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Il teatrino del centro destra

Tanti i nomi sbandierati per concorrere alle elezioni di sindaco del Comune di Trento, ma finora nessun candidato ufficiale

Sembrava che dovessero anticipare il centro-sinistra nella scelta del candidato a sindaco di Trento (“Tra una settimana dovremo arrivare a tirare le somme” ebbe a dichiarare il 4 gennaio Mirko Bisesti). E de Bertoldi ribadiva, ma sette giorni più tardi: “Nel giro di una settimana tireremo le somme e sabato comunicheremo tutto alla stampa”.

Purtroppo, sull’altra barricata era intanto spuntato il nome di Franco Ianeselli, accolto con unanime soddisfazione, a parte i mugugni di un paio di pattìni e la sommessa richiesta di primarie, presto dimenticata, da parte di Futura.

Così, sulla stampa, invece di un nome la destra ne ha buttati fuori tanti come l’acqua da un rubinetto rotto, senza riuscire ad accordarsi.

La prima scelta sembrava essere l’ex pro-rettore Aronne Armanini, che, sponsorizzato dalla Lega, “poteva godere – abbiamo letto - il pieno sostegno di Forza Italia, Fratelli d'Italia e della Civica”. Ma proprio nella Civica qualcuno comincia a storcere il naso; non tanto per la sua comunanza, in tempi lontani, con esponenti di Ordine Nuovo, ma soprattutto per questione di età: “Il nome di Armanini non mi entusiasma – dichiara Coradello - Per vincere le elezioni serve altro”.

Perplessità condivise da altre liste, da Fassa ad Agire, da Progetto Trentino agli Autonomisti Popolari: “Un uomo di Padova, che si presenta con un ermellino sulle spalle, non è una bella immagine per i trentini” - è la bizzarra obiezione di Claudio Cia. Più concreta (e vagamente jettatoria) la motivazione di Grisenti, per il quale “occorre una persona su cui investire per i prossimi 10 anni. E Armanini, 72 anni a luglio, non rientra nei parametri”. Così, secondo l’Adige, al 10 gennaio “Armanini piace sempre meno” e al 14 è addirittura “in caduta libera” e comincia a perdere anche i favori della Lega. Due giorni più tardi, arrivederci e grazie: “Nella giornata di ieri si è raffreddata forse definitivamente la pista che porta ad Aronne Armanini”.

Alla ribalta sale a questo punto Sergio Divina, che non soddisfatto della presidenza del Centro Santa Chiara, non solo si è immediatamente “messo a disposizione” per una candidatura, ma “sta facendo di tutto, contatti con Milano compresi, per prendere il posto di Alessandro Andreatta”. Al punto che subito un suo amico leghista, dando la cosa per scontata, si auto-nomina "coordinatore per la campagna elettorale di Divina Sindaco". Secondo costui, Divina è il candidato ideale, perché “la strategia per battere un candidato ideologicizzato (sic) e schierato politicamente come Ianeselli è quella di contrapporre una figura esperta, rassicurante e carismatica come Divina”. Un ex senatore della Lega! Il quale comunque - ma solo 15 giorni dopo - smentisce tutto.

Neppure lui, ad ogni modo, è amato da tutti: “Sembra – ritengono in molti - che sia ormai passata (nel senso di accolta, n.d.r.) l'idea di investire su una persona sganciata dai partiti”, ma per il momento Divina rimane comunque in pista, al pari di Marcello Carli (ex consigliere UDC).

Poi ci sono le meteore, una valanga di nomi buttati lì tanto per vedere l’effetto che fanno: Marco Luscia, Laura Strada, Claudia Eccher (moglie di Divina), Daniele Dematté (marito di Katia Rossato), Devid Moranduzzo, il docente di Estetica Renato Troncon, per finire con Dario Maestranzi, che ringrazia del pensiero ma ricorda che lui sta col centro-sinistra.

Poi ci sono le candidature anonime: “Civica Trentina porterà due o tre nuovi nomi, tra cui quello di un giovane”. E sempre Civica Trentina prospetta “un uomo con una decisa esperienza, che può fare sintesi (è uno dei 2/3 di cui sopra?, n.d.r.). Ma non vogliamo che il nome entri nel tritacarne e lo teniamo coperto”.

L’ultima carica è quella degli imprenditori: Pietro Patton (che non ne vuol sapere), Stefano Deavi (ma nessuno gli ha detto niente, e comunque la cosa non gli interessa) “altri due profili finora sconosciuti” e “tre professionisti che hanno chiesto di poterci pensare… Queste persone hanno aziende, soci, impegni pregressi, dice il segretario del Carroccio, per loro non è semplice, ma mi ha entusiasmato la disponibilità dimostratami. Aspetto le risposte”.

Infine la resa (tanto – dice qualcuno – c’è tempo fino a marzo…), con l’annuncio che la scelta verrà effettuata dopo il voto in Emilia-Romagna.

Chiara la prospettiva: se vince Bonaccini, ci vorrà un personaggio non troppo schierato, mentre se vince la Borgonzoni, con la Lega in paradiso, anche questa campagna elettorale la farà Salvini, spupazzando il povero candidato (Bisesti?) in giro per valli e città. Macché, dice lo stesso Bisesti contro ogni verosimiglianza: “Chi mette in correlazione la tornata elettorale emiliana con le decisioni che andremo a prendere sbaglia. Si tratta di due partite completamente diverse”.

Si sa com’è finita in Emilia. Adesso ricominceranno vertici e trattative, con candidati probabilmente né troppo vecchi né troppo connotati politicamente. Col che speriamo ci saranno risparmiati i blitz e le sceneggiate di un Capitano degradato.