Menù
Home
QT
Questotrentino
Mensile di informazione e approfondimento
Utente
Cerca

Il lato bello del Südtirol

Un film a due mani racconta la singolare storia di un gruppo di musicisti che parlano diverse lingue ma assieme suonano, si divertono e perfino allestiscono il palco

Herbert Pixner

Il 13 dicembre, al Filmclub di via Streiter a Bolzano, chi usciva dalle sale di proiezione si trovava davanti una folla. Tanta gente per due proiezioni di seguito e una festa per la prima del film “Herbert Pixner & the Italo Connection”, con i protagonisti e gli autori in sala. Il titolo del film non mi diceva molto, ma i due registi sul manifesto li conoscevo: Mauro Podini, che dopo brillanti studi al DAMS di Bologna ha frequentato la Scuola di documentario ZeLIG, e ha realizzato diversi documentari a sfondo sociale; e Christoph Franceschini, noto come giornalista d’inchiesta e attualmente direttore della piattaforma bilingue salto.bz, quest’ultimo in una nuova veste.

E dunque qualche giorno dopo (per evitare la folla) ci sono andata. Pubblico giovane, quasi esclusivamente di lingua tedesca. E non era un concerto, come mi aspettavo. Ma un bel film che racconta una bella storia.

Herbert Pixner è un musicista di successo, noto soprattutto nel mondo di lingua tedesca; le esibizioni del suo gruppo sono spesso tutte esaurite, ha fatto più di mille concerti e vinto una mezza dozzina di dischi d’oro con il suo gruppo Herbert Pixner Projekt, di cui fa parte anche la sorella Heidi che suona l’arpa tirolese. Vive a Innsbruck, ma è originario di Walten, un piccolo paese in fondo alla Val Passiria, dove fin da piccolo ha manifestato la sua passione per la musica, tradizione di famiglia, con il padre che suonava la fisarmonica nella banda del paese.

Lui voleva suonare la batteria, ma la banda aveva bisogno di un clarinettista: dunque il suo primo strumento, a 11 anni, fu il clarinetto.

La batteria la imparò da autodidatta a 16 anni. Studiò poi a Klagenfurt, abbandonando la scuola di musica poco prima del diploma. Suonava già molti strumenti: oltre al clarinetto la batteria, la tromba, il sassofono, la fisarmonica diatonica, la tuba e il flicorno soprano. E nei concerti, molte altre cose. Già durante gli studi, e dopo, pur lavorando come insegnante di musica, malgaro e presentatore alla radio e alla tv austriache, Herbert suonava con molti gruppi folk, jazz, funk, rock, un’esperienza che gli permise di scoprire ciò che non voleva fare, cioè la musica tirolese d’intrattenimento. In un’intervista ha ricordato di avere ascoltato allora musica classica, funk, rock, metal. Così ha sviluppato una sua propria forma di musica che si potrebbe dire “eclettica” e che lui chiama “artigianale”: un mix di musica tradizionale alpina, blues, jazz, rock, flamenco e world music, una musica “aperta”, che lascia molto spazio all’improvvisazione e che richiede esecutori di grande preparazione. E di grande affiatamento. Con la band Herbert Pixner Projekt insieme a Manuel Randi (chitarre), la sorella Heidi (arpa tirolese, compositrice) e Werner Unterlechner (contrabbasso), tutti ottimi musicisti, ha conquistato un vasto successo soprattutto nei concerti dal vivo, con spettacoli indimenticabili, perché tutti diversi l’uno dall’altro.

Circa un anno fa, sempre alla ricerca di novità, “per non annoiarsi”, Pixner ha chiesto a diversi musicisti di comporre un gruppo per fare un tour di 14 concerti in Germania, Austria e Svizzera. Hanno accettato in sei, spinti forse dalla sua fama di artista di successo, ma anche incuriositi dalla possibilità di un’esperienza così originale e nello stesso tempo, credo, anche dalla stima che Herbert Pixner si è creato fra gli artisti. È uno che avendo raggiunto la sicurezza economica, ha scelto di investire – anziché in una Porsche - come ha detto in un’intervista a un giornale austriaco - in una sua etichetta, la Three Saints Record, il cui nome rimanda al quartiere in cui vive. Il gruppo è stato battezzato “Herbert Pixner & The Italo Connection”.

Il gruppo di Herbert Pixner

Christoph Franceschini e Mauro Podini li hanno accompagnati. E hanno filmato il tour, narrando una storia che non è solo ottima musica ed entusiasmo del pubblico, ma anche reciproca stima, voglia di suonare insieme, di sperimentare, amicizia.

