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QT n. 22, 22 dicembre 2001 Servizi

Studenti: la protesta e la proposta

Ritornano le autogestioni: al centro, soprattutto la guerra, e la scuola di Letizia Moratti.

La prima settimana di dicembre vede un rinnovato fermento nelle scuole di Trento: Galilei, Da Vinci, Istituto d’arte Vittoria e Liceo musicale (ormai accorpati sotto un’unica gestione), Tambosi, Pozzo e CFP (Centro formazione professionale per il legno) hanno infatti discusso e votato le autogestioni, tutte strutturate sulla base della piattaforma elaborata dal Social Forum Studenti di Trento, oltre che naturalmente sulle problematiche inerenti ad ogni singola scuola.

Tre i nodi fondamentali del dibattito, e tutti impegnativi: la pace, e dunque le grandi questioni di politica internazionale, la politica scolastica del governo Berlusconi (specie in seguito all’ultima finanziaria) ed il rapporto tra i giovani e la città.

Sulla pace la posizione studentesca, almeno di coloro che effettuano la protesta, è pressoché unanime: "E’ necessario riscoprire la pace come condizione umana necessaria - cita la piattaforma del Social Forum - che ci faccia ricordare il valore e la dignità di ogni vita, che ci imponga il rifiuto assoluto della violenza in ogni sua espressione... Siamo profondamente convinti che finché ogni arma non verrà deposta, risulterà impossibile creare un mondo diverso, dove ogni conflitto possa essere superato dalla cooperazione e dalla diplomazia internazionale, tenendo conto delle esigenze reali dei popoli e non degli interessi economici, che dalle guerre traggono profitto."

Numerosi gli incontri e i dibattiti sul tema: al Galilei un’intera giornata dedicata alla guerra ed alla situazione economico-finanziaria mondiale con Francesco Terreri( ), un militante di Attac (l’organizzazione che si batte per l’imposizione della Tobin tax sulle transazioni finanziarie speculative), e due giovani di Mandacarù (organizzazione per il commercio equo e solidale): vengono così illustrati i meccanismi economici internazionali con l’ausilio di una sorta di gioco del "Monòpoli" dell’alta finanza, svelando in modo semplice e diretto i meccanismi del profitto e del mercato.

Al Da Vinci si è svolto invece un più tradizionale dibattito con due invitati esterni, entrambi giovani attivi in politica, Marcello Leone di Alleanza Nazionale e Franco Ianeselli, di Rifondazione Comunista. Iniziativa analoga all’istituto d’arte Vittoria, questa volta alla presenza di Claudio Taverna (AN) e don Vittorio Cristelli (Casa della Pace).

Anche per quanto riguarda la politica scolastica le posizioni sono di netta critica: la finanziaria del 2002 viene vista come un grave attacco alla scuola pubblica e al diritto allo studio, con un ulteriore abbassamento dei fondi stanziati per l’istruzione pubblica, che scendono al 4,8% del PIL, contro una media europea del 6%.

Criticata inoltre la decisione, presentata con la motivazione del risparmio, di eliminare all’esame di Stato finale i commissari esterni (rimarrebbe infatti come membro esterno alla scuola solo il presidente di commissione, comune a tutto l’istituto); gli studenti del Forum ritengono che si entri così in un meccanismo di totale auto-valutazione delle scuole, svalutando il valore oggettivo del diploma e lasciando totalmente fuori controllo scuole private e "diplomifici" vari, a scapito ancora una volta della sempre più bistrattata scuola pubblica, e a beneficio di quella privata, anche quella meno qualificata. Il tutto in un contesto, sostengono poi gli studenti, di sempre maggiore subalternità della scuola al mondo del lavoro e agli interessi delle imprese, in cui l’istruzione perderebbe dunque sempre più il suo valore di formazione totale, in grado di fornire allo studente la capacità di avere uno sguardo critico e consapevole sul mondo. Con il conseguente pericolo: che dai rischi e dalle contraddizioni del mercato del lavoro i giovani siano in grado di difendersi sempre meno grazie ad una formazione uguale per tutti e sempre più solo grazie a risorse ed opportunità personali e familiari (una bella rispolverata alla vecchia scuola di classe?).

Per quanto riguarda il rapporto tra i giovani e la città, l’asse portante del discorso è la questione degli spazi, in particolare quelli per la politica studentesca, che i membri del Social Forum ritengono inesistenti. Ci dice Tommaso Iori, uno dei membri dell’organizzazione: "Si parla tanto di disinteresse dei giovani verso la politica, ma non ci sono nemmeno gli spazi per la partecipazione". Il Social Forum per ora si riunisce infatti in una sala messa a disposizione dalla CGIL, ma ritiene sia necessario avviare col Comune una contrattazione per ottenere uno spazio apposito, autogestito, in cui gli studenti possano riunirsi, incontrarsi, insomma fare politica. Un luogo "fatto da noi per noi - recita la piattaforma - aperto a tutti, che svolga la funzione di punto di riferimento studentesco, nel quale coordinare le molteplici attività extrascolastiche, in modo da far nascere un vero e proprio laboratorio di scambio e di relazioni tra scuole".

