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QT n. 20, 22 novembre 2003 Servizi

Inceneritore: una storia lunga due anni

Primavera 2002: La questione rifiuti è diventata un’emergenza: le discariche non solo sono bombe ecologiche, ma sono esaurite, i rifiuti si accatastano in "rotoballe" in località Ischia Podetti, fino a formare un’inquietante montagnola. La Provincia delega la soluzione del problema alla Sit (Trentino Servizi), che propone la costruzione di un mega-inceneritore da 330.000 tonnellate annue da realizzare proprio a Ischia Podetti, perché Trento è l’unico Comune che accetta la localizzazione dell’impianto sul suo territorio (Inceneritore? Lo sporco business).

La cosa scatena ampie proteste: sia per la tecnologia scelta (l’inceneritore, poca o tanta, produce diossina, sostanza altamente cancerogena); sia per la dimensione (perché 330.000 tonnellate quando il Trentino oggi ne produce poco più di 200.000, e si dovrebbe avviare la raccolta differenziata, oltre a politiche di riduzione dei rifiuti?); sia per l’evidente conflitto di interessi tra chi ha fatto lo studio e chi realizzerà e gestirà l’impianto, sempre Trentino Servizi. La società parapubblica, partecipata dalla Asm di Brescia, capofila del business degli inceneritori, sembra puntare solo a massimizzare i profitti. Di fronte alle proteste il Presidente Dellai risponde difendendo il progetto, e poi riducendo la volumetria (contentino alla Verde assessora Berasi) a 280.000 tonnellate.

Maggio 2002: Gli oppositori portano (anche attraverso l’audizione di studiosi in Consiglio comunale) una controproposta concreta: il ciclo della bioessiccazione, che non inquina, è molto più flessibile (funziona con tanto o poco materiale da trattare), costa molto meno, è frazionabile in più impianti decentrabili nei comprensori ((Chi vuole imporci l’inceneritore)). "E’ una tecnologia ancora sperimentale" - risponde Dellai. L’Adige pubblica in risposta una serie di servizi su località del nord Italia dove la bioessiccazione è in attività da anni.

Giugno 2002: Nell’apposita Conferenza informativa organizzata dal Consiglio provinciale, uno stuolo di studiosi, sia pur con accenti diversi, su una cosa concorda: l’incenerimento dei rifiuti comporta rischi per la popolazione, bisogna limitarlo il più possibile. Dellai invece conclude (Inceneritore: l'imbroglio continua) rilevando che anche con il bioessiccatore bisogna comunque bruciare (una parte molto più ridotta di materiale) e quindi non è una soluzione; insomma, visto che un po’ bisogna bruciare (e quindi inquinare), bruciamo tutto (e inquiniamo tanto).

Estate 2002: La Giunta Provinciale vara il Piano Rifiuti, che però non fissa né tecnologie, né dimensioni, né localizzazione dell’impianto (Rifiuti: l’irresponsabile corsa al business). Pressata dalle polemiche la Giunta decide di procedere a piccoli passi, definendo "irrinunciabile" l’obiettivo del recupero di energia, quindi di fatto imponendo l’incenerimento; per il resto si affida al lavoro dei tecnici.

Novembre 2002: A Trento, intesa come città e come Comune, cresce l’insofferenza verso l’approdo-inceneritore che sembra ormai segnato. Al punto che Dellai sente l’esigenza di indire una conferenza congiunta col sindaco Pacher per assicurare che "niente è stato deciso" e soprattutto che "saranno i tecnici, la Valutazione d’Impatto Ambientale a decidere che impianto fare" (Il VIA libera all’inceneritore). Ma questo è il punto: l’ufficio VIA, che nel 2000 aveva avuto l’ardire di bocciare il progetto degli impianti in Val Jumela tanto caro a Dellai, è stato da lui rimaneggiato nei suoi componenti, ora molto più docili. Al punto di rimangiarsi la precedente decisione, e approvare la Jumela, attraverso ragionamenti così tortuosamente illogici, da essere cassati dalla magistratura (Inceneritore: perchè non sia una seconda Jumela). Ora questo organismo screditato dovrebbe fungere da tutela delle aspettative dei cittadini! (Inceneritore: fidarsi della V.I.A.?)