Dopo un po’ lo spettatore del film smette di aspettarsi concerti su concerti e vede sfilare le entrate posteriori di teatri, sale più o meno grandi, e i musicisti che portano i loro strumenti e i loro materiali, scendendo dal un grande pullman nero, in cui dormono e condividono i tempi di non-concerto, provando, scherzando, parlando. Il film riesce a trasmettere il clima di cordialità e amicizia dei sette che diventano un gruppo affiatato e che esprimono felicità: sul palcoscenico, dove nessuno scalpita per portare avanti sé stesso, ma al contrario tutti “si danno la parola” a vicenda e accompagnano gli assoli altrui o si scambiano suggerimenti e provocazioni. Nei 14 concerti e nel film suonano: Manuel Randi, chitarra, Alex Trebo, tastiere e piano, Mario Stagni, basso, Martin Resch, sassofono, Mario Punzi, batteria, Max Castlunger, percussioni, e Herbert Pixner, fisarmonica diatonica, tromba e sassofono.

Come Pixner, molti di loro hanno scelto di fare musica per passione, da dilettanti (di lusso) o da professionisti. Lui, ottimo organizzatore, con uno staff molto preparato, li ha fatti provare solo pochi giorni prima di partire, suonando non in uno spazio vuoto, ma davanti al pubblico, con prove che non provano tutto ma lasciano spazio alle creatività individuali dei partecipanti. E li ha avvisati che faranno ciò che fa lui stesso, cioè aiuteranno nei lavori di trasporto dei materiali per allestire e smontare il palcoscenico. Alcuni si sono conosciuti in questa occasione ed è evidente che si sono piaciuti. I due registi li chiamano uno alla volta a parlare dei compagni di viaggio e di concerto, costruendo ritratti composti di tanti punti di vista. Colpisce che - diversamente da quanto accade in queste occasioni nel Sudtirolo piagato dalle invidie e dalle provocazioni politiche e nazionaliste, - ognuno parli mettendone in luce aspetti positivi. Il rispetto e l’amicizia segnano tutto il film, e rimangono nella memoria come un forte segno di questa storia, anche al di là della musica.

Dopo serate in cui nessuno si risparmia, neppure il pubblico che deve stare in piedi, - “Vietato mettere le sedie”, recita Pixner in un teatro austriaco dove non hanno rispettato le sue regole – passano il tempo libero chiacchierando, bevendo, provando fra di loro o davanti ai tavolini di un bar dove turisti sorpresi e divertiti fanno colazione. Un giorno scoprono che anche il manager del tour è un musicista e il giorno dopo lo chiamano sul palco a esibirsi, con voce e tromba, fra l’entusiasmo del pubblico e di loro stessi.

I musicisti della Italo Connection sono artisti tedeschi, italiani e ladini; fra di loro e nelle interviste parlano tedesco e italiano, mentre sul palco cantano e fanno cantare in tutte le lingue delle canzoni, che spaziano dai pezzi scritti da Pixner, a canzoni della world music, a “Nel blu dipinto di blu”, il cui refrain “volare” fanno cantare in italiano al pubblico di una sala di una cittadina austriaca.

“Noi rappresentiamo il lato bello del Sudtirolo” dice Mario Punzi, batterista, compassato, quanto è scatenato nei concerti. E proprio questo è il carattere che il film restituisce. Un film che mostra una società di persone che lavorano insieme, parlando diverse lingue, condividono la stessa passione, suonano, scherzano, mangiano insieme e, - come vuole il leader, e non boss Herbert Pixner - si danno una mano a montare e smontare il set. E si stimano l’un l’altro e sono felici di condividere tutto.

Curioso, ma non ha sorpreso gli autori, il fatto che il film sia stato praticamente autoprodotto (dalla Zucco Incorporated e dalle Three Saints Records).

Il gruppo Herbert Pixner e The Italo Connection farà ancora tanti concerti. Non si può che augurargli lunga vita e di continuare ad essere un esempio di umanità oltre che di buona musica.

Parole chiave:

Commenti (0)

Nessun commento.

Scrivi un commento

L'indirizzo e-mail non sarà pubblicato. Gli utenti registrati non devono inserire altre verifiche e possono modificare il proprio commento dopo averlo inserito.

Riporta il codice di 5 lettere minuscole scritto nell'immagine. Puoi generare un nuovo codice cliccando qui .

Attenzione: Questotrentino si riserva la facoltà di cancellare commenti inopportuni.