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QT n. 7-8, luglio 2025 Servizi

Sbarra alla sbarra. Dalla segreteria CISL al governo

Claudio Voltolini, ex segretario della FIM trentina: “Mi ha fatto molto male. Ora il sindacato, compresa la CGIL, torni a fare solo lotta sindacale. Nell’unità”.

C’era chi se lo aspettava e chi ha detto che il penultimo, e fino a ieri, segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, uomo scarsamente affine alle battaglie sindacali, doveva finire così: con una piroetta improvvisa. Poche settimane dopo aver lasciato il suo sindacato, il 13 giugno, si è catapultato nel governo come sottosegretario alla presidenza con delega al Sud. Nel governo più a destra tra quelli repubblicani e con la sua presidente che è leader di un partito che non vuole dirsi antifascista. Imbarazzo nel sindacato cattolico che nella sua storia si era trovato, parliamo degli anni ’70 e ’80, anche ad essere la punta di diamante delle lotte sindacali: con Pierre Carniti, Franco Bentivogli, Luigi Macario e pensatori come Gian Primo Cella (che aveva insegnato a Sociologia, a Trento) o Bruno Manghi. Uno shock per molti, ma non per tutti, vista la traiettoria Cisl a livello nazionale, che da tempo si asteneva dalle piazze e faceva del verbo trattare un ritornello. Sui social si sono avuti commenti di “disgusto” e di “vergogna” anche da parte di cislini. La sorella di Pierre Carniti, Flo, ha accusato Sbarra di aver dato “un esempio negativo” e certe sezioni aziendali CISL hanno dichiarato “forte dissenso”.

Daniela Fumarola, che ha preso il posto di Sbarra, si è detta invece soddisfatta: “Ci si confronta con tutti i governi senza preconcetti ideologici e sempre sul merito”. Ma il confronto è altra cosa. Anche Franco Marini a suo tempo, ed era tempo di DC, si era messo alla fine in politica, ma la rapidità e i modi di Sbarra hanno stupito molti. “Delusa” si è detta Annamaria Furlan che diresse la Cisl dal 2014 al 2021 e la consegnò infine alla segreteria di Sbarra. Lei, che comunque fu eletta, ma dopo un bel po', nelle liste del PD (ora è in Italia Viva) ha chiosato: “Riterrei impossibile per una persona con la mia storia, entrare a far parte di un governo che quando gli operai ricevono un messaggino sul cellulare che li avvisa del licenziamento e vanno in strada a protestare, possono essere arrestati e rischiano il carcere”.

Abbiamo chiesto a Claudio Voltolini, 65 anni, una vita con la FIM Cisl del Trentino e per anni suo segretario, cosa ne pensi e perché sia successo.

Te lo aspettavi?

“Non nei modi: dopo 3 mesi che aveva lasciato la segreteria... Certo, era un libero cittadino e poteva fare le sue scelte. Detto questo, per il sindacato dell’autonomia… sono entrato in CISL perché rispetto alla CGIL, era un sindacato autonomo dalla politica. Ai tempi della DC, governi di centro-sinistra, la CISL ha fatto tanti scioperi unitari. Ed era un sindacato cattolico, vicino alla DC. All’interno c’erano varie linee: quelle cattolica la principale, che guardava a sinistra, poi quella socialista e addirittura un’area che guardava a Democrazia Proletaria”.

Una sberla anche per tanti iscritti.

“Troppo repentina la sua decisione. Anch’io quando ero segretario generale della FIM, metalmeccanici della CISL trentina, diedi le dimissioni, nel 2009, e mi presentai alle elezioni come sindaco a Borgo Valsugana. Ma ci sono tempi e modi. Se guardiamo alla storia della CISL, vediamo che aveva due anime. Ricordo il periodo di Pierre Carniti alla segreteria nazionale: portò il sindacato molto più a sinistra della CGIL. Ma dopo di lui venne Marini che in seguito candidò al Senato e poi fu presidente del Senato. Quindi Sergio D’Antoni, Savino Pezzotta e Annamaria Furlan, che era del PD (anche se poi fu eletta con Italia Viva). Lei aprì le porte a Sbarra. E ora si è detta delusa. La CISL ha varie anime. La scelta di Sbarra mi ha fatto male. Un sindacalista dovrebbe avere un atteggiamento limpido verso i lavoratori… e invece è subito entrato in un governo che non mi pare stia facendo cose positive per i lavoratori dipendenti. Come sindacalista penso anche al DDL Sicurezza. Faccio fatica a capire la scelta di Sbarra”.

L’ultimo sciopero nazionale del metalmeccanici, col contratto scaduto da più di un anno, ha dimostrato che la lotta paga: il governo, dopo mesi di richieste, li ha finalmente convocati. Ma Sbarra ha tenuto fuori il sindacato da qualsiasi lotta. Trattativa, sempre ed ad oltranza. Col potere.

“E a Bologna gli operai hanno occupato la circonvallazione e ora, col DDL Sicurezza di questo governo, rischiano di brutto. Per non parlare della sicurezza sul lavoro. Dove ogni giorno si muore, senza nessuna attenzione da parte di questo governo”.

Quando è iniziata l’involuzione della CISL?

