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QT n. 21, 6 dicembre 2003 Servizi

Kessler: “Ma la sinistra vuole governare?”

“Il compito primario di una forza di governo non può essere quello di frenare l’alleato: se Dellai è il Male, con lui non ci si doveva alleare.”

L’on. Giovanni Kessler, deputato di Trento per l’Ulivo, vicino ai Ds (è tout court un diessino nelle semplificate cronache nazionali, dove spesso viene nominato per la sua attività nel settore giustizia e nella commissione Telekom-Serbia), non ha mai nascosto le sue riserve verso Lorenzo Dellai; usando parole come "clientelismo" e "doroteismo", inconcepibili nella sinistra ufficiale, affetta dal morbo della subalternità verso il forte alleato. Eppure durante la formazione dell’ultima giunta Dellai, è stato tra quelli che la ha appoggiata, e ha preso vigorosa distanza dai mal di pancia della sinistra, e dall’inedita irritazione, con conseguente (subito abortita) rivolta, verso l’ex "nostro leader" Lorenzo Dellai. Noi avevamo chiamato "maionese impazzita" questa situazione nella sinistra e nel centro-sinistra. Ne parliamo proprio con Kessler.

L'on. Giovanni Kessler.

"La situazione nella sinistra in effetti è molto confusa. Tanto per capirci: ‘maionese impazzita’ è il fatto che nei Ds non si sa chi decide, se il segretario, se la direzione, se i candidati assessori; il fatto che si tengono le istituzioni ferme per giorni, si chiedono dei posti e poi , una volta ottenuti, non vanno bene; e allora si dice che una siffatta giunta è inaccettabile, ma poi si entra lo stesso. Questa è confusione assoluta: le decisioni devono essere chiare, si deve sapere cosa vuole e cosa fa un partito."

C’è chi dice che anche voi parlamentari avete contribuito a portare la vostra quota di confusione. Andando pure voi a parlare con Dellai…

"A interloquire con Dellai sono andati tutti, come è giusto. Noi gli abbiamo riportato e sostenuto gli obiettivi deliberati dai Ds: giunta corta, non tenere conto degli appetiti dei partiti, vicepresidenza ai Ds, e un’impostazione riformatrice della Giunta, soprattutto nelle nomine degli assessori esterni".

Quali di queste cose Dellai ha fatto e quali no?

"Non la giunta corta, non ne ha avuto il coraggio. Per il resto, tutto sommato, non mi sembra un cattivo esito: buona cosa aver creato l’assessorato al Welfare; aver raggruppato Urbanistica e Ambiente, poi l’assessore Gilmozzi lo giudicheremo dai fatti; aver raggruppato Agricoltura e Turismo; aver preso due buoni esperti come Salvaterra e Salvadori (chi si aspettava i Cipolletta o i Demattè si illudeva, questi a Trento a tempo pieno non verranno mai); e aver messo tre donne in Giunta".

C’è una fortissima concentrazione di potere nelle mani di persone come Grisenti.

"I Grisenti e i Mellarini sono una parte della coalizione. Dellai, che da loro è diverso, lo sa, e non può ignorarli. Purché non siano gli unici a governare".

Che Dellai sia altra cosa da Grisenti è da dimostrare. E non è un caso che abbia concentrato il potere nelle mani sue e dei suoi simili.

"Gestiscono tanti soldi? Che li gestiscano, s’intende nella legalità. Non dobbiamo ragionare solo in base alle seggiole. Nella Giunta tutti hanno ampie possibilità di far valere le loro capacità e proposte politiche. Si tratta di presentarle e sostenerle: non contro, ma con Dellai. Dellai non è il rappresentante di Grisenti e Mellarini, ma di tutti; noi su questo dobbiamo puntare. Se non la pensavamo così, se Dellai è il Male, con lui non ci si doveva alleare".

La sinistra ha invece assunto, pur con tante incertezze, un’altra posizione…

"Sì, ed è una posizione, che ritengo vecchia e sterile, quella di chi ha detto ‘Dobbiamo stare fuori da questa giunta perché la sinistra non ha l’Urbanistica e l’Ambiente; e senza questi non possiamo esercitare il nostro ruolo’. E’ questione di etichette? Finché l’Ambiente è alla Berasi (consigliera Verde, assessore all’Ambiente nella passata legislatura n.d.r.), che ha l’etichetta di sinistra, va bene, con Gilmozzi (della Margherita, attuale assessore all’Ambiente n.d.r.) invece va male? Ma qual è la differenza tra i due, per esempio, sull’inceneritore?

Non bisogna guardare all’etichetta delle persone, ma alle politiche. Questa idea che la sinistra deve avere i suoi posti di sinistra, e quello legittima tutto, per cui la gente accetterebbe l’inceneritore se benedetto dalla Berasi, questa identità in termini di etichetta, è superata. Veniamo al dunque: questi esponenti su cosa con Dellai sono arrivati alla rottura? Sulle proposte, sulla Jumela, sulla Pirubi, sulla Via? Non mi risulta: rompono sui posti, e dai posti fanno dipendere l’identità. E poi è una logica che dà per scontato che all’interno della coalizione ci siano i buoni e i cattivi: ma allora che ci stai a fare? Ripeto, se pensi che Dellai sia il cattivo, non ti ci metti insieme, non stai lì solo per arginarlo. Invece devi essere lì per contaminare la Margherita, la coalizione, fare in modo che tutto il governo venga su certe posizioni."

Intende dire che la sinistra esaurisce il proprio ruolo nel controllare quello che fanno gli altri, e non fa sue proposte?

