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QT n. 3, marzo 2019 Servizi

“Grazie, Lega!!...? ?”

Le reazioni di studenti e cittadini di fronte a un singolare cartello carico di amara ironia

Passano a frotte gli studenti e gli insegnanti, indifferenti, senza vedermi. È il sonno e il freddo della mattina. Io, con il cartello in vista, il freddo lo sento lungo la schiena. Ma lo so che a farli tirare diritto è innanzitutto la sofferenza della politica. Il “buon senso” proclama dall’alto: “Prima i trentini”, a difesa della nostra identità messa a rischio da chi arriva da fuori. L’attenzione che il cartello ha suscitato in via Belenzani, alla manifestazione “L’Italia che resiste”, sembra l’emozione di un altro mondo.

La domanda scritta a colori è una sfida: “Toglie qualcosa, al migrante spaventato e affamato, il biglietto gratis del bus regalato a me, un anziano trentino sicuro e saziato?

A loro non toglie niente, –soffia il “buon senso” dal basso- è piuttosto la pacchia di cui hanno goduto finora che toglie qualcosa a noi”. Ma basta che un ragazzo curioso si fermi, guardi, e legga, che si forma un gruppetto a conversare.

Chi rifiuta il buonismo dell’arzillo vecchietto storce la bocca, ma i più mi sorridono compiaciuti. Se poi un insegnante, come succede al “Buonarroti”, la mia scuola di un tempo, regge per dieci minuti il cartello “Grazie Lega” al mio fianco, il gruppetto diventa una piccola folla. Nascono le domande, “Chi te lo fa fare?”, “Sei da solo o fai parte di un gruppo?”, e fioccano i complimenti. Anche qualcuno che ha votato la Lega, dice: “Ti rispetto per il tuo coraggio”. Nessuno mi chiede se appartengo a un partito.

Si dividono gli studenti, ma anche gli insegnanti, sull’efficacia o sul rischio del linguaggio ironico. Chi capisce al volo spiega ai più assonnati la differenza fra il “Grazie Lega” esclamativo e quello interrogativo. Una ragazza (succede al “Da Vinci”) sente il dovere di difendere i compagni frettolosi: “Non devi pensare che siano tutti leghisti, è quel ‘grazie’ a trarli in inganno”. In parecchi fanno la fotografia, al Prati e al Rosmini, anche qualche passante. Alcuni insegnanti dialogano con gli studenti. Uno, all’Arcivescovile, trattiene tre sue studentesse: “Fermatevi e leggete, che poi ne parliamo in classe”. Qualcuno mi rinfranca con il tè caldo.

All’università la sofferenza della politica è acuta, persino a Sociologia, eppure ci sono momenti belli. Una giovane donna, non so se professoressa o studentessa fuori corso, a Lettere mi dice: “Dovrei essere io al suo posto, ma non ne ho il coraggio”. A Economia a dialogare con me si trattengono quattro giovani, e uno, di Bari, mi manda la fotografia: “Anche un solo gesto può rendere il mondo migliore”. Al Galilei devo essere io a consolare una ragazza avvilita al vedere troppi suoi compagni indifferenti. Il ‘68 è passato da un pezzo, ma nessuno, in questi quindici giorni di “educazione alla politica” mi sbeffeggia. Solo al “Pertini” la vicepreside vorrebbe allontanarmi: “Le elezioni sono passate, qui metà dei frequentanti sono stranieri, la sua presenza ci infastidisce”. Eppure è lì che un suo studente, dopo avermi scrutato a lungo, vuole pagarmi il biglietto dell’autobus.

Succede altre cinque volte che tre donne straniere e due italiane fraintendano il mio cartello: è una sensibilità che dà speranza, perché intende soccorrere non il trentino, ma chi ha bisogno di aiuto. Sono anche questi segni di un Trentino che accetta di diventare a identità plurale. Io sono avvantaggiato perché figlio di emigrati, e discendente dai Longobardi.

Al “Sophie Scholl” una studentessa mi infila in tasca una lettera di un preside americano ai suoi professori: “Sono sopravvissuto al campo di concentramento, le discipline scolastiche sono importanti se servono a rendere i nostri figli più umani”. La leggo a casa, e vorrei che venisse trasmessa a tutte le scuole trentine.

Penso al Presidente della Provincia che si è commosso ad Auschwitz con i nostri studenti. Certo avrà raccontato a quei giovani che un tempo a Trento la comunità ebraica è stata annientata e la sinagoga chiusa per sempre. Per questo aprire oggi in città la moschea per la comunità islamica non sarebbe ferire l’identità trentina, ma apprezzare il pluralismo che la storia sta producendo.

Per Maurizio Fugatti il “no” alla moschea è però un punto d’onore: me lo ha confermato in un incontro diretto in campagna elettorale. Sarà difficile anche quando, chissà quando, sarà cambiato il clima politico. Ha però già suscitato resistenze il progetto, caldeggiato dall’assessore Mirko Bisesti, di appendere a scuola il crocifisso. Sarebbe un muro che separa quel simbolo identitario, quando c’è bisogno di ponti.

I giovani, una corposa minoranza, che in questi giorni ho visto interrogarsi, e considerare ingiusto il privilegio del biglietto gratuito agli anziani trentini, intuiscono il passaggio che stiamo vivendo. Non sappiamo quanto il cammino sarà lungo. Il mio cartello è accolto con il massimo grado di indifferenza proprio davanti alla porta non di una scuola, ma di una chiesa. In Sant’Antonio da una signora sono scambiato per un accattone, sia pure non molesto: “Non ho niente da darti, ho dimenticato il taccuino a casa!”. Un trentino in giacca e cravatta, davanti alla Biblioteca comunale, vuole far tacere un marocchino e un tunisino che mi si mostrano amici: “Tacete, siete dei parassiti!”. Ma i due africani non tacciono. Io oggi mi sento un poco ringiovanito.

Mezzora di impressioni dall’indifferenza all’attenzione, in una scala da 1 a 5
Luogo Punteggio
Iti Buonarroti 4
Liceo Galilei 2
Liceo Rosmini 3
Liceo Prati 3
Istituto Tambosi 2
Arcivescovile Endrici 2
Istituto Pozzo 1
Liceo Bonporti 1
Istituto Pertini 1
Liceo S. Scholl3
Sociologia 1
Giurisprudenza 2
Lettere 2
Economia 2
Non solo a scuola, anche in luoghi pubblici e in occasione di incontri
“Italia che resiste” 5
Stazione Ferroviaria 3
Piazza Fiera 3
Cineforum 4
Ospedale Villa Igea 1
Biblioteca Isr-Fbk 3
UTE - Fondazione De Marchi 2
Biblioteca Vigilianum 3
Biblioteca Comunale2
Funerale di Raffaella Fioretta3
Religioni e diritti umani 4
Chiesa di S.Antonio, messa e gruppo della Parola 1
“I campi profughi in Terra Santa” - Seminario diocesano 3