“Da quando in segreteria entrò Bonanni prevalse la logica verticistica. E la libertà di pensiero si è sfinita. Il gruppo dirigente ora deve seguire le scelte del capo. Poca disponibilità all’apertura. Solo condivisione delle decisioni. In Cisl molti si impegnano e combattono, ma il dissenso stenta a emergere”.

Tu costituisci un pezzo importante della storia CISL in Trentino. La tua storia sindacale?

“Ho iniziato in fabbrica a 18 anni, alla MAGH di Grigno, macchine per la lavorazione del legno. Dopo 11 anni di lavoro operaio sono entrato alla FIM CISL come sindacalista. E ci ho fatto 20 anni, fino al 2009. Per 8 anni, alla fine, sono stato segretario generale. Pensionato dal 2021”.

Il sindacato cattolico si è messo in politica? Tratta tratta tratta e… si astiene dalle lotte.

“Se la CISL ha delle colpe, neppure la CGIL è esente da responsabilità di schieramento politico. Analizziamo la questione degli ultimi referendum a cui io ho comunque votato ‘sì’. Era chiaro che andavi a scavare un ulteriore solco con l’area cattolica. Dovevi sapere che andavi a perderli quei referendum. O i referendum che riguardano il mondo del lavoro li gestisci unitariamente o perdi e non potrai più combattere quelle norme. E scioperi e manifestazioni che la CGIL (ndr, con la UIL) ha voluto indire senza la CISL… non hanno prodotto risultati. Devi recuperare l’Unità. Nel dopo referendum si deve riflettere o l’intero movimento sindacale è votato alla sconfitta”.

Claudio Voltolini e Luigi Sbarra

Anche la CGIL è politicizzata. È questo che vuoi dire?

“Se la CISL con Bonanni e Sbarra ha guardato al centrodestra, la CGIl con Landini ha guardato solo al PD. Se sei sindacalista devi lavorare per un sindacato autonomo dai partiti e fare politica sindacale. Ciò che oggi non accade. Ora ci troviamo coi salari più bassi in Europa. Come mai non riusciamo a sfondare su questo punto? Si deve ritrovare l’unità partendo dai problemi del lavoro anche perché siamo ormai la retroguardia europea. Ma pensando alla mia CISL: ha fatto una raccolta di firme per una norma che questo governo ha tradotto in legge: per la partecipazione del sindacato alle decisioni delle imprese. La contraddizione è che la Cisl, dall’altra parte, dice di no al salario minimo, sostenendo che ridurrebbe gli spazi di contrattazione. È proprio il contrario. A dimostrazione che non c’è una linea coerente”.

La CISL non è diventata il sindacato del pubblico impiego? Che tratta con la politica, cosa più semplice che col padronato, e ne ottiene qualche risultato?

“Non è così. Si fa sempre più fatica a rinnovare contratti anche nell’ente pubblico e la dignità del lavoro ne risulta sminuita. Una volta il posto pubblico era un mito. Ora i giovani non vedono più il pubblico impiego come un futuro interessante. Guarda la Sanità. Gli infermieri sono i più malpagati d’Europa, con la vita che fanno e quei turni… Una volta sì la CISL vantava forza e presenza nel pubblico impiego, ora meno. È terreno dei sindacati autonomi. Con la contrattazione non si sono ottenuti diritti e salario adeguato”.

Già ma perché il verbo, all’infinito, è trattare trattare trattare. Senza mai dare battaglia.

“La trattativa è la cosa più importante. Ma se non porta a risultati, lo sbocco è la lotta. Purtroppo i risultati sono sempre più difficili. E il sindacato si appiattisce sempre più sul lavoro individuale. Si è persa la coscienza di classe e di lotta. Siamo sempre meno solleciti verso i problemi collettivi. Le persone fanno fatica a focalizzarli e la società è sempre più individualista. Una volta il sindacato aveva come fine quello di cambiare la società, ridurre le disuguaglianze e lottare per un’idea collettiva: migliorare fabbrica, uffici, società. Ora riesce a malapena a fare le battaglie di categoria”.

Siete andati in piazza di nuovo e uniti per il contratto dei metalmeccanici. E, subito, qualcosa avete ottenuto.

“Siamo andati in piazza anche a Trento… e improvvisamente una convocazione da Palazzo Chigi… Vuol dire che unito sei più forte. La lotta paga o per lo meno apre. Il sindacato deve tornare a fare il sindacato e lavorare per l’unità. Divisi si perde”.

Dice la vostra ex segretaria Furlan che Sbarra si porterà via pochi voti. Può essere ma il fatto è che il segretario generale della CISL è passato dal sindacato dei lavoratori al governo più a destra della storia repubblicana. Trasformismo e voglia di potere verrebbe da dire. La Stampa, non proprio il partito comunista marxista leninista, ha titolato quel giorno: “CISL, sindacato di lotta e di potere”. Ma non so dove abbiamo visto la lotta.

“In generale un sindacalista non si porta via tanti voti. Ciò che mi preoccupa è che la CISL mantenga l’autonomia rispetto al governo. E non continuità col governo. Non a fianco dell’UGL… Dialogo unitario con UIL e CGIL, anche con manifestazioni su tematiche che questo governo non porta aventi, capaci di incidere”.

Ti iscrivi ancora il prossimo anno?

“Molti mi hanno telefonato: c’è chi pensa di andarsene e chi è in dubbio. Io mi pongo delle domande”.

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