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QT n. 1, gennaio 2024 Servizi

Tigellino a capo della PAT

Raffaele De Col nuovo direttore generale della Provincia. Ossia un ulteriore passo indietro del governo provinciale e del suo Presidente.

Un Tigellino di Provincia” lo avevamo appellato qualche tempo fa. Con le caratteristiche del celebre prefetto del Pretorio ai tempi di Nerone: pronto a soddisfare i desideri più sfrenati del capo. Con la differenza che duemila anni orsono l’imperatore deteneva un potere assoluto, e i desideri potevano essere ignobili (il matricidio, l’incendio di Roma), oggi invece, ancora in democrazia, i desideri possono essere strampalati, e devastanti per le finanze.

Si potrà obiettare: se il Presidente ordina delle fesserie, il suo braccio destro, il tecnico di fiducia, non ha forse l’obbligo di eseguire?

Noi diciamo di no: dovrebbe mettere in guardia, evidenziare gli errori, moderare gli eccessi. De Col invece soddisfa, appoggia entusiasta le megalomanie strampalate, ne assicura – lui, diventato l’ingegnere per eccellenza della Pat – la fattibilità tecnica.

Questa abnorme gestione di una presunta autorità tecnica, si era vista ancora con la presidenza di Lorenzo Dellai. Negli ultimi anni, infatti, al terzo mandato, Dellai, preso da libidine di potenza, aveva messo in cantiere una serie di progetti costosissimi e assurdi; tra questi il peggiore era Metroland, l’ipotesi di una serie di lunghissime gallerie ferroviarie che avrebbero dovuto collegare a raggiera Trento con le valli. Non occorreva essere No Tav per capire che era una stupidaggine; ma l’ingegner De Col non ebbe dubbi nel fornire il proprio lasciapassare tecnico e propagandarlo. Analogamente con Fugatti: la Music Arena per 120.000 spettatori, per accogliere Vasco Rossi e a seguire altre rock star, era una costosa e pericolosa pazzia. Tutti, a iniziare dai tecnici provinciali preposti, misero in guardia Fugatti, ma non De Col, che assicurò l’ottimale svolgimento del concerto, l’allestimento dell’Arena per i futuri spettacoli, e all’uopo impiegò uomini e mezzi della Protezione Civile.

Si sa come andò a finire: per fortuna nessuna tragedia, ma un complicato defluire della folla anche attraverso la linea ferroviaria del Brennero giocoforza interrotta, e l’inevitabile abbandono di ogni idea di futuri maxi concerti.

Ma le pecche di De Col non riguardano solo la pur gravissima mancanza di “scienza e coscienza” nelle sue relazioni tecniche a supporto dei desiderata politici. Riguardano anche la nomea di “uomo del fare” che gli/si è costruito addosso: “Sarà disinvolto l’uomo, sbrigativo, ma è quello che ci vuole perché le cose si facciano” si dice. E’ vero il contrario: De Col è l’uomo del non fare, del non portare a termine: dal NOT (su cui ritorniamo) alla tangenziale di Trento Nord, sono innumeri le opere da lustri ferme perché malamente appaltate, con basi d’appalto inadeguate, o con aggiudicazioni a ditte improbabili, che poi falliscono in corso d’opera. Questi esiti sono talmente evidenti, che la Provincia ha già operato, in pratica, una sconfessione dell’uomo del fare: ora infatti ben sette infrastrutture strategiche sono state affidate ad altrettanti commissari esterni.

Ma dove il nostro uomo ha toccato il fondo è stato nell’appalto del Not. Affidato a un’impresa malferma, che aveva raffazzonato (afferma la magistratura, che in proposito ha avviato un procedimento penale) i requisiti finanziari minimi per poter partecipare, e che aveva presentato un progetto che non rispondeva né ai requisiti richiesti dal bando di gara (a iniziare dal numero delle stanze), né ad elementari normative di sicurezza, sanitaria (per esempio, per evitare il diffondersi dei contagi) e civile (ad esempio, la localizzazione delle centrali elettriche). Responsabili le 5 scimmiette, i 5 commissari di gara, che non vedevano, non leggevano, non sapevano e approvavano il progetto; ma soprattutto il loro sovrastante, il Responsabile Unico del Procedimento, appunto l’ing. Raffaele De Col. Il quale, dichiarato vincitore il progetto impresentabile, non si tratteneva in un memorabile servizio di RAI 3 dal decantarne i meriti, tra cui l’ardita "torre dell'accoglienza", un manufatto verticale contro cui, si è poi appurato, si sarebbero potuti schiantare gli elicotteri dell’emergenza.

Ma ancora non basta: a un anno di distanza, dopo la notizia dell’inchiesta della magistratura in corso e la durissima stroncatura del progetto da parte dell’Azienda Sanitaria, lo stesso De Col, con sublime faccia tosta, dichiarava lo stesso progetto "inemendabile" e annullava tutto.

Al suo posto la Pat metteva un commissario. E Fugatti, per premiarne la solerte fedeltà, ora lo nomina Dirigente Generale.

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