Proprio in merito a questa rivendicazione pare si stia avviando tra Social Forum e Comune un ottimo dialogo, grazie all’interessamento dell’assessore alle politiche giovanili Pegoretti e dello stesso sindaco Pacher: il Comune dovrebbe infatti fornire un primo spazio provvisorio presso la sede dell’Informa-giovani.

A conclusione di questi quattro giorni di mobilitazione nelle scuole, venerdì 7 dicembre si è poi tenuta una manifestazione, promossa naturalmente dal Forum, e con l’adesione dell’Asut (Associazione studenti universitari Trento), del Rovereto Social Forum (nuova realtà presente sul territorio, che vede una partecipazione non solo studentesca, come è per Trento, ma comprendente diversi settori della società civile), di Attac Trento, del neonato Laboratorio disobbedienti cittadino (organizzazione evolutasi nel prolifico dopo-Genova dall’esperienza delle tute bianche, che propone come sua politica la disobbedienza civile) ed infine dei Magazzini prensili, centro sociale di Feltre, che ha fornito il furgone e l’impianto stereo per il corteo.

L’appuntamento era per le 9.30 di venerdì 7 dicembre in piazza Duomo: corteo numeroso (circa 2.000 studenti), colorato e pacifico, con striscioni prodotti durante le autogestioni e slogan sui temi caldi del dibattito ("Non un soldo né un soldato, né a Bin Laden né alla Nato", "Demorattiziamo la scuola", "Pubblica non è una parolaccia), interventi qua e là nel corteo, contro la finanziaria e la politica scolastica del ministro Moratti, contro la guerra, proprio davanti al mercatino di Natale di piazza Fiera, intervento seguito da un minuto di silenzio in memoria delle vittime.

Il lungo serpentone si è infine concluso in via Belenzani davanti alla sede del Comune dove, dopo un fortuito quanto divertente incontro con una coppia di sposi novelli, i quali, vista l’occasione (che speriamo irripetibile!) hanno dedicato il matrimonio alla pace, procedendo anche al tradizionale lancio del bouquet tra la ressa festante, gli studenti hanno incontrato il sindaco, che è sceso a parlare tra di loro dal microfono del furgone, dichiarando che "la città non avrà mai paura di parlare con chi pensa con la propria testa" e dando ulteriore conferma della volontà di dialogo dell’amministrazione comunale, già dimostrata dall’assessore Pegoretti.

Qualche contestazione all’apertura della struttura psichiatrica di Mann, su cui il sindaco glissa, protestando che essa non ha nulla a che spartire con le vecchie strutture manicomiali - peraltro ormai proibite dalla legge - e poi gli interventi conclusivi dei vari rappresentanti d’istituto e organizzatori, con un ringraziamento particolare alle Forze dell’ordine, che "abbiamo visto qui pacifiche e a volto scoperto, non come a Genova", tanto per non dimenticare.

Ora, terminate le autogestioni ed a manifestazione conclusa, è il momento per un primo bilancio di questi giorni di mobilitazione, che Tommaso, del Social Forum, ritiene positivo, con una buona partecipazione numerica alle inziative nelle sei scuole autogestite della città ed al corteo. Oltre ai numeri giudica poi importante la possibilità che tanti studenti hanno scelto di prendersi, per capire, approfondire, conoscere, temi e problemi della politica e del vivere quotidiano, che troppo spesso la scuola lascia fuori dalla porta della classe, oltre naturalmente alle ragioni di una protesta ben delineata politicamente, contro il tipo di politica scolastica messo in atto e contro questa guerra, ragioni queste estremamente radicali, e quindi probabilmente in grado di trarre le autogestioni di quest’anno fuori dallo stanco rito autunnale in cui sembravano ormai precipitate da qualche tempo. "Anche se naturalmente molto altro resta da fare - ci dice Tommaso con aria esausta e soddisfatta - affinché la mobilitazione e la partecipazione non si fermino qui. A tale scopo è molto importante avere anche degli obiettivi concreti, in grado di creare interesse e coesione, come ad esempio quello di ottenere un nostro spazio autogestito da dedicare alla politica ed alle iniziative studentesche".

In settimana dovrebbe esserci un primo incontro tra Pacher ed una delegazione del Social Forum: chissà che non sia l’inizio di un nuovo percorso politico, caratterizzato peraltro, come ci pare che dimostrino le varie, interessanti adesioni alla manifestazione, da un’importante commistione di sigle ed esperienze politiche, in relazione tra loro e sinora con la capacità di contaminarsi, mettendo a profitto comune vissuti ed energie, ciascuno a partire da una prospettiva specifica, ma con la capacità di non perdere di vista obiettivi comuni.

Una lezione dura da imparare a sinistra, ma forse per ora conquistata con questo nuovo, decisamente multiforme "movimento dei movimenti".