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QT n. 4, aprile 2020 Trentagiorni

L’urbanistica gestita dalla Lega

Si chiude una lunga vertenza durata ben 26 anni

Si conclude nel peggiore dei modi la lunga vertenza di un privato contro la Giunta provinciale e il comune di Castello-Molina di Fiemme. La vicenda risale a 26 anni fa, quando quel Comune e la Provincia imposero la demolizione delle opere abusive costruite durante l’attività della ditta, Fiemme Estrazioni, a partire dal suo insediamento nel 1974.

Nei procedimenti erano anche indicate possibili soluzioni alternative, cioè spostare l’attività lavorativa in luoghi più consoni e sicuri. Alcune delle opere ricadevano su particelle di proprietà dell’ENEL e del Feudo Rucadin, quindi su un terreno sottoposto a diritto di uso civico collettivo.

La zona, oltre che sottoposta a vincolo idrogeologico, è inserita in un’area ad elevato rischio alluvionale. I Servizi dei Bacini montani e la Conferenza dei servizi provinciali erano concordi nel sostenere le tesi del Comune. E la ditta, oppostasi in due diverse occasioni ricorrendo al TAR e poi al Consiglio di Stato, è sempre risultata perdente.

Lo scorso anno, in piena campagna elettorale, il titolare dell’azienda, Federico Pichler, si era incatenato davanti al municipio affermando di rifiutare ogni trasferimento dell’attività in luogo più adatto. La Lega, sostenendo l’industriale, aveva promesso che in caso di vittoria elettorale, la ditta avrebbe potuto continuare a lavorare sulle sponde del torrente Avisio.

Ora la Giunta provinciale ha deciso di sospendere il procedimento di demolizione delle opere abusive, autorizzando l’attività estrattiva e la lavorazione degli inerti e imponendo una serie di prescrizioni per il prosieguo dell’attività. In pratica, a seguito di accordi non proprio trasparenti con il Comune e ancora imprecisi (le minoranze non sono mai state coinvolte nel percorso decisionale), si sono decise una serie di opere che verrebbero realizzate dalla ditta stessa che riguardano la viabilità e la sicurezza, da Stramentizzo verso Molina di Fiemme; prima si dovrà comunque passare attraverso una apposita variante al Piano regolatore generale. Il tutto dovrebbe essere sostenuto da un deposito fideiussorio della ditta, valutato in 100 mila euro e ritenuto incongruo dalle minoranze. Il Consiglio comunale si è così arreso alle imposizioni della Provincia, anche per chiudere una vicenda ormai eterna. Certo è che la fideiussione, al momento del voto (15 marzo 2020), non era ancora stata versata.

Si tratta di una vicenda poco chiara e preoccupante. Con irridente faciloneria si superano i diritti di uso civico, si concedono deroghe in una area ad elevato rischio alluvionale e, qualora ripristinata, ricca di un potenziale straordinario in termini di valori ambientali e paesaggistici. Un’area strategica, quindi.

La storia segna la capitolazione dell’interesse pubblico davanti alle pretese di un privato che nel passato ha dimostrato, in più occasioni, una totale indifferenza nei confronti degli interessi generali nella gestione dei beni. Parliamo di Werner Pichler, attuale consigliere comunale e padre del titolare della ditta. E rappresenta un segnale significativo di come la Lega intenda amministrare: sostenere l’interesse privato e speculativo a fronte dei diritti di una comunità. Ci auguriamo di non dover ritrovarci in un futuro più o meno lontano a piangere ulteriori tragedie tipo quella di Dimaro del 2018.