcuni comuni). E nonostante ciò la Provincia permette che si vada avanti. Con una fine interpretazione pseudo giuridica: il popolo ha votato non contro l’aeroporto, ma contro il suo finanziamento pubblico.

Il 6 aprile 2019 la commissione tecnica della Provincia, che possiede il 100% della società ABD Airport AG ha dato il via libera all’offerta di acquisto dell’aeroporto dei fratelli Gostner (Fri-El, 52%), René Benko (Signa, 24%), Hans Peter Haselsteiner (Fondazione Haselsteiner, 24%. Era l’unica offerta d’acquisto. Michl Ebner, presidente della Camera di Commercio, fa il tifo sui suoi giornali. I Verdi dicono che il prezzo è troppo basso. Sul sito di Signa si legge che “È prevista l'espansione e l'internazionalizzazione dell'aeroporto” (vedi QT, luglio 2016). In ottobre 2021 i nuovi proprietari, indifferenti alla protesta dei cittadini e del sindaco di Laives, su cui insiste l’aeroporto, allungano la pista.

Il Virgolo. Si vuole spostare il museo archeologico in cui si trova la mummia chiamata Ötzi che attira molti visitatori. Il Comune incarica la Sinloc di esaminare i siti proposti. Vincono due siti di proprietà del costruttore Pietro Tosolini, primo ex-ENEL vicino al ponte Druso e terzo ex-INA vicino al ponte Talvera. Secondo è il carcere che però richiede tempi lunghi. Quarto: Virgolo di Benko. Quinto: Sparkasse. Il comune decide che il museo archeologico deve rimanere in città. Benko propone un mega progetto con Museo archeologico, museo di storia Naturale (forse), nuova sala concerti; gastronomia, funivia, un quartiere dei divertimenti che alleggerisca il centro dagli schiamazzi notturni (che ci sono anche in altri quartieri). Il factotum di Benko ha in mente un procedura PPP- Public Private Project. Va di moda.

Decide la Provincia, proprietaria del museo, che per ora temporeggia. Benko, anche se è quarto, ha possibilità di convincere i politici. Tosolini vuole troppo. Lui sventola 175 milioni. Chi obietta che così la città verrà ulteriormente svuotata di turisti, dimenticherà. Invece, non è riuscito a Benko il tentativo di comprare i terreni in via Castel Firmiano di proprietà del Consorzio FRUBONA, costituito da 6 cooperative e 426 soci. Il C.d.A. aveva deciso a favore, ma i contadini associati li hanno smentiti, respingendo la proposta. Fra i contadini la democrazia funziona.