Menù
Home
QT
Questotrentino
Mensile di informazione e approfondimento
Utente
Cerca
QT n. 11, novembre 2021 Trentagiorni

Leghisti a caccia col falco

Leghisti a caccia col falco In tema di animali selvatici ci tocca sottolineare la dannosità e la pochezza di contenuti dell'ultima mozione dei consiglieri provinciali leghisti, questa volta a sostegno della falconeria. Il testo richiama nel preambolo il fatto che la falconeria ha ottenuto nel 2016 il riconoscimento di patrimonio culturale immateriale Unesco. Chiunque abbia dimestichezza con questi riconoscimenti sa che essi sono legati ad usanze, costumi, tradizioni di determinate aree geografiche. L'Unesco nel riconoscerli non si prefigge di favorirne la diffusione. Che la falconeria riguardi poco il Trentino non richiede grandi dimostrazioni. Si può anzi dire che essa a livello di tradizione popolare non riguarda neppure l'Italia. Nell'elenco Unesco dei patrimoni immateriali, l'Italia, oltre alla Dieta mediterranea, vanta solo tre altri patrimoni: L'Opera dei pupi siciliani, Il Canto a tenore sardo e Il Sapere liutaio di Cremona. La Falconeria sta altrove.

Il testo della mozione prosegue poi lamentando le difficoltà che incontra chi vuole praticare tale attività nella nostra provincia. E qui si capisce dove vogliono andare a parare i firmatari della mozione: fare un favore ai falconieri, per altro molto pochi, che operano qui da noi, permettendo loro di aggirare i limiti che la normativa provinciale pone. In che modo? Beh, cambiando la normativa. Prima di parlare di questo è però necessario un richiamo al problema del traffico di varie specie di animali selvatici. L'insana mania di allevare e tenersi in casa animali selvatici unicamente per proprio piacere, non presenta alcun beneficio per la salvaguardia delle specie: costringe milioni di animali a una vita di prigionia lontana dalle loro esigenze etologiche ed è fonte di traffici illeciti. Il problema è ben noto agli operatori, ed i carabinieri attivi in ambito CITES (Convenzione Internazionale sul commercio delle specie minacciate di estinzione) da sempre tentano di arginare un fenomeno che però continua, alimentato dall'enorme giro di denaro che genera.

La falconeria non è esente da queste problematiche. L'usanza di prelevare i piccoli rapaci dai nidi è ancora molto diffusa, come lo è il traffico di rapaci appartenenti a specie protette. È stato proprio permettere ordine ad una situazione che si stava ingarbugliando che nel 2003, su suggerimento dell'oggi abolito Comitato Faunistico, furono introdotte delle modifiche alla legge provinciale sulla Tutela della fauna selvatica e l'esercizio della caccia (n. 24 del 1991). Venne allora stabilito di limitare a un massimo di 5 esemplari il numero di uccelli rapaci detenibile da ogni falconiere e fu limitato a 7 il numero di specie utilizzabili per la falconeria. L'elenco include solo specie europee, essendo stato eliminato il permesso di detenere quelle esotiche e proibito al contempo il loro allevamento. Ora, quali sono i vantaggi ottenuti dalla rimozione di queste limitazioni? Uno solo, quello di accontentare gli sparuti falconieri che operano in provincia e che evidentemente non sono contenti di potere tenere così “pochi” animali e della disponibilità di così “poche” specie.Manie da collezionisti, verrebbe da dire, ignorando che non stiamo parlando di francobolli, ma di animali le cui esigenze etologiche sono ben diverse da quelle di una vita trascorsa su un trespolo e spesso pure incappucciati.

Anche in questo caso a nulla sono valsi gli interventi dei consiglieri di minoranza che evidenziavano le assurdità presenti nella mozione.

Come sempre più spesso accade, l'approvazione è arrivata senza problemi grazie alla forza dei numeri più che dei ragionamenti. Il consigliere Degasperi, mostrando una buona dose di umorismo, si è chiesto se in futuro approderà in Consiglio anche una mozione per favorire un'altra tradizione: la caccia alla volpe a cavallo con torme di cani. Nel tentativo di dare un minimo di credibilità alla proposta il consigliere Cavada, primo firmatario, si è avventurato su temi quali la possibilità di contrastare, grazie ai falconieri, l'invasione (?) di aironi e cormorani o limitare la presenza dei colombi, visto che pongono problemi di carattere sanitario. Temi che Sergio Merz, delegato provinciale LIPU, da noi interpellato, ha liquidato come “fesserie”, invitando piuttosto il Consiglio provinciale ad attivarsi per contrastare gli illeciti contro i rapaci “liberi”, loro sì in grado di svolgere attività di controllo e purtroppo invece ancora oggetto di bracconaggio e di avvelenamenti. Solo nell'ultimomese, ha evidenziato Merz, al Centro di recupero gestito da LIPU sono arrivate tre poiane gravemente ferite a colpi di fucile.

Parole chiave:

Articoli attinenti

In altri numeri:
Il fastidioso Comitato Faunistico

Commenti (0)

Nessun commento.

Scrivi un commento

L'indirizzo e-mail non sarà pubblicato. Gli utenti registrati non devono inserire altre verifiche e possono modificare il proprio commento dopo averlo inserito.

Riporta il codice di 5 lettere minuscole scritto nell'immagine. Puoi generare un nuovo codice cliccando qui .

Attenzione: Questotrentino si riserva la facoltà di cancellare commenti inopportuni.