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QT n. 11, novembre 2021 Servizi

Il Tribunale e le cene di capra

Il CSM interviene sui giudici “cari amici” degli indagati per mafia.

La bufera sul Tribunale di Trento non si è placata. Non si sono infatti esaurite le conseguenze delle cene a base di capra calabrese (un vero e proprio rituale ‘ndranghetista, anche se non è detto che i partecipanti ne fossero a conoscenza) officiate dall?imprenditore arcense Giulio Carini, accusato di essere partecipe della “propaggine organizzativa (locale) di tipo mafioso” in cui svolgeva il ruolo di “figura cerniera”, esercitando “un ruolo di raccordo e collegamento con la Calabria e con le istituzioni politiche, economiche, amministrative nonché con la magistratura”.

A tali cene avevano infatti partecipato, tra le diverse personalità, alcuni alti magistrati, il Presidente del Tribunale Guglielmo Avolio, i PM Giuseppe De Benedetto e Roberto Beghini, e ad esse era stato invitato anche Giuseppe Serao, Presidente della Sezione Penale. Il Consiglio Superiore della Magistratura è intervenuto: come abbiamo visto (“Il caso Avolio” su QT di maggio) ha trasferito d?ufficio Avolio (con motivazioni sferzanti: “magistrato obiettivamente squalificato”) e aperto un?analoga procedura rispetto a Beghini, però archiviata perché Beghini, giocando d?anticipo, ha chiesto lui il trasferimento.

Ora, per la precisione il 13 e il 20 ottobre, il CSM ha deliberato in merito ai trasferimenti in prevenzione (“azione diretta a impedire il verificarsi o il diffondersi di fatti non desiderati o dannosi”) de “i due Giuseppe” (come vengono denominati in un?intercettazione di Carini): De Benedetto e Serao.

Il formarsi di questa allegra brigata di magistrati ospiti di un “faccendiere” (che peraltro contesta tale denominazione, confermata però dalla Procura della Repubblica di Trieste), può essere ben rappresentata da un?intercettazione tra Giulio Carini e il dott. Giuseppe De Benedetto, come appare trascritta dai ROS: “Giulio... chiede a Giuseppe di portarsi la moglie e riferisce che lui (Avolio Guglielmo) gli ha detto che si portava... con sé, fa presente di avergli detto di invitare anche l'altro Giuseppe, De Benedetto chiede se si riferisce a Serao e Giulio conferma e dice che verrà anche lui con la moglie, dice di avergli chiesto di invitare anche Roberto Beghini, Giuseppe acconsente… Giulio chiede a Giuseppe di parlare lui con i suoi colleghi in quanto ha eliminato un sacco di altre persone per privilegiare loro, Giuseppe dice che è troppo gentile”.

Gli addebiti ai due magistrati però, vanno oltre la partecipazione a conviti organizzati da un discutibile personaggio.

Nei riguardi di De Benedetto, in particolare, l?attenzione della Prima Commissione del CSM ancora a marzo si era concentrata sul momento in cui Carini, saputo di essere oggetto d?indagine per associazionemafiosa, aveva organizzato una cena per sondare i magistrati suoi conviviali e così, secondo le intercettazioni, si era rivolto a De Benedetto: “Non voglio niente, l?unica cosa è che se per caso dovessi finire dentro, voglio essere condannato, reclusione notturna e diurna di isolamento… Carini spiega che De Benedetto gli ha chiesto come mai non voglia stare in compagnia e Carini risponde che lui in carcere non vuole fare la femminella ma il maschietto. Urciuoli (ufficiale giudiziario in pensione, n.d.r.) risponde che in carcere gli fanno il servizio”.

Su questi fatti il CSM aveva aperto un procedimento, convocando De Benedetto il quale, dopo aver dichiarato di non sapere nulla dell?indagine cui era sottoposto Carini, così aveva minimizzato quelle parole: “È una battuta che io ho sentito fare a Carini più di una volta nelle pur poche occasioni di incontro; addirittura la volta in cui è stato nominato cavaliere; probabilmente era una sua espressione ricorrente, alla quale io non davo assolutamente peso. L?ho immaginata come una battuta sulla scorta di filmologia o cose del genere”.

Per la Prima Commissione, tale affermazione risultava “credibile” e aveva proposto l?archiviazione del procedimento. Non è stato però dello stesso parere il Plenum (il CSM al completo), che ha avviato il procedimento di incompatibilità. A questo punto anche De Benedetto, come prima Beghini, decide di giocare d?anticipo, e a settembre chiede il “trasferimento in prevenzione”, concesso il 13 ottobre dalla Terza Commissione.

In qualche misura diversa la posizione di Giuseppe Serao. Non risulta (almeno dagli atti che noi conosciamo) partecipante alle cene di capra.

Risulta però che la moglie fortissimamente desiderava sedersi a tale magico desco. Arrivando a scrivere in un sms a Carini parole molto imprudenti: “Mio marito sarebbe l?unico che ti aiuta se hai bisogno”.

Il faccendiere la prende male, malissimo; è la rivelazione della nudità del re, si vede incrinata l?aura di ipocrita rispettabilità di cui si ammanta e che gli permette di incrociare vari rappresentanti delle istituzioni. Di qui una serie di reazioni furibonde, almeno nelle intercettazioni, dove con tutti, per oltre un anno, si lamenta di quello che ritiene un oltraggio, riversando insulti sanguinosi su entrambi i coniugi Serao. Salvo poi placarsi quando viene a sapere che in effetti è oggetto di indagini da parte della Procura, e invita il “caro amico” Giuseppe Serao e signora all?ennesima cena, alla quale i due si guardano bene dal partecipare.

E il CSM, come ha valutato la situazione? Cosa pensa della credibilità di un giudice, presidente della Sezione Penale, la cui consorte ricorda a un indagato per associazione di tipo mafioso che suo marito “sarebbe l?unico che ti aiuta se hai bisogno”?

Il Consiglio Superiore apre presso la Prima Commissione una procedura per verificare l?incompatibilità di Giuseppe Serao. Ma anche qui il giudice “al fine di rimuovere la eventuale situazione di incompatibilità” scrive il CSM, chiede il trasferimento, concesso dalla Terza Commissione il 20 ottobre. Così attualmente al Tribunale di Trento non c?è più alcun commensale alle cene di capra.