Gennaio 2003: Arriva lo studio sull’inceneritore redatto per conto della Provincia dal Dipartimento di Ingegneria Ambientale dell’Università di Trento. E’ un totale avallo delle decisioni già prese, in particolare del dimensionamento (ora arrivato a 240.000 tonnellate, giustificate dall’Università con una serie di capriole con i numeri) e del no al bioessiccatore, che "può produrre un flusso di diossina quattro volte più grande" (Inceneritore: un’offesa per tutti). Lo studio dell’Università riceve subito sonore smentite: brucia in particolare quella dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano, la massima autorità italiana in fatto di studio delle diossine, che attraverso sperimentazioni su bioessiccatori in funzione, certifica il contrario: nei bioessiccatori l’inquinamento da diossine è zero. La polemica fatalmente investe l’Università (Università: il potere e le consulenze).

Intanto AN presenta un referendum comunale contro l’inceneritore ad Ischia Podetti; all’iniziativa partecipa uno schieramento ampio e trasversale, dal centro-destra a Rifondazione, dagli ambientalisti ai no-global a vari Comitati locali anti-inceneritore.

Febbraio 2003: Il crescere della protesta arriva a influenzare il Consiglio provinciale, che vota una mozione che sottolinea l’inopportunità dell’incenerimento a fronte di una capillare raccolta differenziata. Dellai infuriato abbandona l’aula (ma cosa mai lo lega a quel progetto?). Poi, pressato anche dal malessere del Comune di Trento, cambia strategia, e in una conferenza-stampa congiunta col fido sindaco Pacher, annuncia l’istituzione di un Gruppo di Lavoro, con rappresentanti di Provincia, Comune, Università e ambientalisti, per approfondire i risvolti ambientali, gestionali ed economici della bioessiccazione (Il primo dietro-front di Dellai).

Luglio 2003: Il Gruppo di Lavoro, pur dovendo mediare al proprio interno (si distingue per l’opzione filo-inceneritore il rappresentante dell’Università) sconfessa il progetto della Giunta (Ambientalisti-Dellai 3 a 0). In particolare raccomanda di far precedere all’incenerimento la bioessiccazione; e l’inceneritore viene ridotto da 240.000 tonnellate a 140-170.000. A questo punto il progetto della Giunta dovrebbe andare in soffitta.

Estate 2003: Il Comune di Trento salva il progetto dell’inceneritore. O meglio i Ds al governo non se la sentono di andare contro Dellai ("non possiamo fargli fare brutta figura, con le elezioni alle porte!"). E quindi, invece di imporre la presentazione di un nuovo progetto, accettano che sia sottoposto al Via l’inceneritore progettato da Trentino Servizi.

Frattanto sono depositate le firme per il referendum che viene indetto per domenica 30 novembre (Inceneritore: avanti col referendum).

La maggioranza di centro-sinistra, si trova stretta tra le contestazioni che salgono dalle opposizioni e dalla città, e la ferrea voglia di inceneritore di Dellai, comunque sempre punto di riferimento politico. E quindi approva un ordine del giorno con cui si fissano dei "paletti": la Pat dovrà agire concordemente col Comune, si dovrà dare centralità alla bioessiccazione, responsabilità ai Comprensori per la raccolta differenziata, si farà una perizia geologica su Ischia Podetti, ecc.

Settembre 2003: Il Comitato Via, come prevedibile, dà l’OK all’inceneritore, sostanzialmente infischiandosene delle raccomandazioni del Gruppo di Lavoro: ipotizza il dimensionamento di 170.000 tonnellate, ma aumentabili; autorizza una tipologia di inceneritore (a griglia) che funziona in modo ottimale coi rifiuti umidi; in sostanza pone la bioessiccazione come mero orpello. E così anche il Gruppo di Lavoro è servito.

Novembre 2003: Il dibattito evidenzia gli ultimi risultati scientifici sulla pericolosità della diossina, che più la si studia più si rivela perniciosa; il che fa mettere in dubbio la sicurezza anche degli inceneritori di ultima generazione, per quanto rilascino molti meno inquinanti dei predecessori. D’altronde gli stessi ambientalisti smorzano l’enfasi sul bioessiccatore, che diventa meno centrale se si effettua una raccolta differenziata spinta (la bioessiccazione agisce sulle parti umide, che con la differenziata si possono separare).

Frattanto Ingegneria Ambientale di Trento, che ha mal digerito la plateale sconfessione dell’Istituto Negri sulla non pericolosità dei bioessiccatori, periodicamente rilascia dichiarazioni contrarie.

A metà novembre (quindi prima del voto del 30) anticipa le conclusioni (che verranno presentate in dicembre) di uno studio su modello (non sul campo), che in realtà verificherebbe come dentro l’impianto ci sarebbe una modesta quantità di diossina, da fermare con opportuni filtri. "Il bioessiccatore inquina" - è il titolo sui giornali...