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QT n. 5, 6 marzo 2004 Servizi

I campioni del compostaggio

Gli ottimi risultati della raccolta differenziata nella Piana Rotaliana.

Gli straordinari risultati della raccolta differenziata dei rifiuti solidi (si viaggia oramai oltre il cinquanta per cento con punte superiori al settanta), che si misura in alcuni comuni della Piana Rotaliana possono fornire alcune valutazioni anche di carattere generale sull’argomento.

La prima è che la maggior parte della popolazione, se messa nelle condizioni di operare correttamente, risponde con i fatti dimostrando che, eventualmente, è stato l’ente pubblico a muoversi tardi rispetto ad un’aspettativa già matura.

La seconda è che, a Roverè della Luna, Mezzocorona, Lavis, Mezzolombardo e San Michele, comuni dove è stata organizzata la raccolta differenziata, le percentuali del rifiuto separato sono più elevate di quelle previste nel piano provinciale sui rifiuti. Pertanto, lavorando tutti e bene, il termovalorizzatore (chiamato dai più critici inceneritore) potrà quanto meno essere ridimensionato.

Infine, il fatto forse più importante: i segnali che indicano la possibilità di una inversione di tendenza coinvolgono perfino la produzione dei rifiuti nel suo insieme: l’attivazione delle raccolte differenziate, preceduta e accompagnata da intense campagne informative, ha portato ad una minor produzione di rifiuti anche nei comuni dove la raccolta differenziata avviene ancora con i metodi tradizionali e non con il porta a porta.

I dati dell’azienda igiene ambientale di Lavis (in sigla ASIA), che serve 31 comuni del comprensorio della Val d’Adige per una popolazione equivalente (residenti più turisti) di oltre 57.000 abitanti, indicano una diminuzione dei rifiuti complessivamente conferiti al servizio pubblico tra il 2002 ed il 2003. Anche i primi dati del 2004, per quanto solo tendenziali, puntano ancora verso il basso. Stesso fenomeno nella città di Trento, dove si prevede per il 2004 un calo di rifiuti pari ad un milione di chilogrammi. Idem a Bolzano. (Un calo dei consumi dovutoalla congiuntura sfavorevole?)

Nonostante ciò, il piano provinciale sembra ignorare questi segnali e prevede, imperterrito, una crescita delle quantità di scarti per molti anni ancora, con il raggiungimento del culmine entro il 2017.

Alcuni addetti ai lavori attribuiscono l’inversione di tendenza alla rimozione di parecchi cassonetti stradali nelle aree industriali, che spesso venivano utilizzati indiscriminatamente anche per lo smaltimento di rifiuti speciali, cioè quella frazione di scarti provenienti dalle imprese che devono essere eliminanti (meglio se recuperati) in altro modo. ASIA riconosce un nesso tra il minor conferimento di rifiuti e l’incremento del fenomeno del compostaggio domestico che in pochi mesi è aumentato, nell’intero bacino, di duemila unità.

Ma per il compostaggio non è dappertutto boom. A San Michele, ad esempio, per l’autosmaltimento della frazione umida dei rifiuti (gli scarti di cucina, ecc.) si fa ancora poco. Infatti, se i primi dati forniti da ASIA troveranno conferma, nel corso del 2004, saranno raccolti dal servizio pubblico quasi 250.000 chilogrammi di rifiuto "umido" che, per ora, devono essere trasportati ad Isola della Scala, nella Bassa Veronese.

Da San Michele ad Isola della Scala ci sono almeno cento chilometri di distanza, più il viaggio di ritorno, a vuoto. A parte i costi ambientali provocati dal trasporto di "scarto" per una distanza così lunga, si pone un problema finanziario: ogni chilogrammo raccolto e trasportato a Verona costa circa 30 centesimi di euro, quasi 600 delle vecchie lire al kilogrammo. Alla fine dell’anno, salvo aumenti, la raccolta ed il trasporto del rifiuto umido peseranno quindi per 75.000 euro (quasi centocinquanta milioni delle vecchie lire) che si andranno ad aggiungere, ovviamente, a tutti gli altri costi per la raccolta, il trasporto e lo smaltimento dell’intero montagna di rifiuti (un milione e 340.000 chili nel 2003).

Si può fare qualche cosa? A parte il fatto che i costi per lo smaltimento del rifiuto umido sono molto influenzati dalla lunghezza del trasporto (il comune di Mezzocorona si oppone da anni alla realizzazione di un biodigeritore presso l’ex distilleria Orbat), in un paese come San Michele potrebbero esser molti di più i cittadini che smaltiscono in proprio, con il compostaggio domestico, la frazione umida dei rifiuti. Il compostaggio, si sa, è un procedimento naturale grazie al quale gli scarti della cucina, dell’orto, ecc., si trasformano dopo qualche mese in terriccio utile per il giardinaggio, per i vasi da fiore, per la pacciamatura, ecc. Per chi non lo sapesse (nessuno è profeta in patria), all’Istituto Agrario di S. Michele esiste un ufficio specifico che studia da anni la questione del compostaggio.

Dai dati del comune di San Michele (circa 2.500 abitanti), sono solo 75 le famiglie che ufficialmente svolgono il compostaggio domestico e che cioè non scaricano sul servizio pubblico i loro rifiuti umidi. A Giovo (circa 2.500 abitanti) le famiglie che "compostano" sono più di 400, a Faedo (meno di 600 abitanti), una famiglia su due esegue il compostaggio, a Lavis oltre 900 famiglie "compostano", a Mezzocorona oltre 3000 famiglie, ecc. Come si vede, forse anche a San Michele, con un’opera di informazione ed una maggior collaborazione tra cittadini e comune, si può migliorare ancora ed evitare che i costi del servizio possano lievitare più del dovuto.

A proposito, salvo eccezioni, nella fase di passaggio ai nuovi metodi di raccolta, i costi sono destinati ad aumentare a causa dell’incremento di mano d’opera che il sistema comporta. Successivamente è però lecito attendersi dapprima una stabilizzazione e quindi un’inversione di tendenza. Se comuni e Provincia sapranno costruire una filiera efficiente, superando campanili e strozzature, ciò potrà accadere prima e meglio. C’è il rischio, altrimenti, che al miglioramento ambientale connesso alle innovazioni venga collegato solo un aumento di costi e quindi si venga raffreddando l’attuale entusiasmo.

All’inizio abbiamo elencato alcuni comuni "virtuosi" che hanno attivato la raccolta differenziata, diciamo spinta; altri comuni, ad esempio Giovo, pur senza molte innovazioni, hanno comunque dimostrato di essere attenti al problema, raggiungendo percentuali crescenti, a dimostrazione del fatto che l’opera di sensibilizzazione degli enti locali è importante quanto l’azione della Azienda Speciale.

Già che ci siamo, segnaliamo anche le "maglia nere": il comune di Cavedago, tra tutti i trentuno che fanno riferimento ad ASIA, non ha superato la media del 10% di rifiuto differenziato; Albiano segue con un misero 12%.