"C’è quest’ottica per cui gli altri governano e noi controlliamo; non dall’opposizione, ma dalla Giunta. Intendiamoci, non voglio dire che bisogna chiudere gli occhi, dico che il controllo non deve essere inteso come attività principale, costitutiva. Si è visto come il momento della proposta non interessi: difatti nella trattativa per la formazione della Giunta i Ds a un certo punto hanno proposto di avere l’Urbanistica, lasciando perdere la delega alle Riforme istituzionali. Questo è svalutare il momento propositivo, il fare politica come costruire. E’ stato perfino detto che le riforme non contano niente".

Il ragionamento dell’on. Kessler ricorda a chi scrive un proprio articolo dell’estate del 2000, all’indomani dell’accettazione della Jumela (pubblicato sull'Alto Adige e quindi non linkabile ndr): la sinistra sta in Giunta con la funzione del frenatore, scrivevamo; pensa che il treno stia andando nella direzione sbagliata, non riesce a cambiarla, e si mette a frenare. Il che non è giusto: se stai al governo non puoi assumerti la funzione di chi mette i bastoni tra le ruote. Ma torniamo all’oggi.

Il diessino Bressanini, assessore alle Riforme, nella sua prima intervista (solo successivamente in parte corretta) ha affermato che pensa che la riforma istituzionale, che aspettiamo da almeno 15 anni, non si farà, e che se la Margherita lo convincerà che non s’ha da fare, lui è pronto a rimetterla nel cassetto. Si ripropone il problema se i Ds siano in Giunta per fare o solo per disfare.

"E’ in effetti un problema di tutti i Ds: considerare le riforme ininfluenti. E’ una carenza culturale di fondo, una visione rinunciataria sul ruolo della sinistra. Questa è una mentalità perdente, che poi non si spende neanche sui problemi: dove sono stati tutti questi oggi sull’inceneritore, che è un problema di orientamento della società? Insomma, la politica dell’Ulivo la si fa misurandosi sui fatti, facendo proposte concrete, e portando su di esse tutta la coalizione. Non è che loro sono i cattivi e noi i buoni, e ci gestiamo la nostra nicchia ed evitiamo il peggio: è una logica rinunciataria, identitaria, ma di un’identità debole, che si accontenta di frenare un po’ i progetti altrui.

Questi sono i problemi, non quanto è cattivo Dellai e cosa possiamo fare per condizionarlo".

Beh, la sinistra si è trovata, suo malgrado, a dover rivedere le proprie convinzioni su Dellai: dopo la grottesca fase del "Dellai è il nostro leader", dopo aver cercato a lungo di ignorare la realtà, è comprensibile che l’impatto con i crudi fatti crei sbandamento.

"Siamo andati alle elezioni di ottobre con Dellai leader del centro-sinistra. Noi dobbiamo costringerlo, affinché da tale si comporti. Mi sembra, da piccoli segnali, che dopo le elezioni stia più guardando in questo senso, abbia più un occhio all’Ulivo nazionale che non al localismo della Casa dei Trentini: è andato all’assemblea della Margherita nazionale per la lista unitaria alle europee, che poi ha proposto per le successive comunali. Si deve stanarlo su questo".

Oltre ai contenitori, c’è soprattutto un problema di contenuti…

"Certo, anche. Ma se il presidente è vincolato ad un discorso, anche nazionale, di Ulivo, è più facile portarlo su certe posizioni. Se posso riassumere in uno slogan, dobbiamo passare, dal ‘Dellai è il nostro leader’, al ‘dobbiamo costringere Dellai a essere il leader dell’Ulivo’.

In quanto ai contenuti, concordo con l’immagine del suo articolo: la sinistra frena, non ambisce a far cambiare la direzione. E per cambiare la direzione, devi fare politica, portare proposte, avere una voglia riformatrice, per usare le parole di Prodi. Proposte che divengano di tutta la coalizione; e per questo è importante anche la vicepresidenza, se non si limita a tagliare nastri e imposta invece un discorso generale.

C’è poi un altro aspetto che nonmi convince per niente. Chiusa la vicenda della formazione della Giunta, invece che discutere dei perché di tanto travaglio, fare un’analisi, anche critica, di quanto successo, vedo che subito la dirigenza Ds cerca di voltare pagina, passando alle proposte operative, ai congressi, ai segretari, alle alleanze tra correnti e correntoni. Senza aver fatto, né proporsi di fare, alcuna riflessione sul proprio ruolo politico".

Quindi non è d’accordo con questo parlare di congresso?

"Il ruolo della sinistra al governo, il ruolo dell’Ulivo: questi sono i problemi da discutere, non il correntone, se Tomasin, degnissima persona, sarà il nuovo segretario, con quali alleanze interne, ecc. Io sono per un congresso se serve a discutere, dopo un’adeguata fase di dibattito, i problemi veri; altrimenti da un partito che crede di risolvere i suoi grossi problemi con il semplice burocratico cambio di segretario, gli elettori non si sentono rappresentati, come neppure gli interlocutori, i riformisti o Costruire Comunità".

C’è chi dice che il problema da affrontare è l’unità della sinistra...

"Ma per fare che cosa? Una ridislocazione di persone e correnti, è una cosa legittima e che rispetto, ma ha poco a che fare con l’unità della sinistra; e niente con il problema vero che è stabilire quale dev’essere la cultura di governo. Se invece il problema - quale ruolo avere, cosa fare al governo - lo si affronta e risolve, poi ne consegue che si è punto di riferimento per la sinistra, e per la coalizione".

Quindi?

"Auspico che il congresso si faccia; ma non che si faccia in fretta: che si apra invece una fase congressuale, di discussione, che faccia dei Ds una forza propositiva".