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QT n. 9, settembre 2020 Servizi

Liberiamo i nostri vecchi!

Finito il lockdown, riaperte piscine, discoteche e scuole, prosegue però il sequestro degli ospiti delle case di riposo. Ma finalmente qualcosa si muove.

Renzo M. Grosselli

L’Autonomia, quella che ormai si scrive con la a minuscola, è arrivata seconda. Nonostante i Comitati dei parenti degli anziani nelle Rsa si battessero da settimane per togliere i loro cari da un isolamento ormai semestrale, niente o quasi è accaduto in Provincia di Trento (mentre a Bolzano molto è stato fatto nel frattempo). Così, il 3 settembre, l’Istituto Superiore di Sanità ha finalmente emanato una direttiva rivolta alle Rsa e alle strutture socioassistenziali (come il Don Ziglio in Trentino) per “creare le condizioni per rivedere in sicurezza parenti ed amici” ospitati in quelle strutture. Con dei chiarimenti allegati che paiono quelli che negli ultimi due mesi, inascoltati, erano apparsi sulla stampa trentina, usciti dalle penne di figli di ricoverati in Rsa, volontari delle stesse, ma soprattutto geriatri, psichiatri e psicologi, medici, bioetici. “Il benessere degli anziani – ha sentenziato l’ISS - è intimamente collegato anche alla loro sfera emotiva. La possibilità di poter incontrare i propri cari e di alimentare la loro vita relazionale non è ininfluente sul loro stato di salute e perciò oggi che la situazione epidemiologica lo permette, è necessario imboccare una strada che riporti gradualmente alla normalità”.

Sia lodato il Signore, direbbe chi ha fede. Meglio tardi che mai, risponderebbe qualcuno fornito di molta pazienza. Ma certo, con tutta la sua autonomia gestionale, la PAT non avrebbe avuto bisogno di attendere lo Stato per compiere questo passo di intelligente umanità

I nostri vecchi sono stati chiusi a chiave nelle case di riposo e il dramma dura da sei mesi. Mentre i calciatori negli stadi continuano a baciarsi, le discoteche erano state riaperte, sulla Cima Rosetta sono continuati gli assembramenti di turisti, si riaprono piscine e scuole. E gli aerei sono pieni al 100% dei posti e tra poco anche i pullman per gli studenti saranno occupati all’80%. E hanno aperto persino le discoteche. (subito poi richiuse perché anche Briatore si era preso il Covid). Ma per i vecchi nessuna autorità nazionale e regionale si era allertata. Ora possiamo affermare senza essere indicati come untori che non erano allarmistiche le invocazioni di chi accusava che i vecchi erano “sequestrati” nelle Rsa. Per mesi questi hanno poi dovuto sottostare a un rigido regime di visite, potendo vedere figli, fratelli, coniugi, talvolta una sola volta alla settimana e dietro a un plexiglas. Un quarto d’ora, mezz’ora. Quando è risaputo che un vecchio confinato in casa di riposo solo nell’ora con i parenti ha modo di manifestare appieno la propria umanità. E in molte, troppe Rsa, il timore del Covid ma anche la scarsità di personale, hanno fatto sì che per mesi anziani disabili gravi non abbiano nemmeno potuto avere l’ora d’aria in giardino.

Ora forse è venuto il tempo, con i Comitati che, inascoltati, hanno quasi perso la voce, di riavviarsi alla normalità. Ma per la nuova normalità mancano ancora le linee guida nazionali per definire come riaprire in sicurezza le porte delle Rsa. Chissà, potrebbe essere una riviviscente Autonomia a mettere in piedi queste linee. Solo il 7 settembre si sono trovati presso la Provincia l’assessore alla Sanità, gli uomini dell’Azienda Sanitaria e la dirigenza dell’Upipa per decidere il da farsi. Quando erano un paio di mesi che tecnici di quelle stesse entità gridavano che si poteva aprire in sicurezza. Creando uno spazio di triage (con l’aiuto di volontari e della Protezione civile) davanti ad ogni Rsa, preparare percorsi sicuri che non permettano una vera entrata dei parenti nella casa. E ci vorranno processi di sanitarizzazione successivi ad ogni tornata di visite. Portati avanti non “in economia”, ma da aziende specializzate, che abbiano macchinari a disposizione. E via quel plexiglas che stranisce gli anziani! Discutiamo sulle mascherine (o magari sui due metri di distanza, in alternativa), ma via il plexiglas, intollerabile per anziani che spesso soffrono all’udito o alla vista.

Ci vorranno finanziamenti nuovi, subito. E soldi serviranno anche per un’ultima operazione non più rinviabile. Se non si vuole che le Rsa perdano i loro OSS. Perché, pur sottoposti a carichi di lavoro eguali o superiori a quelli dei parigrado dell’Azienda Sanitaria, ricevono 300 euro in meno.

Ma dove prendere i finanziamenti necessari? Due piccole idee che sottoponiamo al presidente Fugatti. Perché non usare quel “tesoretto” che ha accantonato in sede di bilancio di assestamento? E poi: l’Europa oltre a un generoso Recovery Fund ha messo a disposizione dell’Italia il Mes, che stavolta è stato indicato come specificamente diretto al miglioramento e ampliamento del servizio sanitario, senza troppe condizioni e ad interessi irrisori.

Mettiamoci mano, o anticipiamo questi soldi. Anche se la cosa non è agevole, perché un paio di forze populiste, al governo ed all’opposizione, sia in campo nazionale che locale, si oppongono a ciò. In una maniera che ci pare decisamente ideologica.

Trento martedì 1 settembre. Flash mob di Onda Civica davanti alla Civica Casa di Riposo: “Basta segregazione dei vecchi nelle Rsa. Hanno aperto tutto, dagli stadi al Billionaire, tra poco anche le scuole. Ma i vecchi sono ancora isolati dai loro familiari. Si lasciano andare e stanno morendo non più per Covid ma per il sequestro a cui sono sottoposti”. Di qui le proposte: investire, da subito sulle Rsa e gli anziani, a partire dalla parificazione del contratto degli OSS delle Rsa con quello dei colleghi dell’Azienda Sanitaria e, come ha proposto il consigliere provinciale Filippo Degasperi, mettere ordine alla normativa che riguarda i medici nelle Rsa: contratto tipo e specializzazione. Dimenticando vecchie norme che stabiliscono che ad ogni anziano, di media, vadano riconosciuti un paio di minuti di attenzione medica ogni giorno. Un’altra manifestazione con gli stessi intenti si è poi svolta martedì 8 davanti alla Provincia, organizzata dalle stesse forze (Onda Civica e i comitati dei parenti).