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QT n. 3, 6 febbraio 1999 Servizi

Presente e futuro del nostro turismo invernale

Italia Nostra

Da recenti analisi di mercato della Fianet (l’associazione internazionale delle aziende funiviarie) sono state evidenziate alcune importanti indicazioni: - lo sci è uno sport ancora molto ricercato, la voglia di sciare continua ad essere forte; - appare confermato che il numero degli sciatori si mantiene sui livelli raggiunti (2,4 milioni in Italia, 25 milioni in Europa); - aumenta la clientela anziana, ma ancora sportiva e giovanile: i "giovani vecchi"; - la capacità di spesa della clientela sembra ridotta, soprattutto c’è maggiore attenzione a costi e competenza: se si va in vacanza, si vuole essere certi di goderla, e a tale riguardo è sempre maggiore il desiderio di varietà durante la stessa.

Con questo panorama e con queste prospettive qual è la reale situazione del turismo invernale in Trentino e quale sarà il suo futuro a medio e lungo termine?

Le nostre aree sciistiche non hanno niente da invidiare alle concorrenti aree dell’arco alpino per quanto riguarda la modernità degli impianti di risalita e la buona manutenzione delle piste; anzi si può affermare che, con il vicino Sudtirolo, siamo addirittura all’avanguardia: e questo anche per merito delle cospicue sovvenzioni pubbliche: nessun’altra regione al mondo dispone di impianti di innevamento programmato che interessano oltre il 70% delle proprie piste, così come nessun’altra regione al mondo ha potuto dotarsi di un parco di impianti di risalita a così alto livello tecnologico; però nessun’altra regione al mondo ha beneficiato di così generose sovvenzioni.

A tante aree sciistiche dell’arco alpino (in primis al vicino Sudtirolo) abbiamo invece da invidiare una più alta qualità del servizio offerto, dovuta soprattutto ad un migliore equilibrio tra la portata degli impianti, la capacità delle piste ed il numero dei posti letto, oltre che ad un minore impatto ambientale delle relative infrastrutture. Questi aspetti di primaria importanza sono stati sempre trascurati o addirittura volutamente non considerati dai vari livelli istituzionali responsabili della pianificazione urbanistica e della tutela dell’ambiente. La pianificazione urbanistica, a tutti i livelli, non si è mai preoccupata di perseguire un corretto ed indispensabile equilibrio tra posti sciatore e posti letto: tutte le più importanti aree turistiche, sia quelle esistenti e soggette a costante e rapido sviluppo, sia quelle create ex novo (Folgarida e Marilleva) soffrono ora, in maniera determinante, le conseguenze della mancata predisposizione di una severa pianificazione settoriale (di cui si è dotato invece il Sudtirolo), in grado di determinare uno sviluppo compatibile non solo con l’ambiente, ma soprattutto con le potenzialità sciistiche e ricettive delle varie aree. Solo le montagne più belle del mondo ci permettono di sopravvivere, per ora, ai traumi da sovraffollamento che si verificano ormai abitualmente sulle piste da sci e sulle strade delle nostre valli nei periodi di maggior afflusso turistico e nei fine settimana; ma a medio termine il turismo invernale trentino, nonostante le più belle montagne e le più moderne strutture, rischia un grave collasso a causa della dequalificazione della propria offerta. Non per niente la clientela più esigente preferisce ormai sempre più spostarsi in altre aree più godibili, come il Sudtirolo o la vicina Austria.

A questo proposito il Touring Club Italiano non avrà rivelato grosse novità, ma ha avuto il pregio ed il coraggio di dire la verità, quando ha espresso giudizi del tutto negativi sul conto delle nostre perle del turismo invernale.

Anche se la vera situazione del turismo trentino è allarmante, nessuno si preoccupa più di tanto. Gli appelli lanciati dalle associazioni ambientaliste e dalla Sat danno fastidio perché, se ascoltati e condivisi, comporterebbero una scelta obbligata: un deciso e rapido ridimensionamento dello sviluppo edilizio ed una drastica riduzione, per non dire contingentamento, del numero medio di presenze in stagione, oltre che l’imposizione del numero chiuso in certe giornate critiche e nei periodi di massimo affollamento. Siamo tutti convinti che sono misure severe ed impopolari, ma, al punto in cui siamo, è una scelta obbligata se davvero si hanno a cuore le sorti dei nostri monti.

Nelle zone ad alta saturazione (Fassa, Val di Sole e Campiglio) si impone addirittura il blocco totale ed immediato ad ogni aumento di ricettività in termini di posti letto (alberghiera, extra-alberghiera, seconde case), in quanto non c’è alcuna seria possibilità di ampliare significativamente le attuali aree sciistiche a causa della conformazione geo-morfologica del nostro territorio. Anche i più modesti ampliamenti inoltre comporterebbero sempre più devastanti interventi sul territorio.