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QT n. 3, marzo 2023 Servizi

Il potere dei soldi

Le mani sulle città Come una causa civile, palesemente temeraria, può ostacolare scelte democratiche

Se fino a pochissimo tempo fa poteva essere considerata una battaglia condotta con spregiudicatezza e uso strumentale della giustizia, adesso possiamo dire con sicurezza che c’è un tentativo palese - e riuscito - di piegare la volontà pubblica all’interesse privato.

Stiamo parlando della causa che coinvolge l’ex sindaco di Riva del Garda, Adalberto Mosaner, intentata contro di lui da Heinz Peter Hager e Paolo Signoretti, di cui vi abbiamo detto in dettaglio su QT del mese scorso.

Una causa partita a fine 2019 contro l’allora sindaco, in cui i due imprenditori gli chiedevano milioni di danni perché il Comune aveva rifiutato loro una concessione edilizia sul terreno della ex Cattoi a Riva. Terreno dove, a norma di legge, non si poteva costruire e la cui destinazione urbanistica doveva essere ancora decisa.

Era, già a prima vista, una richiesta assurda, e i giudici lo avevano sottolineato nelle sentenze.

Tanto che in entrambi i gradi di giudizio avevano dato ragione al sindaco e sanzionato i due con l’art. 96 del codice di procedura civile, la cosiddetta “causa temeraria”, che punisce chi intenta una causa pur sapendo di avere torto, facendo un uso strumentale della giustizia.

La sanzione era consistente: 30mila euro in primo grado e altri 25 mila in appello di danni “morali” da dare al sindaco, più il pagamento di tutte le spese legali dei soggetti coinvolti (oltre al sindaco, il Comune di Riva e Itas in quanto assicuratrice contro eventuali danni provocati dai funzionari comunali). Un totale di circa 150mila euro. Ma due sentenze in fila che davano ragione piena al sindaco non sono bastate e i due imprenditori, qualche giorno fa, hanno fatto ricorso in Cassazione.

Adalberto Mosaner

Eppure le due sentenze precedenti erano state insolitamente nette e chiare: Mosaner aveva semplicemente messo in atto la volontà politica della sua giunta, era nel pieno del corretto esercizio democratico quando aveva portato avanti la proposta di fare dell’area ex Cattoi un parco pubblico. Benché l’area sia di proprietà di Hager e Signoretti, competeva al Comune deciderne la destinazione urbanistica, avevano detto i giudici. Senza se e senza ma.

Allora non c’era poi stato il tempo materiale per capire come concretizzare la decisione (se con esproprio o con acquisto dell’area) perché la causa aveva ottenuto subito quello che, verosimilmente, era il vero obiettivo: rendere il sindaco incompatibile con ogni voto e atto politico che avesse a che fare con la loro specifica questione. Adalberto Mosaner era stato in qualche modo silenziato, e questo stop arrivava proprio quando il Consiglio comunale di Riva stava per rendere definitivamente non edificabile il terreno e indicare la destinazione urbanistica a parco pubblico.

Il sindaco era allora il motore politico principale di quella decisione che poi non è più stata portata a termine perché nel giro di poco, siamo ad inizio 2020, il Covid aveva complicato la vita di tutti e a stretto giro c’erano poi state le elezioni comunali che avevano cambiato radicalmente persone e orientamenti della giunta comunale. Giunta che ora, amabilmente, sta trattando con i due per dare le concessioni edilizie richieste.

Quindi, se colleghiamo i puntini, vediamo che una causa apparentemente assurda ha bloccato una decisione politica sgradita per il tempo necessario affinché si verificassero condizioni politiche più favorevoli all’affare di Hager e Signoretti, che frutterà profitti milionari. E ha, di fatto, fortemente ostacolato una scelta politica per la quale quel sindaco e quella giunta erano stati votati dai cittadini di Riva.

Adesso il ricorso in cassazione tiene ancora Mosaner - sempre in Consiglio comunale, sebbene sui banchi dell’opposizione - fuori da ogni attività politica relativa alla questione.

Tanta ostinazione lascia perplessi. A prima vista la pervicacia di Hager e Signoretti potrebbe sembrare solo una vendetta personale contro Mosaner. Ma noi la pensiamo diversamente.

Risuona in questa vicenda il vecchio slogan del “colpirne uno per educarne cento”.

I due imprenditori, legati a doppio filo al miliardario austriaco Renè Benko, sono attivissimi nell’immobiliare in tutto il basso Trentino: Arco, Rovereto e forse puntano anche a Trento.

Hanno grandi progetti e non tollerano che qualcuno si metta di traverso. Quindi, chi li incontrerà sulla propria strada in futuro è avvertito. Se qualcuno osa dirgli di no, sono guai. Garantiti dalla possibilità finanziaria di poter pagare un processo palesemente “in perdita”.

Quanto al diritto democratico dei cittadini di Riva, o quantomeno della maggioranza che aveva votato Mosaner e la sua giunta, la legge non prevede risarcimento per aver perso la facoltà di scegliere cosa fare di un pezzo della loro città.