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QT n. 11, novembre 2025 Monitor: Arte

Editoria Sperimentale

“Fanzine! L’incanto ruvido dell’editoria DIY” Mart, Foyer Archivio del ‘900, fino al 15 febbraio

A partire dal 1998, con il deposito (poi donazione) dell’Archivio di Nuova Scrittura del collezionista Paolo Della Grazia, l’Archivio del ‘900, il centro di ricerca del Mart, è diventato il principale centro studi in Italia sulla cosiddetta editoria sperimentale. Un filo rosso che parte dell’editoria delle avanguardie storiche, Futurismo in testa, e giunge al secondo Novecento con raccolte uniche di libri d’artista, livres de peintre, edizioni patafisiche, riviste d’artista e riviste underground del decennio 1967-1977.

Negli ultimi tre anni il Mart ha esteso i confini di queste raccolte con un’ulteriore tipologia editoriale, le fanzine, una delle più vitali e spontanee sperimentazioni dell’editoria (a)periodica degli ultimi qurant’anni.

Il termine — crasi della parola inglese fanatic magazine — nasce negli Stati Uniti per indicare riviste autoprodotte da appassionati, dedicate di solito a temi musicali, letterari, visuali o politicamente alternativi. Queste pubblicazioni sono caratterizzate da una forte componente artigianale: pagine stampate in proprio con pochi mezzi e bassissime tirature, grafiche sperimentali, composizioni realizzate a forbici e colla, testi scritti a mano o composti con macchine da scrivere, e una diffusione spesso attraverso canali informali (concerti, scambi postali, bollettini, reti di scambio underground).

In Italia esse trovano ampia diffusione a partire dalla fine degli anni Settanta, con l’avvento del punk e dell’estetica DIY (“do it yourself”): le fanzine non cercano la perfezione stilistica né il grande pubblico, ma vogliono veicolare urgenza espressiva, radicamento generazionale e contatto diretto con i lettori, di fatto altri (giovanissimi) appassionati di quelle stesse declinazioni musicali. Per molti versi le zine rappresentano un ponte di urgenza giovanile, sperimentazione grafica, sperimentazione musicale e comunicazione low-fidelity, rappresentando di fatto una testimonianza freschissima di quei micro-mondi sperimentali che le hanno prodotte.

Negli ultimi anni le fanzine sono in fase di riscoperta e rivalutazione critica; bene dunque che anche il Mart le stia acquisendo, digitalizzando e valorizzando, grazie a diverse generose donazioni che troviamo doveroso ricordare: l’archivio di Piermario Ciani, inanzituttto, donato dalle figlie, e poi le raccolte donate da Cesare Assenzio, Paolo Chang, Daniele Ciullini, Paolo Della Grazia, Jenamarie Filaccio, Guido Andrea Pautasso e Miguel Piccolrovazzi.

La mostra propone una teca con 50 fanzine italiane realizzate tra il 1979 e il 2021 e, a parete, 50 numeri di una fanzine di Mail art giapponese, “Brain Cell”, realizzata da Ryosuke Cohen con una macchina serigrafica giocattolo a partire dal 1985.

Il percorso procede sostanzialmente in ordine cronologico, con alcune riviste-ponte avviate ancora alla fine degli anni Settanta, come “Arte postale!” di Vittore Baroni. Scorrendo l’elenco delle fanzine documentate, scopriamo quanto queste fossero un fenomeno diffuso in tutta Italia, coinvolgendo sia i grandi centri che le periferie. Ancora alla fine degli anni Settanta risale la bolognese “Harpo’s bulletin”, “Mazquerade” di Perugia, squisitamente new wave, e “Road to ruin”, foglio ciclostilato punk che rappresenta una delle più longeve zine italiane.

Tra le fanzine dei primi anni Ottanta – il decennio d’oro – troviamo innanzitutto quelle progettate dal vulcanico Piermario Ciani, tutte con nomi numerici: “115/220”, “Onda 400” e “50%”, quest’ultima così chiamata perché realizzata a quattro mani con Vittore Baroni, allegando fotografie originali ritoccate, cartoline, manifestini, e perfino dischi a 45 giri. E poi, via via, fogli sperimentali legati alle varie correnti musicali, dal punk alla new wave, dall’hardcore al dark, dal reggae ai suoni più colti.

Fra i titoli che più hanno fatto storia nel corso degli anni Ottanta troviamo “TVOR – Teste Vuote Ossa Rotte”, ‘caoszine’ di Como, la fiorentina “GDHC – GranDucato HardCore”, “Musique Mecanique”, zine di Pordenone legata al movimento del Great Complotto, che presentava bizzarri allegati (nei numeri esposti una rosa rossa di plastica e una busta con ‘grasso FIAT’), “Ital Raggae” di Savona, la raffinata “Musiche” di La Spezia, l’oscura “Amen” di Milano, la ruvidissima “Attack punkzine” di Bologna.

Tra le curiosità degli anni Novanta segnaliamo perlomeno “Cyberpunk videozine”, zine cyberpunk in VHS, “Sticker News”, piccola zine su carta adesiva, da appende per la città, il numero unico “La merenda uruguagia” che precorre l’avvento del Luther Blissett Project, la delirante “Torazine” e – in mezzo a tanta radicalità – anche una zine glamour direttamente dalle spiagge della riviera romagnola, “Riviera Beat”, agile foglio della cocktail generation.

Tra le curiosità anche alcune fanzine trentine: “Annihilate” di Rovereto e “Conflict” di Ala. .

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