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Viva Zapata! /2

Antonio Marchi

Mentre il popolo italiano si sta rimbambendo tra lusinghe e false promesse di una campagna elettorale fatta di spot e di volgarità, mentre oscene "divinità" appese ai muri deturpano il paesaggio senza limiti e rispetto alcuno e nessuno protesta per questa invadenza, nessuno si vergogna; mentre drammi sociali lacerano il tessuto civile e umano delle generazioni di oggi e di ieri, ma nessuno, dico nessuno (intendo Chiesa o Stato) chiede rispetto, silenzio, una pausa che dica basta alle imbecillità e al massacro della società civile, una rivoluzione festante a migliaia di chilometri di distanza da noi pone fine ad un’agonia durata più di cento anni. Cominciata da Emiliano Zapata e Pancho Villa e continuata dal sub-comandante Marcos e i suoi campesinos, ha raggiunto Città del Messico per riscuotere il premio di tante sofferenze.

Una grande giornata di gioia e di giubilo per un popolo che ha saputo lottare per la sua vita e per i suoi diritti tra l’indifferenza del mondo e di noi. Una grande pagina di storia che è stata scritta con il sangue e la lotta e che fa bene sperare per il loro futuro.

Grazie a questi coraggiosi e indomiti fratelli il mondo dei poveri, degli ultimi della classe, ha ragioni per ricostruire le sue mutilazioni, rigenerarsi e lottare per la libertà e l’indipendenza senza attendere i "generosi" aiuti di quegli Stati che con una mano danno e con l’altra prendono, con gli interessi.